

Mariapaola Pesce, autrice di numerosi albi illustrati e romanzi per ragazzi, è ora in uscita in libreria con Indizi per posta, un giallo pubblicato da Pelledoca Editore nella collana Neroinchiostro, dedicata a misteri, investigazioni e avventure. Per Pelledoca, sempre nella collana Neroinchiostro, nel 2022 era già uscito Le regole della rabbia.
Non solo autrice, Mariapaola Pesce è anche editor, ghostwriter e coach con l’etichetta Ararat, organizza festival, e dal 2022 fa parte dell’agenzia letteraria Majestic.
"Un coach non insegna a scrivere, ma a riconoscere cosa funziona e cosa fa perdere tempo e energia, e offre sguardi"
- La storia del tuo nuovo romanzo, Indizi per posta, inizia quando il protagonista, Riccardo Maurici, riceve una busta con dentro frammenti misteriosi e apparentemente senza senso, accompagnati da un messaggio. Com’è nata questa idea?


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Nasce da un fatto vero che mi è accaduto: mio marito ha davvero ricevuto una busta piena di ritagli e frammenti sconnessi, vecchie foto e biglietti strappati… Dopo aver pensato a uno scherzo, abbiamo capito che era solo un errore, perché era stata spedita una busta che doveva finire nel bidone del riciclo… ma intanto l’idea di un mistero contenuto in quei ritagli era partita!
- Chi ha mandato la famosa busta a Maurici e come riesce lui a scoprirlo?
Maurici scrive gialli di successo per ragazzi e uno dei suoi lettori ha particolare stima per lui e i suoi libri, al punto che quando si trova in difficoltà si rivolge proprio a lui. E fa bene, direi, perché Maurici, facendo appello alle sue doti di “investigatore”, ricostruisce prima la “trama” che c’è dietro a quel messaggio, e poi, facendosi aiutare da una vicina di casa, anche come contattare il misterioso mittente. Ma di più qui non ti dico!
- Riccardo Maurici è scrittore di una serie di gialli con l’investigatore Fox e si trova suo malgrado nelle vesti di detective. Come descriveresti il tuo protagonista? E il suo? Come ti sei trovata a scrivere di un personaggio che è a sua volta autore di gialli, come te?
Io immagino Riccardo Maurici snello, sportivo, un tipo interessante senza essere vistoso; diciamo che si sente un po’ più giovane di quanto sia, e ama il rock. Ah, preferisce vivere solo, perché ama trovare tutte le sue cose esattamente dove le ha lasciate, la scrivania pulita, i fogli ben impilati sul tavolo, la sua routine ben programmata. Ben diverso da Fox, il suo protagonista, un belloccio che vive in un mondo dorato e avventuroso, tra belle ragazze, truffatori internazionali e tecnologia avanzata!
Scrivere di Maurici è stato divertente, soprattutto perché io adoro il giallo in tutte le sue forme, e mi ha permesso di sperimentarmi con un buon collaboratore!
- Nella storia compaiono anche dei veri investigatori, come Ilaria Corradi. Come sono nati e che ruolo hai dato loro?
Ilaria Corradi deve la sua vita a Elena Pagani, poliziotta specialista in identikit, in forza alla Scientifica di Mantova che nel 2017 ha incastrato lo stupratore di Rimini, disegnando il suo volto grazie alla collaborazione di una vittima. Il suo disegno a una comparazione biometrica lineare è risultato corrispondente al 98,7% al vero volto dell’indagato. Mi ha colpita, e ho pensato che Ilaria dovesse avere la sua stessa grinta.
- Il professore Vittoria è il padre della ragazzina rapita. Di che cosa si sta occupando e qual è il ruolo delle sue ricerche nella storia?
Il professore si occupa di ricerca medica nell’ambito delle malattie rare, quelle che spesso colpiscono percentuali minime della popolazione, per esempio la sclerosi multipla. È uno studioso serio e responsabile, che si trova coinvolto in una vicenda difficile come il rapimento della figlia per un equivoco: qualcuno, a lui vicino in maniera apparentemente senza secondi fini, si rivela un truffatore equivoco e manipolatore.
- Sei autrice di romanzi per ragazzi ma anche di albi illustrati, due generi di scrittura molto diversi tra loro. Quale dei due generi ti riesce più facile e come affronti la scrittura di uno o dell’altro?
È vero, mi sono sperimentata in vari generi. Quando ho cominciato, non tanto presto, venivo da un mondo del tutto diverso, nessuno mi conosceva, e potevo permettermi di rischiare, perché non avevo nulla da perdere… così ho provato, e ho scoperto che mi piace cambiare, misurarmi, a seconda dell’idea, con il genere più adatto. La cosa che mi piace davvero molto, e che a mio parere mi riesce bene, sono i dialoghi: amo contrapporre opinioni differenti, creare conversazioni, immaginare cosa fanno i personaggi mentre discutono. E questo funziona bene per la narrativa e per il fumetto, genere in cui ho pubblicato quattro biografie e ne ho scritta una quinta che uscirà il prossimo anno.
- Sei anche editor, coach, agente letterario, insegnante in laboratori di scrittura creativa. Queste attività come interagiscono tra loro e con le tue pubblicazioni?
Confluisce tutto in un grande fiume che scorre, raccogliendo e portando con sé idee e progetti. Alla base di tutto c’è il mio desiderio di far nascere storie, che siano mie o di altri a cui do una mano a scrivere o pubblicare, sia come agente che come “zia” che supporta e accompagna.
- Ararat, che cos’è questa sigla misteriosa? Chi ne fa parte e di cosa vi occupate?
Con questa etichetta Loredana Erbetta (autrice e sceneggiatrice per l’animazione) e io progettiamo e conduciamo il festival 9mbreinlibro, nato da un’idea di Davide Calì nel 2020, coadiuvate da Valentina Mansone (autrice e giornalista radiofonica). In questo festival online invitiamo editori, intervistiamo i loro autori e illustratori, facciamo incontrare i lettori e gli aspiranti autori con i libri e il mondo che sta dietro.
Loredana e io poi organizziamo corsi, attività per le scuole, progetti per editori… insomma, tutto quello che ci viene in mente che sia legato al libro per ragazzi e al circo che gli gira intorno!
- Che consigli potresti dare a chi vorrebbe dedicarsi alla scrittura, in particolare per ragazzi?
Direi prima di tutto e allo sfinimento di leggere il più possibile. Autori italiani e stranieri, per assorbire modalità e stili differenti, e mettere a paragone le proposte. Poi direi di frequentare saloni, fiere, e ogni occasione in cui ci sia la possibilità di incontrare autori e editori (soprattutto questi!) per capire cosa c’è davvero dietro a un libro, non solo quello che appare dai social. Qualche corso può essere utile per mettersi alla prova. E poi si scrive. È il solo modo per capire cosa funziona.
- Che cosa può fare il coach letterario per uno scrittore?
Può aiutare a trovare un proprio metodo, a uscire da periodi di stanchezza creativa o di impaccio per sviluppare una storia. Un coach non insegna a scrivere, ma a riconoscere cosa funziona e cosa fa perdere tempo e energia, e offre sguardi… cosa c’è di meglio?
- Una carriera professionale molto varia e molti traguardi raggiunti. Che cosa vedi ancora nel tuo futuro?
Io direi che vedo ancora l’inizio del sentiero, per cui so di avere tantissima strada da fare. So che ho in testa un paio di romanzi che voglio scrivere per cercare di rispondere ad alcune domande che mi ronzano in testa, e che voglio siano proprio buoni, scritti con attenzione e cura. Mi piacerebbe continuare a cercare nuove penne e nuove voci, e ho il grande desiderio di fare esperienza all’interno di una casa editrice… Chissà?
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Mariapaola Pesce, in libreria con “Indizi per posta”
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