George Best era un uomo di talento, conosciuto non solo per essere un asso del pallone, ma anche per la sua vita privata. Proprio per questo di seguito scopriremo le migliori frasi e citazioni di colui che è ricordato come l’uomo del mondo del calcio, che ha vissuto una vita spericolata.
La parola rinuncia non è mai esistita nel suo vocabolario: nato a Belfast nel 1946 e morto a Londra nel 2005, George Best si è concesso ogni lusso, vizio e sfizio nella vita tra donne, alcol e denaro.
Il suo talento nel giocare a calcio ha dato vita a spettacoli veri e propri, la bellezza nel vederlo giocare è difficile da spiegare con le parole. Nonostante questo però, ha dovuto fare i conti con problemi economici, la prigione e una malattia che gli ha reso la vita davvero difficile.
Abile non solo con il pallone, di seguito troverete le migliori frasi e citazioni delle quali è autore. Durante la sua vita, infatti, ha pronunciato frasi che in poco tempo sono diventate memorabili.
Tutte le frasi e le citazioni migliori di George Best
Quale modo migliore per ricordare un personaggio come George Best se non attraverso una selezione delle migliori frasi e citazioni pronunciate proprio da lui?
Ecco allora un modo per conoscerlo meglio e scoprire qualcosa in più sulla vita un uomo che ha scritto la storia del calcio.
- Il fatto che io mi chiami Best e che in inglese “best” significhi “migliore” mandava letteralmente in sollucchero i pubblicitari e forniva loro una riserva inesauribile di battute inqualificabili.
- Ho speso molti soldi per alcool, ragazze e macchine veloci. Il resto l’ho sperperato.
- Fu il giornale portoghese “Bola” – dopo la finale di Coppa dei Campioni con il Benfica – a soprannominarmi El Beatle perché ero un inglese con i capelli lunghi. Quel soprannome mi sarebbe rimasto appiccicato per un po’.
- Se amavi il calcio ed eri tanto fortunato da giocarlo a livello professionistico, non avresti potuto scegliere un decennio migliore in cui vivere. E se eri un potenziale alcolista non avresti potuto sceglierne uno più pericoloso. Negli anni sessanta succedeva di tutto. E tutto sembrava possibile.
- I miei amici sostengono ancora oggi che bevevano quanto me. Non è vero. Se eravamo in un night club che chiudeva alle due, loro poi se ne andavano a casa. Io andavo in un club che restava aperto fino alle sei e poi andavo a casa e non riuscivo a dormire. Sapevo dove andare alle nove del mattino a farmi un bicchierino.
- Nel 1969 ho dato un taglio a donne e alcool. Sono stati i 20 minuti peggiori della mia vita.
- Se io fossi nato brutto, non avreste mai sentito parlare di Pelé.
- Non è possibile spiegare cosa significhi segnare un gran gol a qualcuno che non ci sia mai riuscito. Qualche anno fa dissi che se mi avessero dato la possibilità di scegliere tra segnare un gol al Liverpool da ventisette metri, dopo aver saltato quattro uomini, e andare a letto con Miss Mondo, sarebbe stata una scelta difficile. Per fortuna, ho avuto entrambe le cose e soprattutto, una di queste cose l’ho ottenuta davanti a cinquantamila persone.
- Fu più o meno in quel periodo che la stampa nazionale iniziò davvero a occuparsi di me. Credo che mi avessero notato perché ero diverso dagli altri. I calciatori di allora non portavano capelli lunghi e non giocavano con la maglia fuori dai calzoncini. E ti insegnavano a non toglierti mai i parastinchi. Ma le regole sono fatte per essere infrante e io le infrangevo tutte, non perché fossi un ribelle o perché stessi cercando di dimostrare qualcosa. Ero semplicemente fatto così. Niente di più.
- Quando penso al mio passato mi sembra che sia trascorso in un batter d’occhio e credo che gli sportivi in generale la vedano allo stesso modo. Entrai nel Manchester United nel 1961 e ne uscì nel 1974: si sta parlando solo di 12 anni che nel quadro generale della vita non rappresentano un periodo lunghissimo. Ma, mio Dio, io in quei 12 anni è come se avessi vissuto tre vite!
- Il mediano centrale del Real Madrid mi stava arrivando addosso e mi sembrava ancora una volta di essere in una sequenza onirica come mi era successo nel 1966: lui sembrava dover vincere il confronto ma io gli feci scivolare la palla tra le gambe e la ripresi alle sue spalle. Poi il portiere Henrique uscì, io lo scartai e piazzai la palla in rete proprio come avevo fatto a Lisbona. (Commentando il gol segnato nella finale di Coppa dei Campioni contro il Benfica nel 1968)
- Non sono mai stato in spiaggia, per arrivarci dovevo passare davanti a un bar e mi sono sempre fermato prima di raggiungere l’acqua.
- L’alcool era l’unico avversario che non ero riuscito a battere, anche se avevo provato con gli Alcolisti anonimi, con l’astinenza e un paio di volte addirittura mi ero fatto cucire delle capsule di Antabuse nello stomaco: durano tre mesi e ti fanno stare malissimo se provi anche solo ad assaggiare un sorso di bumba. Nemmeno così ero riuscito a smettere.
- Sarei potuto entrare nella Alcolisti Anonimi. Il problema è che io non posso restare anonimo.
- Quando me ne sarò andato, la gente dimenticherà tutta la spazzatura e ricorderà solo il calcio. Se una sola persona pensa che io sia il miglior giocatore al mondo, questo è abbastanza per me.
- Quando sei un ragazzino e usi la tua immaginazione, ti vedi fare goal a Wembley con 100.000 tifosi che urlano il tuo nome. Non pensi a tutto ciò che ti toccherà prima di quel momento, tipo startene in un campo d’allenamento gelato con le ginocchia che tremano con davanti questi giganti che fino a poco prima conoscevi solo per nome.
- Se Matt Busby fosse stato più duro con me forse le cose sarebbero andate meglio. L’avevo sempre fatta franca, pensavo di poter fare tutto ciò che volevo. Le regole della squadra non valevano per me. Loro non dovevano convivere con il fatto di essere George Best.
- Nel 1967-68 divenni il capocannoniere della squadra, anche se sono certo che Denis e Bobby vi direbbero che ero soltanto diventato più avido e non passavo loro la palla nemmeno se erano in una posizione migliore della mia.
- È stato l’alcool che nel 1984 mi ha portato alla prigione di Pentonville per guida in stato d’ebrezza, reato che sicuramente non mi avrebbe fatto finire in gattabuia se poi non avessi preso a testate un poliziotto.
- Era il 1976, si giocava Irlanda del Nord – Olanda. Giocavo contro Johan Cruyff, uno dei più forti di tutti i tempi. Al 5° minuto prendo la palla, salto un uomo, ne salto un altro, ma non punto la porta, punto il centro del campo: punto Cruyff. Gli arrivo davanti gli faccio una finta di corpo e poi un tunnel, poi calcio via il pallone, lui si gira e io gli dico: ‘Tu sei il più forte di tutti ma solo perché io non ho tempo’.
- Ho sempre voluto essere il migliore in tutto: in campo il più forte, al bar quello che beveva di più.
- Alcune cose me le sono lasciate sfuggire… Miss Canada, Miss Regno Unito, Miss Mondo… (nell’originale c’è un gioco di parole tra “missing” e Miss. “I used to go missing a lot: Miss Canada, Miss United Kingdom, Miss World”)
- Non puoi solo andare là fuori e battere l’ avversario. Devi impressionarlo al punto che non vorrà mai più vederti.
- E io? Io avrei giocato sette giorni su sette, se me l’avessero concesso. [...] Quando scendevo in campo non avrei mai voluto sentire il fischio finale.
- I sentimenti danno dipendenza…Meglio l’alcol
- Vivo la mia vita un drink alla volta.
- Ero sempre più frustrato del fatto che l’arbitro lasciasse che uno dei loro calciatori mi pigliasse a calci in ogni angolo del campo. Verso la fine della partita decise di ammonirlo ma io pensai che aveva aspettato troppo. Gli tirai un pugno al mento mentre l’arbitro l’ammoniva e venni espulso. Fu il cartellino rosso più appagante della mia carriera. (Commentando la partita contro la squadra argentina dell’Estudiantes)
- Non sa calciare col piede sinistro, non sa colpire di testa, non sa contrastare e non segna molto. A parte questo, è a posto. (Su David Beckham)
- Bere mi piaceva sempre di più e finii per ubriacarmi al punto che il seguito del più grande giorno della mia carriera di calciatore per me è solo un buco nero. Non ricordo di essere uscito dallo stadio e non ricordo di essere andato alla cena ufficiale del Russel Hotel, anche se mi dicono che ero presente. (Dopo la vittoria in Coppa dei Campioni del 1968)
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le migliori frasi e citazioni di George Best
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