Il nuovo tatuaggio di Giorgia Soleri sta facendo il giro del web scatenando la polemica del giorno. L’attivista, influencer e scrittrice, fidanzata di Damiano dei Maneskin, ha rivelato il suo impegnativo tattoo in un video su Instagram che lascia poco spazio all’immaginazione.
Soleri ha mostrato ai suo followers la schiena nuda, completamente ricoperta di parole come se fosse una pagina bianca. Sulla sua pelle sono incise le parole dell’attivista libanese Joumana Haddad, una poesia tratta dalla raccolta Il ritorno di Lilith (L’asino d’oro edizioni, 2009).
Il testo integrale della poetessa libanese è stato impresso sulla schiena di Soleri dall’esperto tatuatore Marco Sorgato nel corso di una seduta durata oltre sette ore. La poesia ricopre l’intera schiena dell’influencer, dalle scapole alle natiche, come una seconda pelle e vuole lanciare un messaggio preciso: io sono così. Nelle parole della poetessa Soleri si identifica totalmente, al punto da volersene fare portavoce attraverso la sua fisicità. Scritto sul corpo, un messaggio che diventa un’affermazione di identità.
Mentre il popolo del web sbraita, inveisce e schiamazza con cicalecci da mercato: “Che hai fatto? Ti sei rovinata” e ironizza con disappunto non richiesto “Sembri il mio banco di scuola”, Giorgia Soleri rivendica con il suo tatuaggio poetico la corporeità della parole che possono diventare materia, persino essenza e rivestirci come un’armatura.
Scopriamo il testo integrale della poesia Sono così, tratta dalla raccolta Non ho peccato abbastanza di Joumana Haddad e chi è la poetessa e attivista libanese cui si è ispirata Giorgia Soleri.
Sono così di Joumana Haddad: testo
Sono così
non ho tempo per i rimpianti
gioco con i destini, mi annoio facilmente
prometto e non mantengo.
Inutile cambiarmi:
La certezza mi è estranea
per l’imbarazzo dell’amore
per l’immaginazione
perché sono devota
solo all’indolenza.
Imprevedibili i miei appuntamenti
sono una fuga prima del tempo
un sole che non basta
una notte che mai si schiude
sono impetuosi sussulti tra la sete e il dissetarsi.
Sono così, un silenzio per raccogliermi,
un lento terrore per disperdermi
un silenzio e un terrore per curare una crudele memoria
non c’è luce che possa guidarmi:
possiedo solo i miei peccati.
Chi è Joumana Haddad, l’attivista libanese cui si è ispirata Giorgia Soleri
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Joumana Haddad è nata il 6 dicembre 1970 a Beirut. È una poetessa, giornalista e attivista libanese. Per anni Haddad è stata caporedattrice delle pagine culturali del più importante quotidiano del suo paese, An Nahar e amministratrice dell’IPAF, la sezione araba del Booker Prize.
La scrittrice è nota al pubblico italiano soprattutto per i suoi interventi giornalistici pubblicati sul Corriere della Sera durante la guerra civile in Libano nel 2006. Tra i tanti articoli fu pubblicata anche una tagliente lettera allo scrittore Amos Oz nel corso del bombardamento israeliano al Libano. Nella lettera Joumana si domandava “Cosa può fare la poesia per il mondo?”.
Nelle sue opere Joumana Haddad ha trasformato la poesia in una forma di attivismo, di militanza. Per lei la poesia è una presa di coscienza dell’atto, dell’esperienza, una sorta di “raddoppiamento della vita”.
La sua scrittura dischiude nuove prospettive sulla visione della donna araba. Le sue poesie aprono una raccolta edita da Mondadori dedicata alla scrittura araba femminile.
Nel 2009 esce per L’asino d’oro edizioni il libro Il ritorno di Lilith, una serie di poesie dedicate al mito di Lilith, la priima donna di Adamo, colei che si rifiutò di essere sottomessa all’uomo. Per questa disobbedienza Lilith fu trasfigurata nell’immaginario collettivo in un demone, una presenza demoniaca, simbolo di trasgressione e lussuria. Da questa raccolta è tratta la poesia cui si è ispirata Giorgia Soleri Sono così.
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Nel 2011 Joumana Haddad ha pubblicato, di nuovo per Mondadori, Ho ucciso Sheherazade una biografia letteraria in cui racconta, con grande coraggio, cosa significhi appartenere all’altra metà del cielo nel mondo arabo-islamico.
Tra le poesie che aprono il libro si trova Non ho peccato abbastanza, una lirica coraggiosa che racconta l’amara lotta ai tabù.
Haddad si serve della poesia come strumento di liberazione e la plasma a sua immagine e somiglianza: per sconfiggere i cliché sulla donna araba è necessario fare uso del corpo, sfruttare una poesia fisica, erotica, una poesia che sia scritta sul corpo, per l’appunto, sull’estrema soglia tra pubblico e privato.
Di questa materialità fisica delle parole si è fatta portavoce a suo modo anche Giorgia Soleri, che con questo imponente tatuaggio vuole forse rivendicare il diritto di una donna di usufruire del suo corpo secondo la propria insindacabile volontà. Joumana Haddad di certo apprezzerà questa rivendicazione. In fondo si tratta, a tutti gli effetti, di una risposta della dignità femminile.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Sono così”: testo e analisi della poesia di Joumana Haddad tatuata da Giorgia Soleri
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