Voce provocatoria e libera del Novecento ancora oggi è ricordata con l’appellativo di “scrittrice corsara” in omaggio alla sua capacità di combattere e di affermare le proprie opinioni. Natalia Ginzburg è una voce inconfondibile della letteratura italiana, riconoscibilissima già nei suoi incipit sferzanti, nel suo lessico nitido e perfettamente esatto in cui ogni parola appare esattamente al suo posto.
I suoi libri hanno uno sguardo femminile - danno voce a bambine, donne adulte, anziane - e la capacità di cogliere la vita esattamente nel suo farsi pure con i suoi attimi di noia e di malinconia.
Il 14 luglio 1916 nasceva a Palermo Natalia Levi, meglio nota con il cognome del marito Ginzburg che porrà a suggello delle proprie opere.
Era figlia del professore universitario antifascista Giuseppe Levi che fu processato e in seguito condannato per le sue posizioni politiche. Natalia Ginzburg crebbe a Torino, sua città d’elezione, dove ricevette un’educazione intellettuale portando a termine gli studi classici. Nel 1933 pubblicò il suo primo racconto, dal titolo I bambini, sulla prestigiosa rivista letteraria Solaria. Fu il suo esordio di scrittrice. Il suo primo romanzo, La strada che va in città, invece lo avrebbe pubblicato nel 1942 con lo pseudonimo di Alessandra Tornimparte.
Quello stesso anno avrebbe sposato Leone Ginzburg, docente universitario di letteratura russa, che sarebbe stato condannato al confino per la sua attività antifascista. Con il marito Natalia fu tra le storiche fondatrici della casa editrice Einaudi. In seguito sarebbe stata molte cose: giornalista, scrittrice affermata, persino prima traduttrice italiana di Marcel Proust.
Una bellissima frase su Natalia l’ha detta l’amico Elio Pecora che in poche parole ci restituisce tutta l’essenza corsara della scrittrice.
Una sera che si parlava del morire lei si disse sicura che sarebbe rinata. E che sarebbe rinata identica.
Ma l’essenza più profonda di Natalia Ginzburg ce la restituiscono le sue parole, per questo oggi in occasione dell’anniversario della nascita abbiamo deciso di ricordarla con i suoi libri e le sue frasi più belle.
Frasi tratte da La strada che va in città
- La campagna era silenziosa intorno a me e non vedevo più la città, non vedevo ancora la nostra casa ed ero sola sulla strada vuota, con in cuore quello spavento. C’erano delle ragazze che andavano a scuola, andavano al mare d’estate, ballavano, scherzavano fra loro di sciocchezze. Perché non ero una di loro? Perché non era così la mia vita?
- Domandai com’era questa sua fidanzata e perché non me la faceva mai vedere, e lui mi disse che aveva le ali e la coda e un garofano nei capelli.
- Mi diventava sempre più difficile pensare a lui, alla faccia che aveva e alle cose che diceva sempre, e mi sembrava già così lontano che metteva paura pensarci, perché i morti mettono paura.
- Quello che m’ha fatto soffrire, è stato sapere che avrai un bambino, che tu con questa faccia, con questi capelli, con questa voce, avrai un bambino e forse gli vorrai bene, forse diventerai a poco a poco un’altra, e io cosa sarò per te? La mia vita non cambierà e io continuerò a andare in fabbrica, a fare il bagno nel fiume d’estate, a leggere i miei libri. Una volta ero sempre contento, mi piaceva guardare le donne, mi piaceva girare in città e comperarmi dei libri, e intanto pensavo a tante cose e mi pareva d’essere intelligente. Mi sarebbe piaciuto che avessimo un bambino insieme. Ma non ti ho mai neanche detto come ti volevo bene. Avevo paura di te.
- Si dice che una casa dove ci sono molti figli è allegra, ma io non trovavo niente di allegro nella nostra casa… Odiavo la nostra casa. Odiavo la minestra verde e amara che mia madre ci metteva davanti ogni sera e odiavo mia madre.
- Passavo le giornate a letto e verso sera mi alzavo, mi dipingevo il viso e uscivo fuori, con la volpe buttata sulla spalla. Camminando mi guardavo intorno e sorridevo con impertinenza.
La strada che va in città
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Frasi tratte da Lessico famigliare
- Aveva mia madre quella sua natura cosí lieta, che investiva ed accoglieva ogni cosa, e che di ogni cosa e di ogni persona rievocava il bene e la letizia, e lasciava il dolore e il male nell’ombra, dedicandovi appena, di quando in quando, un breve sospiro.
- Basta una parola, una frase: una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia.
- La quotidiana solitudine è l’unico mezzo che noi abbiamo di partecipare alla vita del prossimo, perduto e stretto in una solitudine uguale.
- Io ricorderò sempre, tutta la vita, il grande conforto che sentii nel vedermi davanti, quel mattino, la sua figura che mi era così familiare, che conoscevo dall’infanzia, dopo tante ore di solitudine e di paura, ore in cui avevo pensato ai miei che erano lontani, al Nord, e che non sapevo se avrei mai riveduto; e ricorderò sempre la sua schiena china a raccogliere, per le stanze, i nostri indumenti sparsi, le scarpe dei bambini, con gesti di bontà umile, pietosa e paziente. E aveva, quando scappammo da quella casa, il viso di quella volta che era venuto da noi a prendere Turati, il viso trafelato, spaventato e felice di quando portava in salvo qualcuno.
- Era in lui la paura, il vortice dell’imprevisto e dell’inconoscibile, che sembrava orrendo alla lucidità del suo pensiero; acque buie, vorticose e venefiche sulle rive spoglie della sua vita.
Lessico famigliare
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Recensione del libro
Lessico famigliare
di Natalia Ginzburg
Frasi tratte da Caro Michele
- Non si amano soltanto le memorie felici. A un certo punto della vita, ci si accorge che si amano le memorie.
- È vero che a un certo punto della nostra vita i rimorsi li inzuppiamo nel caffè la mattina come biscotti.
- Purtroppo è raro riconoscere i momenti felici mentre li stiamo vivendo.
Noi li riconosciamo, di solito, solo a distanza di tempo. - Ho scoperto che la gente a conoscerla un poco poi fa pena. Per questo si sta così bene con gli sconosciuti. Perché non è ancora cominciato il momento in cui fanno pena e si odiano.
- Ti auguro ogni bene possibile, e spero che tu sia felice, ammesso che la felicità esista. Io non credo che esista, ma gli altri lo credono, e non è detto che non abbiano ragione gli altri.
- A un certo punto della vita i rimorsi li inzuppiamo nel caffè la mattina con i biscotti.
Caro Michele
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Recensione del libro
Caro Michele di Natalia Ginzburg letto da Nanni Moretti
Frasi tratte da Le voci della sera
- - E allora che effetto ti faccio, nella mia cornice? - dissi.
Eravamo là nella stanza di via Gorizia, e io stavo sdraiata sul letto, e il Tommasino era seduto al tavolo, coi due gomiti appoggiati al tavolo, e fumava.
- Un effetto sinistro, no? – dissi.
- E io? – disse. – Che effetto ti faccio, nella tua cornice, io?
- Tu, - dissi, - ci sei sempre, nella mia cornice. Non te ne vai mai. - Una persona, a un certo momento, non vuole più vedere in faccia la propria anima. Perché ha paura, se la guarda in faccia, di non trovare più il coraggio di vivere.
- – La felicità, – lui disse, – sembra sempre niente, è come l’acqua, e si capisce solo quando è perduta.
– È vero, – lei disse. E pensò un poco, e disse:
– E anche il male che noi facciamo, è cosí, sembra niente, sembra una sciocchezza, acqua fresca, mentre lo facciamo. Se no allora la gente non lo farebbe, starebbe piú attenta. - Ce ne stiamo quasi sempre zitti, perché abbiamo cominciato a sotterrare i nostri pensieri, bene in fondo, bene in fondo dentro di noi. Poi, quando riprenderemo a parlare, diremo solo delle cose inutili.
Le voci della sera
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Frasi tratte da Le piccole virtù
- Strappate dolorosamente al silenzio, vengono fuori le poche, sterili parole della nostra epoca, come segnali di naufraghi, fuochi accesi tra colline lontanissime, flebili e disperati richiami che inghiotte lo spazio.
- L’amore alla vita genera l’amore alla vita.
- Quell’esilio scomodo, pieno di neve e fuliggine era l’unico tempo della felicità.
- I sacrifici non hanno alcun premio, e le cattive azioni non sono punite, ma anzi a volte lautamente retribuite in successo e denaro.
- Le gioie maggiori della nostra vita sono fuori della realtà.
Le piccole virtù
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Recensione del libro
Le piccole virtù
di Natalia Ginzburg
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Natalia Ginzburg: le frasi più belle della scrittrice corsara
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