L’eterna disputa cominciata ormai qualche anno fa tra libro cartaceo e libro digitale non si attenua e sono tante le tesi a favore che chi ama i libri tradizionali ci tiene a ribadire: il cartaceo lo puoi toccare e sentire, lo puoi sfogliare e inserire in una collezione, lo puoi annusare. Ebbene si, l’odore dei libri: chiunque ami i libri o ne abbia mai letto anche solo qualcuno - compresi quelli di testo a scuola - non può non ricordarne il profumo.
La carta dei libri, in particolare quella dei libri invecchiati, emana un odore unico che spesso e volentieri rimane impresso nella mente di tutti coloro che entrano in contatto con la carta stampata.
Perché amiamo il profumo della carta? Lo spiega il chimico inglese Andy Brunning
L’odore dei libri sfogliati tra le mani è qualcosa a cui la stragrande maggioranza dei lettori affezionati alla carta non può proprio rinunciare, continuando a preferire i libri tradizionali alla versione e-book, nonostante gli innumerevoli vantaggi che possedere un e-reader comporta.
Come mai amiamo così tanto questo odore, tanto da considerarlo parte integrante dell’esperienza della lettura, una sensazione senza la quale sarebbe come leggere a metà?
Per spiegare questo fenomeno è intervenuto il chimico inglese Andy Brunning, che ha studiato la composizione della carta stampata invecchiata andando a distinguere gli aromi che ne compongono il profumo e capendo quali sono le componenti che rendono l’odore della carta invecchiata così irresistibile.
L’inglese Andy Brunning ha condotto una serie di studi proprio del suo ruolo di chimico spiegando poi nel suo blog l’origine scientifica di questo curioso legame tra le nostre narici e le pagine dei libri che leggiamo.
In generale la carta - quella dell’epoca moderna meno, quella di un tempo di più - contiene cellulosa e lignina, sostanze che si degradano nel tempo. Secondo Andy Brunning il risultato di questo degradare non è solo l’ingiallimento delle pagine ma anche il rilascio di una serie di composti organici. Proprio da questa reazione scaturisce l’odore di libri invecchiati, che secondo il chimico inglese sarebbe composto da aromi della vaniglia, odori dolci dovuti all’etilbenzene, il profumo di mandorla dato dal benzaldeide e l’odore di fiori che sprigiona l’etilesanolo. Et voilà, ecco la spiegazione scientifica del mistero.
C’è da dire che i libri che leggiamo oggi sono meno sottoposti a questo tipo di degradazione delle sostanze poiché la carta ha una qualità migliore di quella a cui eravamo abituati in passato. Proprio quella carta, quella dei libri che più si ingialliscono, è quella che emana quell’odore di cui gli amanti dei libri non possono proprio fare a meno.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Perché amiamo il profumo dei vecchi libri? Ce lo spiega la scienza
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