Aumento insegnanti: l’Anief si è mobilitato per chiedere esplicitamente di trovare nella manovra di bilancio i 4 miliardi utili perché gli statali non perdano i mini-aumenti in busta paga per tutti coloro che percepiscono fino a 26mila euro anno, da poco ricevuto.
L’Anief rende inoltre noto come servirebbero complessivamente 30 miliardi per allineare gli stipendi di tutti i dipendenti pubblici all’inflazione, salita di 30 punti negli ultimi dodici anni.
L’accusa dell’Associazione Sindacale Professionale rispetto alla manovra di bilancio è che trascura completamente i dipendenti pubblici, visto l’accordo di maggioranza a cui si è giunti il 27 settembre in merito al DEF. Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief, la preoccupazione è rivolta solo a chi non lavora e a chi accede alla pensione sociale, andando a danneggiare così chi invece un lavoro ce l’ha e presta servizio allo stato ogni giorno per quaranta e più anni.
Compensi irrisori agli insegnanti: una “circostanza inammissibile”
Marcello Pacifico sostiene come gli insegnanti, e così anche i dipendenti pubblici, percepiscano stipendi non adeguati nemmeno all’aumento del costo della vita che c’è stato negli ultimi anni. Si parla di buste paga che al netto valgono 1500 euro e che comporterebbero una pensione sui 750-800 euro - proprio la cifra che, tramite il reddito di cittadinanza, si vuole destinare a chi non lavora.
Se si va a guardare nello specifico alla situazione degli insegnanti, gli arretrati concessi al personale scolastico per il 2016 e il 2017 - dopo il rinnovo contrattuale dello scorso aprile - e gli 80 euro dati per il 2018 a titolo perequativo dimostrano come già gli stipendi attuali siano lontani dal dovuto recupero dell’inflazione.
La manovra di bilancio trascura i dipendenti pubblici, che non sono minimamente calcolati nel DEF e che rischiano di vedersi togliere gli aumenti arrivati nel 2018 dopo un decennio di blocco contrattuale. Un terzo di questi contratti pubblici sono relativi agli insegnanti e, in generale, al personale scolastico. I 4 miliardi sono il minimo necessario perché, a partire dal nuovo anno, l’aumento degli stipendi degli insegnanti che percepiscono meno di 26mila euro non venga revocato.
“Il problema - ha denunciato Marcello Pacifico - riguarda coloro che hanno cominciato a lavorare nell’anno 2000 e che oggi percepiscono un compenso mensile che senza interventi dal 1° gennaio verrà persino ridotto, per via della mancata copertura da parte dell’attuale Governo in carica della perequazione garantita da quello Gentiloni solo fino al 31 dicembre 2018”. Questa situazione viene definita inammissibile, considerando poi che già ad oggi, con l’aumento, comunque gli stipendi dei dipendenti pubblici rimangono sotto almeno del 5% rispetto al costo della vita.
La situazione che si sta delineando, continua Pacifico, vede delle riforme previdenziali approvate negli ultimi anni che procurano a chi è disoccupato la stessa cifra che percepiscono le persone che, dopo 42 anni di lavoro, vanno in pensione. “E qui sta il punto, perché non ci si può preoccupare soltanto di chi non lavora o di chi accede alla pensione sociale, ma occorre anche approvare delle norme eque, che non arrivino a mortificare chi un lavoro c’è l’ha e presta ogni giorno un servizio professionale per lo Stato”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Aumento stipendi insegnanti revocato, mancano 4 miliardi: Anief si mobilita
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