Cosa significherebbe il processo di regionalizzazione della scuola? L’idea riguarda alcune regioni come Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, che se il procedimento diventa reale potrebbero stabilire in autonomia la propria offerta formativa e il trattamento economico degli insegnanti. Se l’idea trova Salvini d’accordo, la proposta perplime invece Di Maio. I sindacati l’hanno definita un’idea incostituzionale mentre gli insegnanti sono nel bel mezzo di una serie di mobilitazioni che vanno contro questa idea. Vediamo insieme cosa comporterebbe la regionalizzazioni e le ragioni per cui da parte del governo si dice sì mentre da altri lati la proposta è contrastata.
Regionalizzazione scuola: cosa significa e conseguenze
Nell’incontro tra il ministro Stefani e le nove regioni che richiedono l’autonomia differenziata non è stato trovato nessun accordo, almeno per ora. Tutto è cominciato a febbraio, quando è stato dato il via libera dall’attuale governo al processo di regionalizzazione di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Cosa significa regionalizzazione della scuola? Si tratterebbe di differenziare l’organizzazione didattica andando a toccare anche graduatorie e stipendi degli insegnanti. Le tre regioni in questione hanno chiesti di differenziare programmazione, offerta formativa e percorsi di alternanza scuola-lavoro, di decidere in maniera autonoma l’assegnazione di contributi alle scuole paritarie e di regionalizzare sia i fondi statali per il diritto allo studio che il trattamento economico del personale scolastico.
Si tratterebbe, in sostanza, di creare una serie di meccanismi scolastici altamente differenziati in base alla regione e basati sulle risorse economiche delle singole regioni; ciò comporterebbe il venire a mancare dell’unitarietà dell’istruzione.
Regionalizzazione scuola: cosa ne pensa il governo
Come per tanti altri argomenti, il governo giallo-verde si spacca se si parla di regionalizzazione della scuola. Da un lato Salvini, che ha dichiarato che “se qualcuno ha dubbi se li faccia passare” e dall’altro Di Maio, che dice no a una scuola classista.
Il leader pentastellato si è espresso nel corso dell’incontro con il ministro Stefani facendo trasparire una posizione diversa sul tema regionalizzazione scuola rispetto a quella della controparte leghista. Di Maio vorrebbe frenare sulla regionalizzazione della scuola, come si evince dalle parole che avrebbe pronunciato: “Non vogliamo creare una scuola classista, che penalizzi i nostri figli, gli studenti, a seconda del loro luogo di nascita”.
Non dello stesso avviso Salvini, che invece preme sull’acceleratore, replicando a Di Maio come ha riportato Repubblica: “Se qualcuno ha dubbi se li faccia passare perché c’è nel contratto di governo. Abbiamo lavorato come matti, i governatori hanno lavorato e il ministro Stefani ha lavorato. È ora di fare e di mettere il primo mattone perché è un passaggio storico che fa bene a tutti e non solo a Veneto, Emilia Romagna e Lombardia ma a tutta Italia”.
Regionalizzazione scuola: cosa ne pensano sindacati e insegnanti
I sindacati hanno più volte definito la regionalizzazione della scuola un procedimento incostituzionale dando il via a proteste online e anche a giornate di sciopero a partire da febbraio. L’incostituzionalità dell’idea starebbe nel fatto che, procedendo con la regionalizzazione, si verrebbe a creare una scuola con nette differenze e squilibri sul territorio nazionale. Le regioni più ricche creerebbero una scuola migliore differenziata in base alle risorse economiche di ogni territorio. I diversi standard qualitativi dell’istruzione emergerebbero presto, dando una formazione di qualità differente a bambini e ragazzi in base a dove nascono e fornendo così un servizio che va contro le pari opportunità.
In questo senso gli insegnanti di tutta Italia protestano e si sono uniti raccogliendo firme e organizzando scioperi: il prossimo, già in programma, è lo sciopero scuola del 17 maggio.
Cosa contestano i docenti? La questione della diversificazione degli stipendi e, più in generale, delle spese destinate alla scuola che porterebbe la categoria insegnanti a dividersi in insegnanti di prima scelta e insegnanti di seconda scelta. Anche in questo caso, come per gli studenti, alla classe docenti dovrebbe venir assicurata la parità di retribuzione a livello nazionale.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Regionalizzazione scuola: come funziona, cosa comporta e a che punto siamo
Naviga per parole chiave
News Scuola
Lascia il tuo commento