La novella Nedda è un testo significativo della produzione di Giovanni Verga perché segna la conversione al Verismo dell’autore.
Probabilmente per questo motivo il brano è stato è stato selezionato tra le tracce di analisi del testo dell’esame di maturità 2022.
La novella narra la storia di Nedda, personaggio emblematico dei cosiddetti Vinti narrati dalla penna di Verga. La ragazza è una raccoglitrice di olive che lavora in modo saltuario per mantenere la madre malata. La vita di Nedda è un susseguirsi di stenti e privazioni, e neppure l’amore le porterà una nuova speranza.
Il testo originale dell’opera, dal titolo Nedda. Bozzetto siciliano, fu pubblicato il 15 giugno del 1874 sulla Rivista Italiana e nello stesso anno dall’editore Brigola a Milano. Infine la novella confluirà in una raccolta dal titolo Primavera, edita nel 1876, in cui saranno raccolti altri racconti di ispirazione siciliana.
Scopriamo in modo più approfondito trama, analisi e tematiche della novella di Verga.
Nedda di Giovanni Verga: trama
In questa novella Giovanni Verga rappresenta la realtà così com’è, in modo oggettivo e reale senza filtri né lirismi, per questo motivo il testo è considerato un caposaldo del Verismo.
La novella narra la misera vita di Nedda che non rappresenta una parola consolatoria, ma un nudo spaccato di verità.
La giovane lavora da mattina a sera nei campi come raccoglitrice di olive, stremata dalla fatica, per poter curare la madre malata. Un giorno incontra un giovane contadino, Janu, di cui si innamora, ma neppure l’amore le porterà la salvezza. Nedda rimane incinta e, in quanto ragazza madre, le viene rifiutato ogni lavoro: la gente la evita e la schernisce.
La cattiva sorte poi colpisce impietosa. Una mattina il marito di Nedda, malato di febbre malarica, cade dalla scala su cui stava lavorando e muore. La giovane donna si trova quindi da sola a dover provvedere alla famiglia e al bambino che sta per nascere. Quando scopre che il figlio non è un maschio, Nedda piange. La nuova nata è debole e rachitica. La donna non riesce a sfamare la bimba, che così muore di magrezza.
Nel finale la giovane contadina ringrazia la Madonna per aver fatto morire la figlia ancora in fasce e averle così risparmiato una vita di stenti.
Nedda di Giovanni Verga: analisi della novella
Il personaggio di Nedda apre la schiera del cosiddetti “Vinti”. La giovane contadina annientata dalla miseria sembra anticipare Rosso Malpelo, I Malavoglia e Mastro Don Gesualdo.
Proprio come Rosso Malpelo anche Nedda è una novella di denuncia: Verga critica una società che non sa soccorrere i più deboli e anzi li schiaccia operando una sorta di selezione naturale guidata da logiche imperscrutabili.
Come tutti i Vinti anche Nedda non ha modo di evitare il suo tragico destino, che in questo caso le toglie la cosa più preziosa, la figlia, frutto del suo amore per Janu. Nella scena finale la giovane madre cerca affannosamente di scaldare la figlia morta con l’alito e coi baci.
La società appare con il volto del pregiudizio popolare: nessuno, a parte uno zio curato, si preoccuperà di aiutare Nedda. Tutti invece condannano il suo stato di ragazza-madre quasi si trattasse di un sacrilegio.
Il personaggio di Nedda è in un certo senso anticipatore degli altri personaggi poi trattati da Verga nella raccolta Vita dei campi edita da Treves nel 1880.
Possiamo percepire una congiunzione tra la sventurata ragazza siciliana e Jeli il Pastore o L’amante di Gramigna.
Verga utilizza un narratore esterno per narrare l’intera vicenda; a differenza di Rosso Malpelo non c’è alcuna distanza tra l’autore e il soggetto narrato, come si rivela nell’incipit. Come osserva Romano Luperini nel saggio Verga e la novella moderna, l’autore è presente direttamente sulla scena narrativa, gestisce la narrazione in prima persona e riempie i vuoti, mentre le sventure della protagonista si presentano in successione, senza che nessuna di queste abbia un rilievo decisivo: il narratore da un lato interpreta e difende il comportamento di Nedda, dall’altro ricuce i singoli episodi in una tessitura narrativa organica.
I personaggi presentati da Verga sono sempre esseri puri e incontaminati, fondamentalmente buoni, che vengono tuttavia corrotti e infine distrutti dalla società che li circonda e dalla legge suprema della “roba”, il denaro, la necessità economica che governa la vita.
Emerge fortemente il contrasto tra i protagonisti, umili e rassegnati, placidi come animali, e il resto della società che invece vive nel mondo dell’agiatezza e del denaro. Nedda, nonostante tutti i soprusi subiti, non si ribella mai alla sua condizione ma la accetta con pazienza e sottomissione: nel finale addirittura prega ringraziando la Madonna per aver preso con sé la madre e la figlia, nella serenità della vita eterna.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Nedda”: analisi e significato della novella di Verga nelle tracce della Maturità
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