Il 25 marzo si celebra il Dantedì, la giornata nazionale dedicata al Sommo Poeta Dante Alighieri.
La ricorrenza è una buona occasione per analizzare le più belle frasi della Divina Commedia che sono entrate nel linguaggio comune diventando modi di dire dell’italiano contemporaneo. Molte citazioni del Sommo Poeta sono infatti usate in tono scherzoso e ironico nella quotidianità, il più delle volte slegate dall’effettivo contesto d’appartenenza.
È il caso del celeberrimo:
Vuolsì così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare.
L’espressione è spesso usata scherzosamente, soprattutto la frase finale “e più non dimandare”, per invitare con autorevolezza il proprio interlocutore a non insistere nel fare troppe domande su una determinata questione e a non farci perdere ulteriore tempo.
Vuolsì così colà dove si puote ciò che si vuole: da dove è tratto il celebre verso?
Il verso è tratto dalla terzina del terzo Canto dell’Inferno:
Caron, non ti crucciare:
Vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare.
La frase è pronunciata da Virgilio che si rivolge al traghettatore infernale Caronte rimproverandolo e chiedendo di lasciar passare Dante attraverso il regno infernale.
Il demonio Caronte, guardiano dell’Inferno, aveva infatti riconosciuto nel Sommo Poeta un’anima viva e lo aveva redarguito imponendogli di allontanarsi dalle anime dannate. Il poeta latino Virgilio allora si fa avanti e con queste parole chiede al guardiano di lasciar accedere Dante al regno degli inferi perché così è stato stabilito da una volontà superiore.
La perifrasi “Vuolsi così colà dove si puote” indica il Paradiso, dove risiede una volontà creatrice superiore e divina alla quale i demoni appartenenti al mondo dell’oltretomba si devono necessariamente sottomettere.
Virgilio ripeterà l’identica espressione anche nel Canto V dell’Inferno, rivolgendosi stavolta a un altro guardiano, Minosse:
Perché pur gride?
Non impedir lo suo fatale andare:
Vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare.
L’espressione usata dal poeta latino ha l’effetto di ammansire immediatamente i mostri e di placare la loro ira. Sia Caronte che Minosse infatti nell’udire quelle parole si fanno da parte e lasciano passare i due pellegrini.
Quel verso ricco di allitterazioni “Vuolsi così colà dove si puote” ha quasi l’effetto di una parola magica, come il moderno “Abracadabra”, che dischiude a Dante le porte dell’inferno. La formula, ormai nota, diventa il lasciapassare per l’Inferno, una specie di passaporto divino per il viaggio nell’oltretomba.
Lo stesso verso con qualche lieve arrangiamento, nella forma “vuolsi ne l’alto”, sarà ripetuto da Virgilio nel Canto VII di fronte al custode Pluto che, come i suoi predecessori, di fronte a quelle parole si farà da parte cedendo il passo ai due viandanti.
Sul piano filosofico questa espressione sottintende l’autorità divina che è superiore a quella degli uomini: “Dio può ciò che vuole”, vi è l’allusione a una sfera quasi metafisica. L’avverbio “colà” indica un luogo deputato alle decisioni, la sede dell’autorità che non può essere messa in discussione. Nei versi di Dante “colà” rappresenta il Paradiso, la dimora divina per eccellenza.
Si ritiene che questa espressione abbia avuto un ruolo importante nella datazione della stesura della cantica dell’Inferno, essendo la prima trascrizione integrale rinvenuta (comprensiva dell’intera terzina del Canto III) di un passo della Divina Commedia.
Vuolsì così colà dove si puote ciò che si vuole: nel linguaggio comune
I versi di Dante sono ormai entrati nella memoria collettiva. Citati in maniera ironica in vignette e meme divenuti virali sul web, oppure pronunciati per darsi un tono intellettuale nelle conversazioni tra amici.
L’espressione “Vuolsì così colà dove si puote ciò che si vuole” oggi viene ripetuta come un ammonimento scherzoso per invitare il nostro interlocutore ad accettare una decisione senza protestare, perché così è stato deciso punto, ed è inutile lagnarsi o insistere con domande inutili sulla questione.
La frase viene anche usata per troncare in maniera gentile conversazioni che altrimenti potrebbero prolungarsi all’infinito.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Vuolsì così colà dove si puote ciò che si vuole”: significato e origine del verso di Dante
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