Una delle capacità fondamentali che uno scrittore deve possedere o, comunque, cercare di sviluppare quanto più possibile è l’arte della descrizione.
Tra le infinite modalità con cui potrebbe essere definita la letteratura potrebbe essere contemplata anche la massima “far vedere ciò che si pensa”. Una premessa, non così banale come si potrebbe pensare in prima battuta, contenuta nella massima appena citata è avere qualcosa a cui si pensa o, meglio, avere qualcosa da dire. Avere, in altre parole, il contenuto del nostro testo in mente, il significato della nostra storia che, secondo le preferenze e le capacità, potrebbe trovare la propria realizzazione in un racconto o in un romanzo.
I temi e le loro forme
Tradizionalmente i temi della narrativa riguardano i vari aspetti della condizione umana: l’amore e la morte, la religione e la giustizia, le origini e il destino, la sofferenza e l’aspirazione alla felicità, le scelte morali e politiche che l’uomo compie. Si tratta di aspetti fondamentali dell’esperienza umana che costituiscono spunti di riflessione da cui partire per scrivere differenti tipologie di testi, quali:
- le opere filosofiche che, pur contemplando generi molto differenti tra loro e in alcuni casi molti vicini a quelli letterari, analizzano questi temi argomentandoli razionalmente ma non narrandoli;
- le opere letterarie che assumono questi temi come presupposti, come idee, sulle quali articolare la storia;
L’arte della descrizione
Che cos’è allora che fa la differenza tra un’opera filosofica, un trattato scientifico e un’opera letteraria? Lo scrittore non può limitarsi a dire ma deve descrivere, in altri termini, deve “far vedere” ciò che pensa perché, altrimenti, se lo scrittore si limitasse a dire ciò che pensa, di fatto, non darebbe vita ad alcun corpo narrativo.
Tra le varie modalità con cui uno scrittore può dar vita al corpo narrativo della sua storia, è possibile segnalare le seguenti pratiche:
- suscitare nel lettore una reazione emotiva, facendo vedere come stanno le cose e non esponendole in modo più o meno elaborato;
- esprimere, con azioni e parole dei personaggi, la loro condizione interiore e non dire come si sentono. Se il protagonista maschile di una storia dice: «Ti amo» alla protagonista femminile, è ben chiaro che l’effetto raggiunto è molto diverso da un enunciato (inserito all’interno del racconto o del romanzo) in cui si dice che la protagonista femminile si sente amata;
- Un obiettivo che addirittura oltrepassa la descrizione e che ogni scrittore si prefigge, è quello di far sentire, ovvero di trascendere i propri pensieri e di andare al di là del semplice enunciato, sia con la narrazione che con il linguaggio.
Dire e raccontare
Il compito fondamentale che uno scrittore è chiamato ad assolvere è, però, un altro: esprimere, dare un surplus rispetto al mero contenuto ovvero fare in modo che l’opera finita (fosse anche un racconto) racchiuda al suo interno il contenuto, manifestato attraverso la fabula (gli eventi raccontati nel loro ordine cronologico) e, a un livello ancor più raffinato, attraverso l’intreccio (gli eventi raccontati per come sono esposti) e la caratterizzazione dei personaggi. Per far ciò è opportuno tener presente che un qualsiasi testo letterario deve:
- mostrare senza dire, ovvero nascondere tra le righe il vero contenuto: non convincere a livello a razionale ma raccontare una situazione che muova le corde emotive del lettore;
- ottenere la collaborazione e la partecipazione del lettore, non considerandolo un soggetto passivo ma mettendolo nella condizione di fare un esercizio mentale che gli consenta di apprendere cose diverse da quelle che già conosce.
Suggerimenti pratici - Un utile strumento retorico per realizzare il punto precedente è rappresentato, ad esempio, dall’allegoria che deve avere una valenza generale nell’economia del testo: non solo una singola parola che rimanda a qualcos’altro ma, soprattutto, una serie di corrispondenze tra parole, immagini, fatti e situazioni che rimandano a una rete di concetti e di significati nascosti;
- Porsi, prima di iniziare a scrivere, due domande di metodo fondamentali: “Che cosa si vuole dire?” e “Come si vuole dire?”. Sarà dalle risposte a tali domande che discenderanno le scelte operative più adatte per dar vita alla narrazione;
- Esercitarsi nella scrittura di semplici discorsi “detti ma non detti”, ovvero nella narrazione di semplici concetti o fatti che suggerisca un significato tra le righe, suggerito ma non chiaramente articolato nel testo.
Esempi letterari
Questi aspetti basilari della narrazione possono essere individuati in ogni opera letteraria ma, a solo titolo di esempi principe, è possibile ricordare:
- L’Inferno di Dante Alighieri, per la differenza tra significato letterale e significato allegorico;
- La fattoria degli animali di George Orwell, come grande allegoria della degenerazione dell’ideale socialista;
- I Sessanta racconti di Dino Buzzati, dove parole, immagini e trama contribuiscono armonicamente a mostrare un significato più profondo;
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’arte della descrizione: come scrivere un testo descrittivo?
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