Senza i tuoi occhi di Filippa D’Agata

Senza i tuoi occhi (Echos Edizioni, 2023) è il primo romanzo della scrittrice Filippa D’Agata, già operatrice nell’ambito del turismo, siciliana di nascita ma vivente ed operante a Torino.

La storia, un vero e proprio giallo, è ambientata sul Lago Maggiore, a Cannobio (l’ultima località prima del confine con la Confederazione Elvetica), dove vengono trovati i cadaveri di quattro giovani donne e tutte hanno subito la medesima macabra mutilazione: sono prive degli occhi. È il primo caso per la giovane maresciallo dei Carabinieri Olivia Castorina, siciliana di nascita ma da poco nominata Comandante della piccola caserma in riva al Lago Verbano. È la sua prima indagine molto importante e Olivia viene coadiuvata dal brigadiere Franceschi e da tutta la sua squadra di collaboratori, all’interno della quale emerge anche Clelia, una sua cara amica psicologa che lavora nell’ambito delle case famiglia.
Da principio le quattro donne non appaiono assolutamente collegate tra loro, o per lo meno non appare nessun legame. Ma andando avanti nelle indagini Olivia Castorina riesce finalmente a dimostrare che

il male si manifesta in maniera stratificata, e ogni elemento dovrà essere considerato da diversi punti di vista.

Alla fine il colpevole esce fuori e confessa i delitti e la mutilazione. Ma purtroppo Olivia pone in evidenza il fatto che il male attualmente provocato ha un’origine molto lontana e, al riguardo, non si può assolutamente fare nulla per la storia di degrado sociale da cui proviene.

Senza i tuoi occhi è un romanzo che si legge tutto di un fiato, scritto in uno stile molto articolato e con una prosa chiara e scorrevole. Filippa D’Agata è riuscita, e davvero alla perfezione, a intessere un giallo molto avvincente, curato nei particolari, e nel quale solo verso il finale si comprendono i motivi dei macabri delitti. Di ciascun personaggio l’autrice descrive, e bene, le origini famigliari, le passioni, i ricordi in compagnia delle persone care. E inserire questi numerosi aspetti non è del tutto facile in un romanzo; si rischia di appesantire il testo e ritrovarsi in lunghe digressioni, facendo perdere il filo conduttore. Molto originale è una voce fuori campo che prima di ogni capitolo scandisce gli eventi.
Ulteriore bravura della D’Agata è stato, e al momento giusto, l’inserimento dell’elemento fondamentale che condurrà Olivia alla verità. Una verità molto triste, fatta appunto di abbandono e di degrado sociale.
Questo romanzo mi ricorda gli sceneggiati RAI della fine degli anni Sessanta o dei primi anni Settanta (quasi tutti tratti dai libri di Francis Durbridge, scrittore e sceneggiatore britannico, e tra i più noti della letteratura gialla della seconda metà del secolo scorso) in cui assistevamo a morti sospette, accuse di persone presunte assassine, colpi di scena. Ma poi alla fine il vero colpevole (presente in tutti questi sceneggiati) è sempre la persona meno sospettata e che è quasi invisibile o a margine nello sceneggiato medesimo. Il bello sicuramente di questi sceneggiati era che tenevano incollati alla TV grandi e piccini, ma soprattutto davano degli appuntamenti famigliari a cui ormai non siamo più abituati.
E il libro della D’Agata potrebbe essere benissimo trasformato in uno sceneggiato TV o in un film; è un romanzo che consiglio non solo agli appassionati di noir ed è sicuramente l’inizio di una lunga e prestigiosa carriera di scrittrice per l’autrice.