Wilderness
- Autore: Lance Weller
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2016
Pubblicato negli Stati Uniti nel 2012, esce in Italia nella traduzione attenta di Gabriella Tonoli il romanzo d’esordio di Lance Weller, scrittore americano non ancora noto in Italia che la casa editrice Keller ci presenta con una didascalia promettente:
“Una perla. Un’epopea che lascia senza fiato” (Psychologies)
Il libro è durissimo, altamente drammatico, pieno di ferite, sangue, sporcizia, puzza, morte, delusione, angoscia, razzismo, segregazione, stupro, tutti i sentimenti e le sensazioni fisiche che la Guerra Civile americana, conosciuta soprattutto attraverso l’epopea edulcorata di un best seller come “Via col vento”, non ci aveva mai realmente trasmesso. “Wilderness” è un romanzo dall’architettura complessa, dove il personaggio protagonista, Abel Truman, un vecchio soldato arruolato a suo tempo tra i ribelli, così venivano chiamati i confederati dai nemici dell’Unione, i nordisti seguaci del grande Abraham Lincoln, viene seguito in diverse fasi della sua lunga vita.
La narrazione parte dal 1965 ad opera di Jane Dao-Ming, una vecchia cinese ormai cieca, ospitata in una confortevole casa di riposo, che ricorda i suoi genitori adottivi e la vicenda drammatica della sua vita, quando, abbandonata in una capanna in montagna, quasi assiderata, era stata salvata proprio dal vecchio Abel, che era riuscito ad affidarla alla coppia mista, Ellen bianca e Glenn Makers, nero, che si erano presi cura di lei raccontandole la sua travagliata vicenda. Il racconto si sviluppa in tre tempi: nel maggio del 1864, in piena Guerra Civile, alla vigilia della battaglia combattuta da truppe ormai esauste da ambedue le parti, nel bosco chiamato Wilderness. Poi nel 1899, a guerra da tempo conclusa ma mai dimenticata negli incubi di chi era riuscito miracolosamente a sopravvivere, malgrado il reticolo di ferite, le amputazioni, la deformità ma soprattutto la mancanza di serenità per aver visto cose irraccontabili, morti atroci, ferite curate in modo approssimativo, disperazione profonda di chi, ancora in vita, vedeva i neri raccogliere mestamente centinaia di cadaveri putrefatti dai campi di battaglia intrisi di sangue fraterno. In molti momenti della narrazione Abel si interroga sulla ragione per cui la guerra è stata scatenata: per ragioni di pelle, dicono, ma in realtà il vecchio reduce, alla fine della sua vita, si renderà conto di aver combattuto dalla parte sbagliata, e di non aver capito in tempo il proprio errore e quello, forse, di buona parte dei giovani combattenti, maciullati inutilmente. Intanto, Abraham Lincoln è stato ucciso, e Abel Truman si trova vicino alla ferrovia, nei pressi di Baltimora, e vede un gruppo di neri assiepati lungo i binari:
“Lo osservarono meravigliati. Una delle donne aprì la bocca per parlare, ma poi affondò il viso tra le mani, piangendo amaramente contro la pelle dura e secca. L’uomo accanto a lei le fece scivolare un braccio attorno alle spalle e annuì. «Sì» Rispose a bassa voce. «Era il treno di Lincum. Lo portano a casa» Abel si inginocchiò nella polvere della strada per toccare il binario e liscio nel punto in cui era ancora caldo per il passaggio del treno solitario… poi la donna che stava piangendo… alla fine chiese: «Eravate un uomo di Lincum?»
Un romanzo difficile, pieno di pathos, con piccoli personaggi indimenticabili, colti al momento della conclusione di una breve vita: Ned, il ragazzo soldato che Abel segue nella sua dolorosissima agonia, la nera Hypatia, che gli salva la vita perdendo generosamente la sua, la bianca Ellen, sposata al nero Glenn e per questo sfigurata da un atroce stupro, la bambina cinese Jane, a cui per poche ore Abel farà da padre salvandola dal congelamento. Poi l’amore assoluto per il cane Buster, una camicia di tutti i colori sotto la divisa inservibile del ribelli, una fame terribile, l’ultima lettera che un ragazzo dell’Unione, morto, ha scritto alla moglie sognando l’oceano Pacifico azzurro, e che Abel raccoglie con lo scopo di consegnarla alla vedova Catherine. Pagine liriche, pagine disperate, pagine piene di voglia di giustizia e di riscatto in un mondo dove alla natura selvaggia si unisce la malvagità degli uomini, bianchi, talvolta neri, o forse indiani, dove vittime e carnefici si mescolano, dove la speranza del Sogno americano sembra lontano come i gelidi panorami, le foreste insanguinate, le montagne inaccessibili, le pistole facili, la morte in agguato.
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