Il 20 gennaio uscirà in libreria Chi ha tradito Anne Frank. Indagine su un caso mai risolto (HarperCollins, 2022, traduzione di Daniela Liucci) di Rosemary Sullivan. Nel libro-indagine viene fatta luce su uno dei misteri su uno dei grandi misteri della Seconda guerra mondiale: chi svelò alle SS naziste il vero nascondiglio di Anna Frank?
Nel saggio in uscita in occasione della "Giornata della memoria", la scrittrice e poetessa canadese Sullivan ricostruisce il lavoro di indagine di un team internazionale guidato da un ex agente dell’FBI in pensione, Vincent Pankoke.
Grazie a nuove e raffinate tecniche di indagine la squadra è stata in grado di ricostruire le ultime ore degli inquilini dell’alloggio segreto a oltre 78 anni di distanza dal fatidico giorno della deportazione.
L’intelligenza artificiale è stata utilizzata per setacciare oltre 66 gigabyte di dati e ha ufficialmente smentito la teoria secondo cui la scoperta dell’alloggio segreto da parte delle SS fosse casuale. Una volta accertato il fatto, non restava che individuare il colpevole. E nel libro di Sullivan il colpevole è presentato, con nome e cognome.
Finalmente, dopo quasi ottant’anni da quel tragico giorno d’agosto del 1944, possiamo dare un volto a quell’ombra invisibile che diede l’indirizzo segreto dei Frank a un ufficiale delle SS tedesche.
Il libro di Rosemary Sullivan
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Rosemary Sullivan, già autrice di una biografia di successo sulla figlia di Stalin, narra minuziosamente l’indagine presentandola come il più avvincente Cold Case della storia.
Sullivan presenta dapprima il team di investigatori, poi passa alla ricostruzione storica analizzando a fondo il comportamento degli inquilini dell’alloggio segreto e la vita ai tempi della Seconda guerra mondiale. Infine l’autrice passa in rassegna i profili dei vari sospettati, sino al colpo di scena finale.
Sei anni di indagini, coadiuvate da Vincent Pankoke un ex agente dell’FBI in pensione che da tempo si era incaponito nella ricerca della verità. Dopo l’attenta analisi dei numerosi documenti, testimonianze e la completa ricostruzione del giorno della deportazione tramite le più sofisticate tecniche digitali, si è finalmente giunti a un dunque: offrendo una risposta tanto inequivocabile quanto inquietante.
La prima indagine per scoprire i colpevoli della delazione era stata avviata nel 1947 dalla magistratura olandese, all’epoca impegnata a scovare e perseguire i criminali di guerra e i collaboratori dei nazisti. Nonostante le utili informazioni offerte e la collaborazione di Otto Frank, padre di Anne e unico sopravvissuto alla deportazione, il colpevole non fu mai trovato.
Chi tradì Anna Frank? Il mistero svelato
Settantotto anni dopo invece abbiamo un nome e un cognome. Colui che tradì Anna Frank era un notaio ebreo di Amsterdam, Arnold van der Bergh.
Stando alle ricostruzioni fu proprio van der Bergh a rivelare alla Gestapo il nascondiglio dei Frank. Lo fece, sembra, per garantire la sicurezza della propria famiglia.
Ricco e rispettato, Arnold van der Bergh era un illustre membro del Consiglio ebraico di Amsterdam. Negli ultimi anni della guerra la posizione di van der Bergh cambiò e l’uomo fu minacciato dalle SS tedesche che lo dichiararono in arresto. Per salvare se stesso e la sua famiglia, la moglie e le tre figlie, il notaio acconsentì a collaborare con il nemico.
Diede alla polizia tedesca un certo numero di indirizzi di ebrei nascosti, senza sapere che al numero 263 di Prinsengracht c’erano i Frank.
L’ipotesi accreditata che fosse stato un altro ebreo a tradire Otto Frank trova dunque conferma. Non era certo il primo caso di ebrei che si erano venduti ai nazisti pur di aver salva la pelle.
La famiglia Frank fu usata come moneta di scambio in un sistema demoniaco e perverso, che conduceva gli uomini a mangiarsi tra simili.
Nel libro Rosemary Sullivan mostra una certa pietàs verso Arnold van der Bergh, questa vittima della Storia diventata colpevole per “legittima difesa”.
L’ultimo giorno di Anna Frank
Il 1° agosto del 1944 Anna Frank scriveva l’ultima pagina del suo diario. Tre giorno dopo le SS avrebbero fatto irruzione nell’alloggio segreto spegnendo per sempre i suoi sogni.
In quel giorno splendente del sole d’agosto Anna scriveva la sua ultima pagina a Kitty, cui aveva giurato di confidare tutto "come non ho mai potuto fare con nessuno", ignara che sarebbe stata la pagina finale del diario che nelle sue velleità di scrittrice si sarebbe dovuto intitolare misteriosamente L’alloggio segreto.
Ecco le ultime righe del Diario di Anna Frank:
Non lo sopporto; quando si occupano di me in questo modo, divento prima impertinente, poi triste e infine rovescio un’altra volta il mio cuore, volgendo in fuori il lato cattivo, in dentro il lato buono, e cerco un mezzo per diventare come vorrei essere e come potrei essere se… non ci fossero altri uomini al mondo.
Il mattino del 4 agosto 1944, attorno alle ore dieci e trenta, la Gestapo fece irruzione nell’alloggio segreto in cui vivevano i Frank, la famiglia Van Pels e il dottor Pfeffer.
Stando alle ultime ricostruzioni dei testimoni una macchina della polizia tedesca si fermò ad Amsterdam davanti all’edificio della Prinsengracht 263, sede della società Opekta Pectacon, dove i Frank vivevano rifugiati da due anni e mezzo.
Come racconta il signor Victor Kugler:
La polizia volle vedere i magazzini sul lato della strada, e io aprii le porte. Pensai, se non vogliono vedere altro, va ancora bene. Ma dopo il sergente maggiore uscì nel corridoio e mi ordinò di seguirlo. All’improvviso, mi ordinò di scostare lo scaffale dal muro e di aprire la porta sul retro.
Le SS erano dunque a conoscenza dell’esatto nascondiglio dei Frank. A quel punto i collaboratori di Otto Frank non furono più in grado di proteggere i clandestini e furono costretti a mostrare il nascondiglio all’agente nazista austriaco Karl Josef Silberbauer.
Dopo la partenza della polizia,Miep Gies - segretaria di Otto Frank - tornò alla palazzina per raccogliere quanti più fogli possibili tra quanto l’agente Silberbauer aveva sparso per la stanza mentre cercava il denaro dei prigionieri. Miep Gies conservò tutto nel cassetto di una scrivania dell’azienda, con l’intento di restituirli ad Anna e a suo padre alla fine della guerra. Fu Miep Gies a restituire, infine, a Otto Frank il diario di Anna, per darle conforto tramite la testimonianza della figlia che non l’avrebbe mai abbandonato.
A lungo nelle ricostruzioni saggistiche e documentarie si disse che la famiglia Frank fosse stata tradita da un delatore mai identificato. Oggi finalmente possiamo riscrivere una pagina di Storia, aggiungere il tassello mancante a una delle pagine più strazianti della Seconda guerra mondiale.
A svelare il nascondiglio segreto di Anna Frank fu dunque Arnold van der Bergh, un notaio ebreo. L’ombra oscura che incombeva sulla tragedia dei Frank ha finalmente un nome e un volto.
A conti fatti si può certamente dire che van der Bergh fosse la persona più insospettabile tra gli indiziati. Ma d’altronde resta sempre un retrogusto amaro, un senso di profondo scoramento, quando viene infine svelato il colpevole di un delitto. Perché non è più tempo delle domande, ma al contempo le risposte non ci soddisfano del tutto, rimane un senso di vuoto, una impalpabile malinconia nel ricordare ciò che è stato.
Avere qualcuno da incolpare, quasi ottant’anni dopo, non mitiga la pena di leggere l’ultima pagina di diario di Anna Frank che si volta sempre con il suono sordo di un racconto bruscamente interrotto a metà, di una vita spezzata.
Recensione del libro
Diario
di Anne Frank
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi ha tradito Anna Frank? La rivelazione in un libro
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