War
- Autore: Sebastian Junger
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Sperling & Kupfer
- Anno di pubblicazione: 2011
La guerra in Afghanistan è una sporca guerra e “War” (Sperling & Kupfer, 2011) è un libro dell’orrore di quelli veri, che ti inchiodano alla poltrona, affollato da prede e da mostri (ci sono, anche se non sempre si riescono a vedere). La guerra in Afghanistan è un buco nero della storia contemporanea. Un buco nero geografico tra vallate di montagne, dove la vita e la morte sono decisi da caso, Parche, Dio (o chi per lui) per una manciata di centimetri: una raffica che ti sfiora soltanto invece di centrarti in pieno viso. Una questione di fortuna o sfortuna, un tiro di dadi, niente di più.
Sebastian Junger ha scritto il libro più disturbante, autentico, imparziale, che si potesse scrivere sul conflitto senza prospettive dell’Afghanistan. Un reportage in tre stazioni (Paura, Uccisioni, Amore), con dentro le vite in trincea di uomini dal destino irrimediabilmente segnato, anche dopo, anche se tornano a casa. Un libro-documento con dentro avamposti sperduti, cecchini, agguati, caverne, sudore, adrenalina, violenza, noia, cattiveria, demenza, cameratismo, coraggio (forse), bassezze. “Come i soldati vivono la guerra” dichiara il sottotitolo: niente di più vero. L’abilità di Junger è quella di restituire la quotidianità del nuovo Vietnam in presa diretta, “da dentro”, come risultato di quindici mesi vissuti pericolosamente, fianco a fianco coi militari di un plotone della 173a Brigata aviotrasportata, la nuova carne da macello USA: perlopiù figli di nessuno, disadattati, pregiudicati, prestati al combattimento. Un faccia-a-faccia continuo con la paura, la morte, l’afasia, ma anche con l’altruismo e la “fratellanza”, in trecento pagine scritte come un romanzo. Un romanzo-verità, in cui non c’è condanna ma nemmeno compiacimento, capace di scavare dentro le coscienze con lucidità, e dunque di far riflettere, magari per via di periodi come questo:
“In una guerra di questa natura i soldati gravitano verso qualsiasi cosa dia i migliori risultati con il minimo rischio. A quel punto il combattimento cessa di essere un grande gioco di scacchi fra generali e diventa un esperimento nel puro e semplice omicidio, senza limiti” (pag. 148).
O questo:
“Ogni tanto ti dimenticavi che il nemico era “il nemico” e lo vedevi con il suo aspetto reale: un gruppo di ragazzini su un monte, stanchi, infreddoliti e, proprio come gli americani, nostalgici della famiglia, che dormivano male prima delle grandi operazioni e probabilmente facevano gli stessi incubi” (pag. 180).
In ultima analisi, "War" è “il” libro di guerra che dovreste leggere: teso, sincero, ben scritto, destinato, per ciò, a diventare un classico. Con un merito su tutti: non dimentica mai che, aldilà delle cifre (costi, mezzi, uomini in campo), a rischiare di morire per nulla sono persone reali, in carne e ossa, con tutto quello che ciò significa in termini di umanità e - per contro - di reificazione. Da questa storia è tratto il film-documentario “Restrepo. Inferno in Afghanistan”, candidato al premio Oscar.
War. Come i soldati vivono la guerra
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