L’Italia conobbe il genio di Shirley Jackson grazie a Stephen King. Il re dell’horror americano parlò della scrittrice statunitense, originaria di San Francisco, come della sua “maestra”.
Nel volumetto saggistico intitolato Danse macabre (1992), King nominava il romanzo di Jackson The Hauting of Hill House (L’incubo di Hill House, Ndr) definendolo il “miglior romanzo sul soprannaturale dell’ultimo secolo”. L’elogio del maestro del brivido riportò alla ribalta le opere di Shirley Jackson, facendo così riscoprire anche ai lettori italiani, grazie alla casa editrice Adelphi, la scrittura della “regina del perturbante”. Lei stessa si definiva “una strega”, poiché era un’appassionata di magia e sovrannaturale e credeva nei fantasmi. Aveva poi una capacità davvero “stregonesca”: dava voce all’inanimato, nei suoi racconti riusciva a dare parola agli oggetti più innocui, come le forchette, le pentole da lavare e il tostapane, trasformando utensili di uso comune in un potenziale pericolo o in presenze dotate di vita propria.
Esce oggi per Adelphi, in occasione di Halloween, una sua raccolta di racconti inedita, dal titolo La Strega (Adelphi, 2023, trad. Silvia Pareschi). Tre racconti inediti che trascineranno il lettore nel regno “stregato” di Shirley Jackson, dove le zone d’ombra si allargano e tutto ciò che è all’apparenza normale rivela il suo rovescio in un ghigno segreto che sfuma i confini tra realtà e immaginazione.
Leggere Shirley Jackson ad Halloween
L’horror nelle opere di Shirley Jackson si esprime in molti modi: è una sfumatura appena accennata, un senso di inquietudine costante che solitamente deflagra nel finale. Il buio diventa la porta del male, rumori sinistri e porte cigolanti fanno da padrone sulla scena; ma, apparentemente, nulla accade.
L’orrore si insinua in modo graduale in quell’atmosfera peculiare, in bilico tra reale e irreale. Ciò che viene alla luce progressivamente è “l’orrore del quotidiano” che è parte integrante di tutte le vite, la follia che può farsi strada nella realtà più normale, scialba, oziosa e in apparenza immune dalle lusinghe del male.
L’arte della Jackson narratrice è tutta racchiusa nell’uso della psicologia come metafora: perché, lei che soffriva di depressione lo sapeva bene, non esiste nulla di più abissale e impenetrabile della mente di un essere umano.
A dominare nelle pagine della scrittrice è infatti una penombra diffusa, mantenuta con ostinazione, come se una mano serrasse con forza gli scuri delle finestre. Non appaiono creatore mostruose, demoni o fantasmi; non ci sono omicidi o spargimenti di sangue visibili, il senso di paura che Shirley Jackson riesce a sviluppare si annida nell’invisibile, nella lama di luce che si infiltra sotto la porta in bilico tra ombra e chiarore.
La paura che blocca la mente è tutta concentrata nei meccanismi insondabili dell’inconscio: ed è questo non vedere ciò che spaventa ciò che atterrisce tutti noi lettori, mantenendoci di conseguenza avvinghiati alle pagine di questa scrittrice- strega abile nel combinare le parole in una sorta di pozione malefica.
Scopriamo la vita e le opere di Shirley Jackson e il motivo per cui è la scrittrice ideale da leggere il giorno di Halloween.
Shirley Jackson: vita di una scrittrice-strega
Fin da bambina Shirley Jackson credeva di essere “una strega”. Probabilmente lo credeva anche per il pessimo effetto dell’educazione datale dalla madre, che per tutta l’infanzia non le risparmiò alcuna critica riguardo il suo aspetto fisico, definendola “brutta” e tentando in ogni modo di correggerla esteticamente.
La vita di Shirley si intreccia strettamente con le sue storie, mostrandoci il lato oscuro che si insinua nella realtà più banale e quotidiana.
Scrivere per lei divenne ben presto un incantesimo per tenere a bada la vita, sottometterla alle sue leggi e non lasciarla in balia del male più temibile: il caso.
La piccola Jackson mostrò sin da subito un talento innato: a soli sei anni vinse il suo primo premio letterario con la poesia The Pine Tree. La strada del suo avvenire pareva già tracciata: si iscrisse all’università di Syracuse, a New York, laureandosi in giornalismo e lingua e letteratura inglese. Tra i corridoi della facoltà conobbe colui che sarebbe diventato il suo futuro marito, il critico letterario Stanley Edgar Hyman, con cui fondò la rivista accademica The Spectre.
Dopo il matrimonio con Hyman, Shirley iniziò a condurre una vita casalinga che non giovò affatto alla sua salute. Nel 1941 pubblicò su rivista il suo primo racconto, intitolato My Life With R. H. Macy. L’anno seguente nacque il suo primo figlio e la coppia si trasferì nel Vermount.
Mentre la carriera di Stanley Hyman brillava - divenne professore universitario e un critico letterario celebrato - la vita di Shirley Jackson iniziava in parallelo una parabola discendente. Il marito si rivelò un maschilista che preferiva che la moglie restasse in casa a occuparsi dei figli e delle faccende domestiche. Per Shirley la casa divenne così una “prigione dorata” dove vide materializzarsi i suoi incubi peggiori sottoforma di paranoie. Ingrassò, iniziò ad avere continue crisi d’ansia e iniziò ad abusare di tranquillante e anfetamine che accompagnava a un certo vizio per l’alcol che non avrebbe giovato alla sua salute.
Non smise, tuttavia, di coltivare la sua ambizione letteraria. Nel 1948 un suo racconto dal titolo La lotteria apparve sul New Yorker. Quella pubblicazione ebbe l’impatto deflagrante di una bomba: tuttora rimane il racconto per cui furono scritte più lettere al New Yorker. I lettori scrivevano, a tal proposito, lettere spaventose. Una lettrice disse di averlo letto d’un fiato mentre faceva il bagno e di essere stata tentata:
Di immergere la testa sott’acqua e farla finita.
Le lettere continuarono a essere recapitate all’autrice con cadenza regolare per tutto il corso della sua esistenza. Erano lettere di tutti i tipi: riflessioni, proteste, confessioni oppure richieste di informazioni più specifiche sulla storia narrata,
Dieci anni dopo Shirley Jackson, forte del successo ottenuto, avrebbe dato alle stampe il suo primo romanzo L’incubo di Hill House (1959).
Dopo la pubblicazione del suo secondo romanzo Abbiamo sempre vissuto nel castello, nel settembre 1962, Shirley ebbe un esaurimento nervoso accompagnato da una crisi di agorafobia. Da quel momento iniziò a temere gli spazi aperti e a vivere sempre più reclusa tra le mura domestiche. Si racconta che rimase in casa per mesi senza mai mettere il naso fuori dalla porta.
La “strega della scrittura” morì nel sonno, a soli 48 anni, l’8 agosto 1965.
Shirley Jackson: 8 libri da leggere ad Halloween
Scopriamo quali libri di Shirley Jackson leggere il giorno di Halloween.
Il vero capolavoro di Shirley Jackson, che è anche il suo libro più celebrato.
La casa infestata di Hill House diventa metafora di tutte le ossessioni che tormentavano l’autrice: incubi, paranoie, ricerca spasmodica d’amore e paura dell’abbandono. La prova che i veri fantasmi abitano in noi.
L'incubo di Hill House
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2. Abbiamo sempre vissuto nel castello
Un castello desolato in cui vivono gli ultimi superstiti di una famiglia, i cui principali membri sono morti in circostanze misteriose. Protagoniste della storia sono due sorelle, Connie e Merricat Blackwood, e un vecchio zio invalido che farguglia di omicidi. C’è un oscuro ritornello che risuona di continuo - e che non dimenticherete - funghi avvelenati (attenzione alla Amanita phalloides) e un’atmosfera cupa che vi entrerà nelle osa.
Abbiamo sempre vissuto nel castello
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3. La lotteria
Il famigerato racconto di Shirley Jackson che fu pubblicato nel 1948 suscitando le inattese reazioni dei lettori del New Yorker. Al centro della storia c’è il macabro rituale della “lotteria”, un’immaginaria cerimonia sacrificale che si svolge ogni anno nel New England. Si racconta che Shirley ebbe l’ispirazione per la storia mentre faceva la spesa spingendo la carrozzina del suo primogenito.
La lotteria
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4. Lizzie
Un terrificante teatro dell’anima in cui a parlare sono le due personalità della protagonista, Lizzie, preda del suo bipolarismo. Jackson è abile nel riprodurre, attraverso la scrittura, le diverse personalità della ragazza che via via entrano ed escono di scena prendendo il controllo del corpo
Lizzie
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5. Paranoia
Questo volume di racconti uscì in lingua originale nel 2015, curato da due dei figli dell’autrice. Nell’introduzione Laurence Jackson Hyman, il figlio maggiore di Shirley, racconta di essersi trovato di fronte, apre la porta di casa, una scatola di cartone senza traccia di mittente. All’interno si trovavano gli inediti della madre, che era ormai morta da più di trent’anni.
Il libro è stato pubblicato in Italia da Adelphi nel 2020.
Paranoia
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6. La luna di miele di Mr e Mrs Smith
Una raccolta di racconti inediti di Shirley Jackson, pubblicata dopo la morte della scrittrice. L’unico filo conduttore che annoda le storie è il racconto del perturbante che si annida nel quotidiano. Uno tira l’altro trascinandovi in un abisso di paranoia mischiata a humor nero.
La luna di miele di Mrs. Smith
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7. La Meridiana
Una villa monumentale situata in mezzo a un parco diventa teatro di questa commedia nera che vede al centro un bizzarro ritrovo di famiglia. Strane apparizioni di parenti morti e un presagio apocalittico fanno il resto creando un’atmosfera in bilico tra tragico e fiabesco che ricorda al lettore di cosa è capace la penna stregata di Shirley Jackson.
La meridiana
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8. La strega
L’ultima pubblicazione Adelphi delle opere di Shirley Jackson consiste in tre racconti inediti, raccolti nel volume La Strega (Adelphi, 2023, trad. di Silvia Pareschi).
Tutte le storie sono unite da un filo conduttore comune: il perturbante, quella zona d’ombra che Jackson conosce bene e fa da sfondo a tutte le sue narrazioni, dove ciò che è familiare sfuma i contorni noti per rivelarci aspetti, sconosciuti, inaspettati, ai limiti della follia.
La strega
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Allora, avete scelto quale sarà la vostra lettura a tema Halloween?
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Perché leggere Shirley Jackson il giorno di Halloween
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