Altrimenti siamo fottuti
- Autore: Roger Hallam
- Genere: Scienza
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Chiarelettere
- Anno di pubblicazione: 2020
Se da qui a dieci anni l’umanità non riuscirà a cambiare atteggiamento nei confronti dell’ambiente, la nostra specie farà un passo avanti inarrestabile verso l’estinzione. Se i potenti della Terra non lo capiranno e non dimezzeranno le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera entro il 2030, i cambiamenti climatici provocati dall’innalzamento delle temperatura del globo ci condanneranno. Cofondatore nel 2018 del movimento ecologista radicale internazionale Extincion Rebellion (XR), Roger Hallam lancia l’allarme: piantatela di avvelenare l’ecosistema Altrimenti siamo fottuti, titolo aggressivo ma efficace del saggio e manifesto di ribellione ecologica non violenta da maggio 2020 in Italia per Chiarelettere (128 pagine), nella traduzione di Elena Cantoni.
Disobbedienza civile per salvare il pianeta. Più esasperato di Greta Thumberg, più rabbioso dei ragazzi dei Fridays for Future, più “contro” di qualsiasi antagonista, Hallam è un eco-ideologo e attivista mondiale che vuole scatenare una rivolta globale per l’ambiente, finché siamo in tempo. Il simbolo di XR è una clessidra cerchiata come un bersaglio: “apriamo gli occhi prima che sia troppo tardi”, all’orizzonte si profila un collasso ecologico e a quello non scamperemo col distanziamento sociale o con un provvidenziale vaccino.
Britannico, classe 1966, ha fatto per vent’anni l’agricoltore biologico, prima di perdere i raccolti nel Galles meridionale per una serie di eventi meteo estremi. Tre anni fa ha deciso di intraprendere un dottorato per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle mutazioni climatiche e la distruzione della vita terrestre. Lo stesso King’s College di Londra dei suoi studi è stato teatro nel 2017 delle prime proteste. Hallam è convinto che solo la rivolta pacifica può fermare la corsa dell’uomo verso il dissesto ecologico totale e il collasso sociale e che tutti i movimenti ambientali e climatici non abbiano altra scelta che unirsi, per scongiurare l’estinzione del genere umano.
Tre i punti principali del manifesto di XR: a) ristabilire la verità, b) disobbedienza civile non violenta, c) universalismo.
A) I media internazionali, sostenuti dalle multinazionali del petrolio-carbone-fossili o megafono delle megaindustrie, da una parte disinformano, dall’altra diffondono scetticismo sulle voci di pericolo e protesta per l’innalzamento delle temperature. La gente viene anestetizzata, indotta a sottovalutare la gravità della crisi in atto, a ignorare i segnali di allarme. Per questo, l’obiettivo delle campagne di ribellione ecologista è innanzitutto ristabilire la verità.
B) La protesta dovrebbe essere riconoscibile, non armata, intelligente, appariscente. Occorre farsi arrestare in massa, a centinaia di migliaia, per qualcosa di più ribelle delle semplici marce e petizioni. Andrebbero bloccate tutte le città, con una disobbedienza diffusa e reiterata finché i politici o le persone comuni non si decideranno a passare all’azione. È un programma di lotta radicale che Hallam ha già messo in atto con XR nel 2019, occupando il centro di Londra e cinque ponti sul Tamigi. Scioperi della fame, manifestazioni plateali, droni sulle piste dell’aeroporto londinese di Heathrow per bloccare i voli inquinanti dei velivoli gli sono costati sbarre, accuse, tribunali. Anche il clamore mediatico dei processi è uno strumento per attrarre l’attenzione sul tracollo ambientale che l’uomo sta infliggendo alla natura.
C) L’universalismo è scelta obbligata. La crisi ecologica e climatica è trasversale, non può essere associata ad una ideologia esclusiva, è un problema di tutti e di ogni Stato, non ammette diversificazioni politiche, culturali o religiose, non tollerare distinguo. “Il futuro riguarda ciascuno di noi”, grida Roger e tutti dovrebbero agire, senza distinzioni di classe, di genere e di età.
Il processo di contaminazione del pianeta può scatenare un eco-disastro irreversibile, resta da capire quanto tempo rimanga all’umanità per adottare le misure per fermarlo, mettendo in atto cambiamenti rivoluzionari degli apparati industriali, delle fonti di produzione energetica e via dicendo. Parola d’ordine: “ridurre l’impatto dell’uomo sul pianeta”, non oltre il prossimo decennio. E non si tratta di un monito ideologico, avverte, perché il tracollo è annunciato da modelli matematici. È certo, non solo probabile, se non si condividono contromisure efficaci e tempestive
Accettare la realtà è il primo passo. Se non si prende coscienza del problema e non si agisce per il cambiamento, il collasso climatico travolgerà le nostre economie, insiste.
La presa di coscienza dovrà essere collettiva, anche se le responsabilità non sono della società umana ma dei governi, che avevano il dovere-potere di proteggerci dalle multinazionali dei fossili e non lo hanno fatto. Primi tra gli imputati, Trump e Putin, leader dell’anti ecologismo.
Anche le ONG europee hanno colpe: avrebbero potuto fare di più per svegliare i cittadini e non ci sono riuscite. Le sinistre e il riformismo hanno fatto completamente fiasco, da parte loro. Il negazionismo di certi scienziati è colpevole, il movimentismo di certi militanti pro ambiente è sterile.
Va riportato il passaggio sul governo di popolo, proposto da Hallam come soluzione politica alla deriva ambientale: un’assemblea nazionale dei cittadini, quale nuovo organo esecutivo, col mandato di affrontare la crisi climatica.
Una nuova utopia o una nuova forma di democrazia?
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