Mare cristallino a perdita d’occhio, atmosfere brumose e onde che si infrangono possenti contro gli scogli. Nelle ore più luminose del giorno la luce scintilla sull’acqua emanando un singolare bagliore dorato.
Il Golfo dei Poeti, il suggestivo lembo di terra affollato di borghi pittoreschi sulla costa di La Spezia, fu definito “l’anfiteatro delle acque”. Non si sa quale delle due definizioni sia più calzante, entrambe sicuramente contribuiscono nel suggerire l’incanto sprigionato da un paesaggio nitido come un dipinto, perso in una sinfonia d’azzurro che non conosce uguali.
La profonda insenatura che si estende da Portovenere a Lerici affascinò i maggiori letterati vissuti a cavallo tra Ottocento e Novecento, che qui trovarono ispirazione per la loro scrittura, ed è oggi meta di un pellegrinaggio continuo di turisti che accorrono ad ammirare i luoghi amati dai poeti. Spiagge sabbiose, caratteristici porticcioli marinari, fortezze a picco sul mare - il paesaggio si dischiude dinnanzi allo sguardo come uno scrigno contenente inestimabili tesori.
Scrittori e pittori che visitarono il Golfo dei Poeti
Lungo la costa transitarono grandi nomi della letteratura mondiale, tra i quali ricordiamo:
- Dante,
- Petrarca,
- Lord Byron,
- Percy Bysshe Shelley e la moglie Mary Shelley,
- Henry James,
- D.H. Lawrence,
- George Sand,
- Virginia Woolf.
Il premio Nobel Eugenio Montale era nato proprio tra questi luoghi, “asserragliati tra le rupi e il mare”, cui dedicò alcune delle pagine più belle della sua poesia. Proprio alla località di Portovenere, situata all’estremità ovest del Golfo dei Poeti, Montale destinò versi bellissimi:
Là fuoriesce il tritone/ dai flutti che lambiscono/ le soglie d’un cristiano
tempio/ed ogni ora prossima/ è antica.
A sua volta il pittore inglese William Turner immortalò il luogo in un dipinto che ne catturava la luce e l’incantevole fascino: i quadri paesaggistici di Turner, con i preziosi scorci del golfo, illustrarono il Pictoresque Tour of Italy di James Hakewill.
Pare che la peculiare conformazione a mezzaluna del Golfo ispirò a Botticelli un frammento del celebre quadro La nascita di Venere.
A questa insenatura blu si intrecciano numerose storie che oggi sembrano essere intrappolate in questo luogo per sempre, sussurrate come un segreto custodito nel profondo di una conchiglia. Alcune più di altre, come le vicende esistenziali di Lord Byron e Percy Bysshe Shelley.
Scopriamo come le storie dei due maggiori esponenti del Romanticismo inglese si leghino strettamente agli itinerari del Golfo.
La Grotta di Byron
A Portovenere, nel lato ovest del celebre Golfo dei Poeti, si trova una cavità naturale profonda venti metri molto amata dagli appassionati di snorkeling. Sulla parete d’ingresso della grotta trovate affissa un’iscrizione con una scritta bilingue che recita:
Questa grotta ispiratrice di Lord Byron ricorda l’immortale poeta che, ardito nuotatore, sfidò le onde del mare da Portovenere a Lerici.
Byron si ispirò proprio a questo luogo per la descrizione della caverna del Corsaro, suo celebre poema. Una volta consacrata dalla letteratura la grotta di Portovenere, conosciuta tradizionalmente come Grotta Arpaia, prese dunque il nome di Grotta di Byron.
La leggenda narra che a partire da questo punto Lord Byron, nuotatore esperto, compì una traversata di oltre otto chilometri per raggiungere l’amico Percy Bysshe Shelley che soggiornava con la moglie nella vicina località di Lerici.
Questa grotta suggestiva, incastonata nella roccia, ispirò al celebre poeta inglese alcune delle sue maggiori opere. Si racconta che proprio qui, dove il mare era più blu e sembrava parlare nel sussurro perpetuo delle onde, Lord Byron si rifugiasse per starsene da solo perso nelle sue riflessioni oppure sfidare i propri i limiti in lunghe traversate da un capo all’altro del golfo.
Il naufragio di Percy Bysshe Shelley
A Lerici, sul versante est del Golfo dei Poeti, soggiornò invece il poeta Percy Bysshe Shelley insieme alla moglie Mary. Nell’estate di 1822 la coppia risiedeva a Casa Magni, una dimora isolata sulla baia nei pressi di San Terenzo.
L’8 luglio, a poco meno di un mese dal suo trentesimo compleanno, Percy Shelley salpò con l’amico Edward E. Williams a bordo della goletta “Ariel”. I due dovevano raggiungere Livorno, dove si trovava Lord Byron. Ma non giunsero mai a destinazione.
Alcuni giorni dopo Mary Shelley ricevette una lettera in cui Lord Hunt si domandava come avesse fatto Shelley a tornare a casa dopo la terribile tempesta. Mary si insospettì e partì con Jane Williams, moglie di Edward, alla volta di Livorno.
Dieci giorni dopo il naufragio i corpi di Percy ed Edward furono ritrovati al largo di Viareggio. Per volontà di Mary il corpo di Percy Bysshe Shelley fu fatto cremare - leggenda narra che il cuore di Percy non bruciasse nel rogo e fu quindi consegnato intatto alla moglie. Le sue ceneri oggi riposano nel cimitero acattolico di Roma, detto Cimitero degli Inglesi, poco lontano dalla tomba di John Keats.
L’epigrafe sulla tomba di Shelley fa riferimento alla sua morte in mare. Riprende infatti tre versi del canto di Ariel - in omaggio alla goletta naufragata - tratto da La tempesta di Shakespeare:
Nothing of him that doth fade/ but doth suffer a sea change/ into something rich and strange.
Parole che, significativamente, sembrano alludere alla possibilità di una vita dopo la morte. Possiamo tradurle così:
Niente di lui si dissolve/ ma subisce una metamorfosi marina/ per divenire qualcosa di ricco e strano.
La metamorfosi marina si è forse realmente compiuta, in questo luogo blu oltremare, sulla costa del mar Ligure dove sembra di essere sulla soglia di un mistero. Lo spirito non può fare a meno di elevarsi mentre si fissa dall’alto l’insenatura della baia che scintilla in lontananza come lo scrigno di un tesoro che non è mai stato sigillato. L’anima di Percy Shelley ancora sussurra nel vento e il mito romantico di Lord Byron è custodito intatto tra le pareti rocciose della sua grotta affacciata sul mare.
Le parole di Virginia Woolf dedicate al Golfo dei Poeti
Molti anni dopo, fu di passaggio in questi stessi luoghi una certa Virginia Woolf che, guardando il mitico Golfo dei Poeti, lo descrisse in questi termini:
Le colline, le alte case, rosa, gialle, bianche e un mare vero, e non immaginario, d’un color viola scuro.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Golfo dei poeti: un percorso letterario da Percy Shelley a Lord Byron
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