Il governo, a lavoro sulle tematiche scolastiche, si confronta anche con l’utilizzo dello smartphone a scuola e dice sì, dando vita ad un vero e proprio decalogo dal quale emerge fin da subito una chiara differenza tra smartphone e telefonino. Mentre l’utilizzo del primo è concesso, per il secondo resta invariato un no secco e deciso. Utilizzare lo smartphone, infatti, significa fare a meno di chiamate e messaggi: si parla di un utilizzo consapevole del mezzo attraverso l’abilitazione di funzioni che possono facilitare la didattica e aggiungere valore a quest’ultima.
Ecco che allora smartphone sta per geolocalizzazione, social network e applicazioni nei momenti in cui effettivamente il loro utilizzo può apportare un beneficio all’apprendimento e all’insegnamento. Non bisogna andare tanto lontano per trovare esempi calzati: gite scolastiche, visite nei musei, lezioni interattive sono l’aspetto pratico di quanto appare in primo momento qualcosa di più teorico.
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Smartphone a scuola: secondo Fedeli è guardare al presente
Perchè introdurre un utilizzo dello smartphone a scuola consepevole e coerente con la didattica? Secondo il Ministro Valeria Fedeli la decisione non è arbitraria ma necessaria: è impossibile andare contro “la natura del digitale che cambia i comportamenti di una società e i modelli educativi”.
Quello che senza dubbio rimane fondamentale è non cadere nella distrazione e, di conseguenza, in un uso strettamente personale del telefonino che da strumento capace di fornire input e informazioni diviene mezzo fine a se stesso.
Nei lavori per definire il decalogo che regolamenta l’utilizzo dello smartphone nelle classi “la proibizione all’uso personale dei cellulari a scuola rimane, stiamo regolando il loro uso didattico, sotto il controllo del docente"..
I lavori, però, proseguono e la direzione sembra oramai definitiva: un divieto dell’utilizzo dello smartphone a scuola porterebbe inevitabilmente ad una spaccatura netta tra mondo della scuola e quotidianità.
Verso una nuova didattica digitale? Lo smartphone a scuola potrebbe essere solo l’inizio.
Sicuramente c’è tanto da fare e tanto da lavorare, ma l’utilizzo dello smartphone a scuola potrebbe essere davvero solo l’inizio di un nuovo modo di fare didattica e di insegnare.
E questo chiama in causa anche i docenti e gli insegnanti che in qualche modo si trovano inevitabilmente a fare i conti con una continua formazione che corre sempre più veloce e non si arresta.
Diventano fondamentali i centri di ricerca, poli didattici e università che possono essere un vero e proprio volano per il cambiamento tanto atteso: costituire un corpus capace di ostacolare notizie false e contribuire a creare sempre più contenuti di valore, anche e soprattutto in rete.
Ci si aspetta, quindi, una serie di indicazioni su come effettivamente debba essere integrato l’utilizzo dello smartphone durante le ore di lezione, in particolare chiarendo alcuni punti fondamentali come:
- ciò che può essere fatto con lo smartphone
- attività proibite
- eventuali sanzioni previste
- come evitare situazioni di discriminazioni tra gli alunni
Dall’altra parte si pensa all’infrastruttura e alla necessità di una dotazione adeguata che sappia reggere i numerosi utenti che ne fanno utilizzo. In tal senso esiste un piano nazionale per la scuola digitale che ha stanziato fondi per 200 mila euro, dei quali ne sono stati spesi solo la metà.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Utilizzo dello Smartphone a scuola: il governo dice sì, pronto il decalogo
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