Nel nostro paese, negli anni 2000, si è potuta notare da parte dei giovani una graduale riscoperta dell’heavy metal prodotto in Italia durante gli anni ’80. Non sono in pochi, oggi, coloro che a dispetto dell’età conoscono la compilation Metallo Italia, uscita in vinile nel 1985. Il disco raccoglie dieci tracce incise da alcuni dei più importanti complessi metal nazionali dell’epoca: i romani Raff parteciparono con il pezzo I Trust, forse il più potente dell’LP, seguiti dagli Shout con Break It Up, dai T.I.R. con Amsterdam (a parere di chi scrive la loro canzone più bella), infine i mitici Vanexa completarono il side A con It’s Over. Sull’altro lato c’è I’m Tired dei Crossbones, The Light dei Synthesis, Riot Into The Fire degli Steel Crown e Winner degli Elektradrive.
L’ambiziosa uscita discografica fu accompagnata da un film che riunisce i componimenti e ritrae le gesta di “Marius The Monster”, un personaggio muscoloso le cui fattezze possono ricordare quelle di Skeletor, l’antagonista di He-Man. Il regista di questa pellicola è Ferruccio Castronuovo, autore di diversi lungometraggi per il cinema e la televisione: tra questi, nella presente sede, dedicata agli appassionati di letteratura, è soprattutto il caso di ricordare lo sceneggiato storico L’eredità della Priora (1980), ispirato all’omonimo romanzo (L’eredità della Priora) dello scrittore cattolico Carlo Alianello (1901-1981) edito nel 1963, che affronta il tema del legittimismo borbonico e dei vinti del Risorgimento.
Castronuovo ha accettato di concedere un po’ del suo tempo per rilasciare un’intervista breve e informale riguardo il suo film dell’85, che rappresenta una pietra miliare per la storia del metallo italico.
- Signor Castronuovo buongiorno, innanzitutto grazie di cuore per questa intervista. Vorrebbe raccontare come è nata la sua collaborazione al progetto Metallo Italia? Come è stato coinvolto?
Il film Metallo Italia è nato dall’incontro con il musicista Al Festa (alias Alberto Festa), che aveva curato dei brani per alcuni gruppi che si muovevano nella sfera dell’heavy metal. Decidemmo di fare il video anche se il costo, allora, era veramente al disopra delle nostre possibilità. Infatti, alla fine, la spesa totale ha raggiunto i 63 milioni di lire.
Ho redatto la sceneggiatura del video, curando anche la preparazione e l’organizzazione delle riprese, seguendo ogni fase. Scelsi di firmare il film con il nome “Peter Ferro” per rendere più facile la distribuzione della pellicola, destinata al mercato estero. Volevo evitare che il mio vero nome venisse storpiato in inglese. Purtroppo, all’epoca, Al Festa – con poca onestà – si è impossessato del mio pseudonimo, andando in giro a dire che Peter Ferro era lui.
- Dov’è stato girato il video?
Ho potuto girare tutte le sequenze riguardanti i gruppi, e molte delle scene con il misterioso uomo incappucciato, presso il Piper di Roma, con una troupe doppia e utilizzando il formato 16mm negativo colore. Il famoso passaggio coi cavalieri e la “spada del potere”, invece, è stato girato in una zona a nord della capitale, dove c’è una piccola cascata e un laghetto. Anche altre scene con i vari complessi sono state ambientate in location adatte, ma sempre nei dintorni di Roma.
- Lei ha lavorato anche nell’ambito strettamente musicale. A suo tempo, si è sentito coinvolto dalla proposta artistica dei complessi che furono selezionati per il disco? Come ha percepito in quegli anni il movimento heavy metal?
I ragazzi dei gruppi li ho frequentati durante le riprese e poi al momento della proiezione. Il mio lavoro è esclusivamente frutto della mia sensibilità personale, esterna al genere musicale.
- Alla luce di ciò che ci dice, si deve però osservare che il metal è caratterizzato da un’estetica ben precisa e definita. Va riconosciuto che le sue intenzioni si sono concretizzate in un’opera in linea con i canoni classici dell’immaginario che l’heavy metal si è costruito.
Sono state soltanto le mie scelte personali a guidarmi attraverso le riprese. Il mio modo di girare è molto legato alle mie esperienze precedenti: Valle Giulia nel ’68 e il maggio francese, ma successivamente sono anche stato dieci anni con Fellini e due con Sergio Leone. Come ho già detto, le riprese, effettuate spesso con due macchine da presa 16mm, hanno permesso nel montaggio un ritmo veloce e una varietà di inquadrature che è andata a vantaggio della qualità del prodotto.
Ci sono volute più di due settimane di lavoro, con spostamenti in varie località della provincia di Roma. Durante le riprese, i brani venivano trasmessi con un amplificatore.
- Che circolazione ha avuto la videocassetta e, secondo i suoi ricordi, come è stata giudicata?
Teniamo presente che il valore reale del video è di 350.000.000 lire. Il film è stato anche invitato al festival del cinema di Venezia, e siamo andati alla proiezione. Insieme a Metallo Italia concorrevano importanti film dei Rolling Stones e Madonna... Per noi era impossibile competere con queste produzioni miliardarie. Le cose sono andate così.
- È pur sempre un buon risultato. Di certo la campagna pubblicitaria e l’impatto del film sono stati di un livello superiore a quello di qualsiasi proposta analoga nell’ambito dell’heavy metal italiano. Detto ciò, oggi considera costruttiva l’avventura di Metallo Italia? Ne ha conservato un ricordo positivo?
Sì. Per me è sicuramente un ricordo positivo, perché Metallo Italia è il risultato di un’esperienza professionale che non capita tutti i giorni. Il mio unico rammarico è la disonestà di Alberto Festa, che in Rai ha dichiarato che il regista Peter Ferro era lui...
[La divulgazione dell’intervista è stata autorizzata da Ferruccio Castronuovo. Il testo si attiene fedelmente alle parole usate dall’artista.]
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Un’intervista a Ferruccio Castronuovo, il regista del film Metallo Italia
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo
Lascia il tuo commento