È un canto di vita quello di Ada Negri, grande poetessa italiana del Novecento purtroppo spesso dimenticata.
Nata a Lodi nel 1870 da una famiglia modesta, Ada è stata la poetessa della classe operaia. Lavorava come insegnante, la definirono la “maestra proletaria” perché fu una delle prime a denunciare attraverso la scrittura la miseria contadina. Al principio la sua fu quindi una poesia di denuncia, che le valse il soprannome de “La Vergine rossa” in riferimento al comunismo.
Col trascorrere degli anni la poesia di Ada Negri tuttavia si fece più intimistica, un canto interiore dedicato ai sentimenti, alle tracce della memoria trasformandosi in narrazione autobiografica.
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Il tratto distintivo della sua poetica è dato tuttavia dalla semplicità della parola che diventa strumento di riflessione. I testi di Ada Negri non hanno bisogno di essere spiegati, sono evocativi e perfettamente compiuti in se stessi.
Pasqua, lirica contenuta nella raccolta Poesie e prose (Mondadori, 2020), è una poesia che si presta perfettamente alla celebrazione del periodo pasquale.
Parla di primavera e di rinascita, due stati d’essere a ben vedere intrinsecamente legati che esemplificano al meglio l’atmosfera della Pasqua. La resurrezione di Cristo allieta il cuore dell’uomo, così come la primavera fa fiorire i prati e sbocciare i fiori dopo un lungo inverno.
Tutto il componimento sembra pervaso da una forte, inesauribile e contagiosa carica vitale.
Scopriamo testo e analisi della poesia.
Pasqua di Ada Negri: testo
Io canto la canzon di primavera,
andando come libera gitana,
in patria terra ed in terra lontana,
con ciuffi d’erba ne la treccia nera.E con un ramo di mandorlo in fiore
a le finestre batto e dico: Aprite,
Cristo è risorto e germinan le vite
nove e ritorna con l’April l’amore!Amatevi fra voi, pei dolci e belli
sogni ch’oggi fioriscon su la terra,
uomini della penna e de la guerra
uomini de le vanghe e dei martelli.Schiudete i cuori: in essi erompa intera
di questo dì l’eterna giovinezza;
io passo e canto che vita è bellezza,
passa e canta con me la primavera.
Pasqua di Ada Negri: analisi
Pasqua è una poesia strutturata come un canto: dodici versi divisi in quartine scandite da rime incrociate. Può essere letta come una melodia e forse questo era l’intento di Ada Negri quando la compose: realizzare un canto di vita.
La poetessa si identifica in una “libera gitana” che danza in ogni terra del mondo obbedendo alla musica invisibile suonata dalla nuova stagione, facendo così di se stessa la personificazione della primavera di cui porta per l’appunto ciuffi d’erba tra i capelli, confondendosi con la natura in una strana metamorfosi beneaugurante.
L’intera lirica si regge sulla metafora intessuta tra la vita eterna di Cristo e la rinascita della natura, di cui il mese di aprile è testimone.
L’elemento religioso in realtà passa in secondo piano, è appena accennato, in versi che sono un inno alla pace, alla speranza e all’amore. Tutta l’atmosfera sembra essere contaminata da un invito alla rinascita e dalla celebrazione di una ritrovata voglia di vivere che viene rappresentata tramite l’immagine di un’eterna giovinezza.
La poesia si apre non a caso con un messaggio di apertura: con la delicatezza di un ramo di mandorlo la poetessa invita ad aprire le finestre e lasciar entrare l’aria nuova, pulita, della bella stagione che si è già annunciata. Quell’imperativo iniziale “Aprite!” racchiude anche un invito ad abbandonare il proprio individualismo e aprirsi agli altri, guardare negli occhi
chi ci sta accanto, comprendere il suo bisogno.
Con la primavera infatti ritorna l’amore e l’intera lirica diventa un invito alla pace tra gli uomini: “Amatevi fra voi” afferma la poetessa in parole che richiamano come un’eco il celebre versetto del Vangelo “Ama il prossimo tuo come te stesso”.
La poesia di Ada Negri racchiude un’esortazione all’amore fraterno e un invito alla pace. Tutti devono amarsi, indipendentemente dalle differenze di classe e ceto sociale: i letterati devono amare i soldati, così come i contadini e gli operai. In un rapido elenco “uomini della penna e della guerra, delle vanghe e dei martelli” la poetessa ricorda che l’umanità è una e inscindibile. E quindi invita tutti a “schiudere i propri cuori” alla rinascita che si annuncia nel giorno pasquale.
L’apertura quindi è duplice e passa dalla dimensione esteriore a quella interiore: dapprima l’invito è ad aprire le finestre e accogliere la primavera, in seguito si fa più spirituale riproducendo l’identico meccanismo nell’interiorità e quindi chiedendo di aprire i cuori e accogliere l’amore dell’altro. La lirica, intitolata simbolicamente Pasqua, si fa portatrice di un messaggio cristiano, ma soprattutto profondamente umano.
Nei versi finali ripetuti “Io passo e canto” la poetessa fa riferimento al suo movimento vivace e volteggiante, ma al contempo allude alla transitorietà della vita nella quale lei riconosce di essere solo di passaggio. Nel suo breve transitare terreno tuttavia si premura di invitare gli uomini ad amare la vita poiché è preziosa.
Pasqua di Ada Negri: commento
L’insegnamento più essenziale Ada Negri lo racchiude in una piccola poesia che sembra essere intrisa della fioritura profumata della primavera, che ci parla di scampagnate all’aria aperta e sole che benedice i volti schiudendoli come fiori in boccio.
È una celebrazione della ciclicità della vita che sempre rinasce: poiché la Pasqua, come la primavera, è una festa dedicata al valore dell’esistenza.
“L’eterna giovinezza” cui Ada Negri si riferisce nel finale della lirica può essere letta come un presentimento: la resurrezione di Cristo in fondo ci dice che la morte non esiste, che la vita torna alla vita, quindi confluisce in un flusso inarrestabile di esistenza, nell’eterno splendore.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Pasqua”: la poesia di Ada Negri dedicata alla rinascita
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Grazie per la profonda bellezza che mi avete donato! 🌻