Da oltre sessant’anni generazioni di bambini scoprono la lettura attraverso le pagine di Cipì, il libro per l’infanzia scritto nel 1967 dal maestro cremonese Mario Lodi.
Si impara a leggere così, scandendo attentamente ad alta voce sillaba dopo sillaba sotto lo sguardo attento della maestra, nel tentativo di rincorrere le avventure del “passerotto coraggioso” che va alla scoperta del mondo. Molti di noi sono stati quei bambini che seguivano la frase con il dito indice, la testa abbassata sino a sfiorare le pagine per distinguere meglio le lettere e non confonderle tra loro. In tal modo si mescolavano sforzo, dedizione e curiosità nel tentativo di decifrare la storia dell’uccellino Cipì, madre di tutte le storie.
Cipì di Mario Lodi e l’emozione della lettura
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Per alcuni la passione per la lettura è nata proprio grazie al passerotto creato da Mario Lodi che ha suscitato in tanti bambini un amore vivo e assoluto. Il passerotto esercitava un fascino peculiare sull’immaginazione tramite le sue peripezie capaci di comunicare un vortice di sensazioni, come la curiosità, la paura e il divertimento.
Cipì che cade nel camino; Cipì che fugge dal gatto e, ancora, Cipì che osserva il sole “palla di fuoco” la prima metafora dell’infanzia. Eravamo in tanti in prima elementare a pregare la maestra con voce implorante: “Leggiamo Cipì?”. Quel piccolo libro era la parte bella della scuola che proiettava tutti noi nell’universo infinito e ancora inesplorato delle storie.
Si svelava così, attraverso quelle pagine di carta spessa, quelle parole scritte a caratteri larghi e ben distanziati, il potere immaginifico della lettura capace di trasportare la mente in altri mondi mettendola a contatto con sensazioni e stati d’animo altrui.
La morale della storia di Cipì era poi una morale buona, che noi bambini potevamo mordere e addentare come le fette di pane con la marmellata. Insegnava l’importanza di essere curiosi e l’arte meravigliosa dell’imparare. Ci ricordava di essere altruisti e comprensivi con il prossimo. E, infine, ci educava alla libertà di volare attraverso la vita con la forza delle nostre ali - senza dimenticare un briciolo di prudenza.
Il saggio dedicato a Cipì, passero coraggioso
Oggi Cipì torna a vivere in un saggio edito da Laterza Il passero coraggioso. Cipì, Mario Lodi e la scuola democratica scritto dalla storica e ricercatrice Vanessa Roghi. Nel libro Roghi ripercorre la storia di Cipì, divenuto uno dei classici più letti della letteratura italiana per l’infanzia, ma soprattutto quella del suo autore Mario Lodi, un maestro elementare di Cremona che avrebbe avviato, a sua insaputa, la rivoluzione democratica della scuola.
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C’è un passerotto curioso, che fin dal primo giorno di vita vuole scoprire il mondo che lo circonda, scappa dal nido, si perde, e così facendo rischia di morire. Questa, in estrema sintesi, la grande avventura di Cipì, indimenticabile eroe dell’infanzia per intere generazioni di piccoli scolari.
Nel saggio Il passero coraggioso. Cipì, Mario Lodi e la scuola democratica Vanessa Roghi ripercorre la storia editoriale di Cipì e la rivoluzione che il libro e il suo autore innescano nel modello scolastico dell’epoca.
Alla fine degli anni Sessanta nasce Cipì, da un progetto di scrittura collettiva che il maestro di Cremona, Mario Lodi, avvia con la sua classe seguendo le innovative tecniche pedagogiche di Célestin ed Élise Freinet che promuovevano il rifiuto per il manuale scolastico tradizionale e l’elaborazione di un testo originale condiviso.
Cipì è il primo libro di questo genere che ottiene un vero successo di pubblico.
Questo piccolo libro dà una forma visibile e riconoscibile alla voce di chi non è mai stato ascoltato da nessuno, cioè i bambini, dentro la scuola.
scrive Vanessa Roghi nel suo saggio Il passero coraggioso. Cipì, Mario Lodi e la scuola democratica (Laterza, 2022). E aggiunge che quel libro si trasforma in un atto politico che farà da modello alla Lettera a una professoressa di don Lorenzo Milani e dei suoi ragazzi di Barbiana.
Don Milani scrisse una lettera a Mario Lodi nel 1963 per ringraziare il maestro di Cremona per avergli fornito l’idea del progetto di scrittura collettiva che diventa uno strumento per studiare a fondo, con i piccoli studenti, l’arte dello scrivere.
Siamo nel 1967, specifica Roghi, e il viaggio di Cipì è appena iniziato. Pochi anni dopo, viaggiando di classe in classe, la storia di Cipì giunge grazie la mediazione di Gianni Rodari alla casa editrice Einaudi che lo ristampa nel 1972 nell’edizione illustrata che oggi tutti noi conosciamo.
Sono passati cinquant’anni da quella prima pubblicazione e la storia di Cipì continua a far sognare i piccoli lettori trasportandoli lontano, sulle ali della fantasia. Perché Cipì, come spiega benissimo il saggio Il passero coraggioso edito da Laterza, non è solo un piccolo libro per l’infanzia ma l’inizio di una rivoluzione scolastica che avrebbe condotto alla scolarizzazione di massa dei primi anni Sessanta e oltre.
Il saggio di Vanessa Roghi torna a far luce su un libro - spesso dimenticato o ridotto a semplice lettura di svago per l’infanzia - che è stato l’iniziazione alla lettura di molti bambini e finalmente gli restituisce la dignità, letteraria e storica, che merita.
Sulle pagine di Cipì molti di noi hanno imparato a leggere, e a scrivere, e a comprendere la magia immortale delle metafore come l’affascinante “palla di fuoco” che simboleggiava il sole. Il senso stesso della scuola era racchiuso in quel libro e nel desiderio di guardare fuori dalla finestra e osservare la vita dei passerotti, ai quali prima di quel momento nessuno aveva prestato troppa attenzione. Era l’inizio dell’approccio alla letteratura che, all’improvviso, rivelava a quei bambini, seduti nell’armoniosa geometria dei banchi, un mondo più vasto di quello da loro comunemente percepito.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Cipì: un saggio riporta in vita il “passerotto coraggioso” di Mario Lodi
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