La notte di Halloween si avvicina con i suoi presagi oscuri, i sortilegi misteriosi e le sue tenebre popolate da streghe, demoni e fantasmi.
Cos’è la paura? È una domanda sulla quale la letteratura si è a lungo interrogata sin dall’inizio dei tempi. La paura come prodotto della psiche umana appare infatti, sotto varie forme, in numerosi romanzi, saggi, racconti. Ogni storia diventa così un mondo per sfidare la paura a volto scoperto oppure, se questo non è possibile, tentare almeno di indagarla nei suoi abissi più insondabili.
La paura in letteratura
Negli anni i fatti e i fenomeni che impressionano e fanno orrore all’umanità si sono modificati sensibilmente, eppure ci sono paure primigenie, ancestrali che ci ispirano terrore da sempre, come quella della morte. Quest’ultima, a ben vedere, appare di rado nei racconti e nelle storie del terrore nella sua pura forma. Ciò che più di ogni altra cosa ci incute timore - e che gli scrittori magistrali sapientemente ricreano - è ciò che non si vede. È il non detto, il non visto, quello che davvero inquieta, fa scorrere i brividi lungo la schiena, imperla la fronte di sudore ansioso. Perché non possiamo governare l’invisibile, l’inconoscibile, tutto ciò che sfugge alle facoltà umane ci coglie inermi, impotenti, impreparati di fronte all’ignoto. Non a caso l’etimo “paura” deriva dal latino “pavor” che a sua volta deriva dal verbo “paveo” che significa percuotere: è dunque qualcosa che ci scuote, che ci abbatte, che potenzialmente è in grado di annientarci.
I più abili scrittori hanno saputo governare questa “paura dell’ignoto” trasfondendola sulla pagina in una narrazione che al lettore non lascia scampo, come una ghigliottina. L’origine della letteratura dell’orrore viene facilmente ricondotta alla metà del XVIII secolo, in Inghilterra. In quel periodo si sviluppò il genere cosiddetto gotico che raccontava di misteri, sparizioni, fantasmi, delitti compiuti in vecchi manieri. Di certo il più audace precursore dell’attuale romanzo horror.
Il primo romanzo gotico è, a giudizio della critica, Il castello di Otranto di Horace Walpole pubblicato nel 1764. Tuttavia, a un’indagine più profonda, come lettori capiamo che il sentimento della paura non può essere ridotto a una storia di maledizioni e fantasmi. La paura che ha sembianze mostruose, di vampiri ed orchi, la conosciamo nell’infanzia quando ancora ci attanaglia l’angoscia del buio. La paura adulta ha invece un altro volto, che per certi versi ricorda lo spettro della follia.
Questa prospettiva della paura è stata meglio indagata nei racconti: narrazioni per definizione più brevi dei romanzi che riescono così a mantenere intatto il senso di suspense e inquietudine crescente.
Scopriamo 5 racconti del terrore che, ne siamo certi, vi metteranno i brividi e saranno difficili da dimenticare.
1. Carmilla di Joseph Sheridan Le Fanu
Carmilla è un racconto del 1872 scritto dall’autore irlandese Joseph Sheridan Le Fanu. Protagonista è l’omonima vampira nella cui figura diabolica e sensuale molti intravedono il precursore del Dracula di Bram Stoker pubblicato nel 1897.
Il racconto di Le Fanu è divenuto un classico della letteratura gotica, anche se purtroppo il personaggio di Carmilla è stato oscurato dal più celebre vampiro Dracula. Carmilla, a differenza della sua celebre controparte maschile, è per l’appunto un vampiro femmina, che attrae e si nutre del sangue di giovani fanciulle. La narratrice della storia è infatti la giovane Laura, una ragazza d’origine inglese, pura e ingenua, che nei confronti di Carmilla prova un duplice sentimento: attrazione e repulsione. Riuscirà a sfuggire alle diaboliche grinfie della vampira? Vi lasciamo il dubbio, invitandovi a leggere il racconto.
Carmilla
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2. La maschera della morte rossa di Edgar Allan Poe
Parlando di “racconti del terrore” non si può non citarne il maestro indiscusso, che è per l’appunto Edgar Allan Poe. Ricordiamo uno dei più celebri racconti dal titolo La maschera della morte rossa (The Masque of the Red Death nell’originale Ndr) pubblicato per la prima volta nel maggio 1842 sul Graham’s Magazine.
Nella storia la paura prende le sembianze reali di una malattia: la peste o forse, come ritengono alcuni, un’epidemia di colera. I protagonisti della vicenda sono il principe Prospero e i suoi commensali che si rifugiano nel castello credendo così di sfuggire al male che imperversa in città. Ma mentre preparano un lauto banchetto. Ma allo scoccare della mezzanotte fa la sua apparizione uno strano personaggio che nasconde il proprio volto dietro una strana maschera che ricorda il volto di un cadavere.
Da quel momento lo scoccare del pendolo nelle dodici ore successive scandirà la morte di tutti i presenti.
La maschera della Morte Rossa
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3. L’Horla di Guy de Maupassant
È uno dei più celebri racconti dello scrittore francese Guy de Maupassant. Fu pubblicato per la prima volta nel 1886, e in seguito a una profonda revisione fu riedito nel 1887. Può essere definito come una cronaca lucida della follia.
Il protagonista del racconto è un uomo senza nome che annota sul suo diario la sua indicibile paura. È convinto infatti di essere perseguitato da un essere invisibile. Man man che la storia avanza l’oscuro essere assume sempre più il controllo, giungendo a paralizzare la volontà dell’uomo conducendolo all’apice della pazzia.
Maupassant innesca nel lettore uno stato di inquietudine crescente che va di pari passo con la follia che cresce sino a prendere possesso della mente del protagonista.
L'horla
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4. Reparto numero 6 di Anton Cechov
Il racconto Reparto numero 6 fu scritto da Cechov nel 1892, dopo il ritorno dell’autore dall’isola russa di Sachalin che ospitava una colonia penale, sulla quale scrisse un prezioso libro-inchiesta in cui illustrava le disumane condizioni dei detenuti.
Reparto numero 6 può essere letto come un testo di critica sociale, ma anche come un’invettiva contro la stessa Russia. Si presenta infatti come il resoconto delle condizioni di un padiglione psichiatrico di un ospedale civile della Russia zarista, dove sono internate e rinchiuse cinque persone trattate come bestie.
L’aspetto inquietante e horror del racconto tuttavia è dato, ancora una volta, dall’ingrediente della follia. Sarà proprio la pazzia contagiosa del luogo a impossessarsi anche del medico idealista, il dottor Andrej Effimyc, che si ritroverà infine internato tra i corridoi della clinica come paziente, diventandone prigioniero.
Il reparto numero 6
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5. La lotteria di Shirley Jackson
Il racconto di Shirley Jackson intitolato La lotteria fu pubblicato sul New Yorker nel 1949 e scatenò un pandemonio. Giunsero in redazione lettere indignate e atterrite da parte di lettori che confusero il racconto della Jackson con una storia vera. Era inammissibile, protestavano, certe cose non dovevano succedere.
Nel racconto la scrittrice e giornalista statunitense narrava infatti di una “lotteria” che si svolgeva, ogni anno, nell’atmosfera pastorale di un villaggio del New England in un luminoso mattino di giugno. Si tratta in realtà di una forma di sacrificio umano al quale, naturalmente, nessuno prenderebbe parte volentieri.
Sin dall’incipit il lettore potrà percepire un crescendo di ansia che culmina in una terribile consapevolezza. Ma del resto Shirley Jackson è la maestra dell’inquietudine che riesce a restituire, attraverso la scrittura, la sensazione di attraversare un vicolo buio mentre c’è qualcuno in agguato nell’ombra.
Jackson in questo breve racconto descrive l’orrore che si nasconde nel quotidiano, nella normalità apparente, che proprio per questo motivo non può lasciarci in alcun modo indifferenti.
La lotteria
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Paura, vero? Dovremmo avervi inquietati abbastanza con questi racconti dell’orrore e speriamo di essere riusciti nell’intento.
Ne conoscete altri altrettanto spaventosi? C’è un racconto che non vi ha fatto dormire la notte o che vi ha perseguitato per giorni interi?
Vi aspettiamo, con curiosità, nei commenti.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I 5 racconti più spaventosi della letteratura
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Vi siete dimenticati di Hoffmann.
Anche se scriveva i suoi racconti per la figlia (se non sbaglio di 8 anni) a me hanno sempre ispirato un’inquietudine maggiore dei racconti citati nell’articolo