Amor che torni...
- Autore: Lodovica San Guedoro
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2019
Amor che torni… è il seguito di Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé… dell’autrice italiana, ma residente in Germania, Lodovica San Guedoro.
Il romanzo s’apre con il brano d’addio del precedente:
Chiamò l’ascensore. Mentre quello saliva tenevamo gli occhi negli occhi. Un ultimo sguardo intenso, struggente come la richiesta di un perdono, rapido e fuggevole come la coda di una meteora…
Ma l’amore, quello più sublime, ritorna anche in questo romanzo in cui l’autrice mantiene quella finezza e ricercatezza di linguaggio che caratterizzano i suoi scritti noti ai lettori sia per il contenuto delle vicende raccontate sia per le modalità e i toni ricchi di sensibilità ed intensità.
Amor che torni… è diviso in tre parti che, a loro volta, raggruppano più capitoli. Ci riporta all’eterea storia d’amore tra l’autrice, donna decisamente matura e il giovane bosniaco Kasim, da tempo residente in Germania. Lodovica e Kasim hanno una propria famiglia: lei è da parecchi anni sposata con Hans, scrittore e marito di ampie vedute, Kasim, anni prima, era convolato a nozze con Pamina e da lei aveva avuto un bambino. Nonostante i legami affettivi consolidati, i due protagonisti s’incontrano, si scrivono, si perdono, si ritrovano. Ciò accade anche in Amor che torni…, nel quale l’attrazione e la corrispondenza di sentimenti sono assai simili al romanzo precedente. A ciò, però, s’aggiunge un maggiore frapporsi di emozioni, un cercarsi e uno sfuggirsi ancor più intensi, un pensarsi alternato alla ricerca di dimenticarsi per sempre.
Gli eventi si svolgono negli anni più recenti quando l’autrice si trova ad essere nominata al Premio Strega per L’allegro manicomio e quando fa partecipe l’amato di Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé, il primo libro che di loro racconterà e che riceverà apprezzamenti e candidature a premi letterari. In un continuo incontrarsi, scriversi mail, inviarsi SMS, in lunghe attese dovute ai viaggi in terra bosniaca del protagonista, nello scambio di consigli su piccoli problemi hanno luogo le vicende del romanzo in cui la figura dell’autrice appare a tratti quella di donna sensibile e passionale, a tratti l’espressione quasi materna di colei che si preoccupa del benessere del proprio giovane amato. Basta poco, però, perché il lato materno si dissolva e lei così si esprima:
Questo infatti non era accaduto, altri si sarebbero comportati
peggio, lui aveva continuato a intrattenere con me
una specie di amicizia, un rapporto ambiguo, era stato arrendevole
e morbido, era stato comprensivo e delicato, a
momenti persino spensieratamente tenero e inavvertitamente
innamorato; dopo il crudele taglio netto, era tornato
per un po’ sulla sua decisione, aveva dimostrato comprensione
e bontà, ceduto alla mia preghiera di venirmi a trovare
finché il mio sentimento si fosse smorzato da sé… Ma poi,
improvvisamente, aveva rotto il patto e si era reso irraggiungibile,
si era asserragliato nella sua famiglia...
Ma, come ogni donna il cui cuore palpita, s’addolora, ma non recede, l’autrice è già all’opera per scrivere ancora di Kasim e a lui, per ogni motivo, in qualunque occasione, cerca di carpire i più nascosti ricordi, i sentimenti mai confessati con lo scopo di mettere nuovamente nero su bianco un sentimento profondamente idealizzato.
Il finale stupisce: poco o nulla avrebbe potuto far presagire alcuni forti eventi dei quali, però, si lascia la possibilità di sapere ai lettori che già hanno conosciuto, attraverso le altre narrazioni Lodovica San Guedoro, e anche a coloro che per la prima volta s’inoltreranno in un romanzo scritto in maniera impeccabile, senza una sbavatura, lieve e intenso quasi fosse un’opera dal sapore antico, una narrazione d’altri tempi caratterizzata da una scrittura di valore notevole.
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Ho provato a leggere questo scritto ma non è stata una piacevole esperienza, anzi, ho abbandonato dopo le prime venti pagine. Ho trovato i dialoghi di una banalità imbarazzante in totale contrasto con altri passaggi in cui faceva uso di parole forbite ma mal organizzate, senza una armonia poetica che legasse il tutto ma piuttosto come sinonimi inseriti giusto per utilizzare paroloni. Peccato perché i paroloni da soli non fanno poesia e non danno sostanza se mancano le idee, serve armonia in letteratura così come è necessaria nella musica.
Ioana ha preso lucciole per lanterne, sembra che il libro che ha tentato di leggere sia un altro, non certo il mio.
Lodovica San Guedoro