Il 21 aprile di ogni anno si festeggia il Natale di Roma. Secondo la leggenda, narrata dallo storico Marco Terenzio Varrone, l’Urbe fu fondata da Romolo proprio il 21 aprile del 753 a.C..
Per l’occasione la grandiosità di Roma viene commemorata con rievocazioni, cortei e feste in ogni angolo della città.
Tra le tante frasi che spesso vengono utilizzate per omaggiare la ricorrenza vi è una nota citazione che si presta in modo particolare alla celebrazione:
Tu non vedrai cosa al mondo maggior di Roma.
La frase appare ovunque in occasione del 21 aprile, soprattutto sui profili social e nelle didascalie Instagram che accompagnano le meravigliose foto della città. Ma da dove deriva questa espressione? E soprattutto, chi fu il primo a dirla?
Scopriamone origine e significato.
Tu non vedrai cosa al mondo maggior di Roma: origine
La frase in realtà è stata estrapolata da un testo ben più ampio, il Carmen Saeculare composto dal poeta latino Quinto Orazio Flacco.
Il carme fu scritto da Orazio nel 17 a.C. con l’intento di celebrare la grandezza del regno dell’Imperatore Augusto e lo straordinario potere che Roma, all’epoca, vantava sul resto del mondo.
Si tratta di un inno in diciannove strofi saffiche scritte da Orazio su commissione di Ottaviano Augusto.
Il Carmen Saeculares fu cantato il 3 giugno del 17 a.C. sul colle Palatino e, in seguito, sul Campidoglio da un coro di ventisette fanciulle e ventisette fanciulli nel corso dei Ludi saeculares, voluti dall’imperatore Augusto per celebrare l’avvento dell’Età dell’Oro preannunciata dalla IV ecloga di Virgilio.
La nota citazione figura dunque nel carme oraziano. Nell’originale latina la frase recita così:
Possis nihil urbe Roma visere maius
e fa riferimento al Sole al quale Orazio lega l’attributo “divino”. Nel carme il poeta si appella proprio il Sole che sorge e tramonta ogni giorno e quel simbolo eterno di vita rivolge la sua accorata invocazione, che suona come una preghiera:
Sole divino, che sul cocchio luminoso dischiudi
e nascondi il giorno
antico e tuttavia sempre nuovo
sorgi, e tu non vedrai al mondo
cosa maggior di Roma!
Con uno stile aulico e solenne Orazio celebrava la magnificenza di Roma in un inno pagano che assume un connotato quasi sacrale. Nel carme infatti il poeta latino si appella agli Dei: Apollo, Minerva e Diana e alla loro protezione.
La celebrazione tuttavia non riguarda solo il divino, ma fa riferimento anche alle gesta umane che hanno fatto la gloria di Roma. Orazio nel Carmen Saeculare ripercorre interamente la storia dell’Urbe facendo riferimento al “sangue d’Anchise”, il padre di Enea, che fu versato per la città.
Tu non vedrai cosa al mondo maggior di Roma: significato
Nella frase “Possis nihil urbe Roma visere maius” tradotta in italiano con l’efficace “Tu non vedrai al mondo cosa maggior di Roma” o anche nell’espressione “Che non tu possa vedere al mondo cosa maggior di Roma” possiamo cogliete una formula di buon augurio che intendeva celebrare la gloria e la grandezza imperitura dell’Urbe e anche la prosperità e l’abbondanza per i cittadini romani.
Il Carmen Saeculare di Orazio nonostante il passaggio dei secoli non ha perso la sua validità. L’inno composto dal poeta latino per celebrare la pace augustea si è tramutato nel tempo in un inno alla città di Roma e alla sua storia. Spesso però lo leggiamo solo come un canto teso a magnificare lo splendore dell’Urbe e dimentichiamo che il carme era, in origine, soprattutto un poema che narrava la gioia dettata dalla fine di cento anni di guerra.
Con quella frase Orazio voleva certamente onorare la grandezza di Roma, ma anche l’inizio di un periodo - che probabilmente sperava eterno - di pace.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Tu non vedrai cosa al mondo maggior di Roma”: significato e origine della frase
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo News Libri Aforismi e frasi celebri Significato di parole, proverbi e modi di dire Natale di Roma
Lascia il tuo commento