6.41 - Jean
- Autore: Philippe Blondel
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2014
Bestseller in Francia, il romanzo 6.41 di Jean-Philippe Blondel, giovane insegnante di lingua inglese in una scuola superiore francese, racconta un incontro casuale tra due persone che un tempo, venticinque anni prima, si erano amati.
Cècile è salita sul treno delle 6.41 che da Troyes porta a Parigi. È un treno sempre affollato di pendolari e, complice la consuetudine del lunedì, di inizio settimana non è sollecitata più di tanto a prestare attenzione alle persone o alle cose.
È immersa negli impegni di lavoro che di lì a poco bisognerà adempiere, fornitori da contattare e clienti da soddisfare, e il tempo sembra essere sempre così poco. Poi seguono i pensieri sul marito Luc, ormai sempre più distante, i figli con i loro problemi adolescenziali e i genitori anziani da accudire. Un inizio settimana già senza ossigeno. Ha quarantasette anni e pensa che sia in una età in cui si trova intrappolata tra figli indifferenti e genitori recalcitranti.
“Mi piace sentire il rumore delle porte che si chiudono con forza. Annuncia l’apertura di una parentesi egoista e godereccia. Per le prossime due ore, non ti può capitare più nulla… puoi decidere di immergerti in un romanzo o di lasciarti cullare dalla musica diffusa dalle cuffie. Io non faccio niente di tutto ciò. Io divago. I percorsi in treno sono i rari momenti in cui abbasso la guardia.“
Anche Philippe è salito sul treno. Appena in tempo, (lo stava per perdere) trafelato chiede se il posto accanto a Cècile è libero. È sempre immerso nei suoi pensieri, la sua vita non è per niente facile da quando ha divorziato, e i suoi figli li vede sempre più raramente. I due protagonisti si guardano e l’imbarazzo sembra prendere il sopravvento. Si sono riconosciuti ma rimangono freddi e distaccati. Entrambi seduti l’uno accanto all’altro, con la testa china, tacciono e si stanno chiedendo nel loro intimo come comportarsi, bisognerà salutarsi o no? Sono trascorsi molti anni dal loro ultimo incontro e le loro fisionomie sono cambiate.
Philippe era il bello del liceo, di famiglia ricca e anche un po’ viziato, mentre Cècile non era il tipo di ragazza che faceva girare la testa. Indossava felpe senza forma e vestiti larghi, non era ricca ed era piuttosto timida. A quel tempo erano due giovani ragazzi, immaturi e lei era persa d’amore per lui. La loro relazione arrivò al capolinea durante un viaggio a Londra, in una camera d’albergo. Cècile era gelosa e Philippe, sempre circondato da ragazze molto belle, finì col tradirla. Dal giorno del litigio in quella camera di hotel non si erano mai più incontrati. Cècile è ora una donna di successo, bella ed elegante. Philippe è un impiegato insoddisfatto, con la pancia da bevitore di birra, le spalle cadenti e una leggera calvizie.
“Osservo Philippe Leduc di nascosto. Mi abituo al suo nuovo aspetto fisico... ha perso smalto. Ha un’aria spenta. La cosa seducente, allora, era quella particolare scintilla. Ti dicevi che quel tipo ti avrebbe fatto divertire, nella vita. Un bel fisico, i genitori che gli perdonavano ogni capriccio, nessuna difficoltà. Ecco, adesso sembra davvero incrinato.”
Philippe, dal suo canto, nota quanto Cècile sia ancora una donna giovanile, ben curata e dall’aspetto piacente. Durante il tragitto il ricordo della loro storia d’amore si avvicenderà come un flusso di coscienza attraverso il quale entrambi, e in maniera alternata, comprenderanno e capiranno la loro storia mancata, i rimpianti, i cambiamenti profondi e a volte inevitabili nella vite delle persone. Una riflessione dolce e amara sulla vita adulta che farà riscoprire, a distanza di anni, di provare l’uno per l’altra, segretamente, un sentimento ancora vivo.
Con la bellissima copertina di un dipinto di Edward Hopper, 6.41 è un romanzo delicato, dai toni malinconici ed incentrato sul ricordo. La storia narrata coinvolge piacevolmente il lettore che, andando a ritroso nel tempo, indaga sull’amore e sulle scelte sbagliate o meno che si fanno nella vita.
In fondo, non è un incontro che potrebbe capitare anche a noi?
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