In un recente incontro all’Università Cattolica di Milano, nell’ambito degli appuntamenti di Editoria in Progress 2017, Stefano Izzo, editor della casa editrice Rizzoli per la narrativa italiana è tornato a parlare dell’evoluzione della figura dell’editor, nel tempo dei libri digitali e delle autopubblicazioni, un argomento che già aveva affrontato qualche anno fa in un suo articolo, apparso su Wired, dal titolo Come cambia il ruolo dell’editor ai tempi dell’ebook e del self-publishing.
Qual è il rischio maggiore che l’editor corre, o pareva correre fino a qualche tempo fa, con l’avvento della rivoluzione digitale? Secondo Stefano Izzo di fronte a ebook, autopubblicazioni, tecnologie che annullano le distanze e libri che sono a proprio agio anche sui social network, pur di raggiungere il lettore il prima possibile, si pensò, almeno inizialmente che l’editor, se inteso solo come il professionista che si occupa dei libri e li raffina in vista della pubblicazione, fosse una figura destinata a scomparire, un’aristocrazia del settore editoriale per la quale, come per la carta stampata, era già stata decretata una morte pressoché certa.
In questo scenario apparentemente apocalittico, dove l’editoria elettronica e le autopubblicazioni parevano aver prevaricato quella carta tanto amata da Leopardi e dai lettori più tradizionalisti, che provano piacere nel sentire la consistenza del foglio stampato tra le dita e il profumo inconfondibile dell’inchiostro e della carta, in realtà si sta delineando un nuovo orizzonte.
Se, in qualche modo, è vero, come scrisse una volta Umberto Eco, che non ci libereremo tanto facilmente dei libri (cartacei), lo stesso vale per l’editor, a patto che sappia confrontarsi e accettare le sfide che il mondo digitale gli pone.
Accanto alla lettura che resta un’attività centrale, anche se concentrata per forza di cose in un tempo minore e, quindi, quasi sempre più veloce, secondo Stefano Izzo è richiesto all’editor un confronto maggiore con il suo mondo e un dialogo più serrato con i suoi interlocutori. Deve tenere costantemente d’occhio email e social network, per captare le ultime tendenze del mondo editoriale e scovare il manoscritto che può diventare il bestseller dell’anno, gettando uno sguardo anche al sottobosco delle autopubbblicazioni dove può nascondersi un talento incompreso, da migliaia di copie.
Anche se il mondo va avanti con le sue nuove scoperte tecnologiche, gli editor restano professionisti pronti a correre e a rincorrere il sogno di scovare il libro perfetto; devono essere consci di poter fallire in questa impresa ma, soprattutto, devono essere avere il gusto della contaminazione (cinema, serie tv, una passeggiata in libreria per scambiare due parole con un libraio attento alle vendite o con un lettore incallito) e saper sondare il proprio campo, per interpretare i desideri dei nuovi lettori, saper scegliere il momento migliore dell’anno per l’uscita di un nuovo libro, individuare gli argomenti più convincenti per la grande distribuzione ma anche per la piccola libreria indipendente.
Un editor 2.0, in definitiva, non si arrende, continua a nutrire la sua passione, a rimanere sveglio la notte a leggere e rileggere, a scartare e, alla fine, a gridare: “Eureka!”, quando ha trovato la storia giusta, anche tutto questo avviene ora, in una specie di realtà aumentata, dove per il redattore davvero abile contano anche i canali della rete.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’editor ai tempi dell’ebook e del self-publishing secondo Stefano Izzo
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