Apologia di Orgosolo
- Autore: Francesco Deiana
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2014
- Buongiorno Francesco, come nasce l’idea di scrivere "Apologia di Orgosolo"?
Apologia di Orgosolo è un racconto narrato dalle voci e dalle azioni di persone senza tempo e senza uno spazio definibile: “Orgosolo” rappresenta in questo romanzo ogni voce, o speranza di uomo o di donna, che viene accecata dall’inganno e spenta prima dal pregiudizio, poi dalla prepotenza. In un‘epoca, quella che viviamo oggi, in cui il giustizialismo si fa sentire da ogni parte, con parole isteriche e urlate, e mentre ci si dimentica che molto spesso la giustizia è la maschera della vendetta, quest’opera cerca di entrare nell’animo delle persone, e di indagarne le passioni; e l’indagine poliziesca cede il passo alla indagine introspettiva, assai più difficile: compaiono così una moltitudine di personaggi che non compiono gesta criminali, ma molto spesso subiscono il crimine, - quello peggiore- compiuto nel rispetto della legge vigente da una classe dirigente e politica inadeguata, vile e corrotta.
Apologia, un breve romanzo, è comunque un’opera di pura fantasia. Essa non è, e non va in nessun modo confusa con la apologia o la difesa del fenomeno del banditismo in Sardegna: questa confusione non sarebbe, tra l’altro, un grande complimento, semmai uno sfregio, nei confronti della comunità orgolese, e dei valenti e fieri pastori e contadini del Cuore della Sardegna.
In uno scambio di vedute con mio amico, durante l’estate appena trascorsa, ho avuto l’occasione e la fortuna di vedere il mio libro come dal di fuori, e di farne una rilettura. Il mio amico mi chiese, anzitutto se fossi mai stato a Orgosolo. Io gli dissi di sì, anche se conoscevo molto di più le Baronie, una zona molto simile alla Barbagia, posta più a Nord rispetto a questa ma vicina. E mi venne in mente di anticipare la sua curiosità sul titolo:
Non è un saggio, anzitutto, neppure un omaggio alla comunità orgolese: ce ne sono stati tanti, tantissimi, che rasentano e sfiorano anche il ridicolo, nel senso che gli stessi orgolesi, già arguti nell’umorismo, ci ridono sopra e vi fanno ironia. Orgosolo rappresenta per me il cuore dell’isola, quello pulsante della cultura popolare, lontana dalle aule di scuola (noiosissime, spesso ) e soprattutto dai salotti letterari e culturali isolani. La mia opera nomina Orgosolo una volta sola, in una accezione che non indica che i fatti narrati avvengono davvero proprio lì; giacché l’ambientazione potrebbe essere Mamoiada, Orune, Orotelli, un qualsiasi centro della Sardegna interna, che più interna non si può.
- Quindi si tratta di un romanzo: è una storia vera? I personaggi sono una tua invenzione oppure esiste un qualche aggancio alla realtà?
L’opera è tutta e solamente un’opera di fantasia. Un riferimento alla realtà è quello accostabile ai fatti di Pratobello, del 1969. Una rivolta di popolo, che vide lo Stato Italiano e la prepotenza di Baroni locali, intendo sardi, sconfitti davanti a una mobilitazione di chi aveva bisogno di trattori per lavorare la terra e non di poligoni militari. Ma poi non c’è un finale assegnato al degrado generato dalla prepotenza e dalla corruzione (dico nel libro, nella realtà ci fu, eccome!). Il tutto va a scemare fino a scomparire davanti alla storia personale di Andrea, il protagonista, a quello che arriva a compiere, al processo finale. Non ti dirò come finisce, ovvio, dico solo che il finale ha rispetto per il lettore, può farlo lui, infatti chi legge può interpretare secondo le proprie idee il significato della fine del libro.
- Una bella concessione…
Hai senza altro ragione; certo che chi scrive spesso si arroga il compito di insegnare, dare delle verità già precostituite. Non è così, qui non si danno lezioni, se mai sogni da coltivare in proprio; non ho mai amato gli intellettuali, specialmente gli intellettuali arroganti.
- Ma alla fine c’è qualche personaggio che ti assomiglia, nel carattere, in qualche aspetto, oggetto della narrazione?
Tutti, specie quelli che ci “lasciano le penne“ mi somigliano, anche il protagonista, che arriva a compiere un azione omicida e brutale… non sotto questo aspetto, certamente.
In realtà – esiste un limite che io stesso vedo rileggendo la mia prima opera: essa non è molto divertente, c’è poco spazio alle situazioni conviviali e divertenti, delle quali la Barbagia è molto ricca.
Mi piace ripetermi, anche per confortarmi, la frase che alla fine manifesta una speranza, verso l’epilogo della narrazione:
"Lungo i sentieri della desolazione, della turpitudine e della viltà; della violenza che porta la maschera della Giustizia; lungo le strade della ricchezza fatta di vetro, della miseria placcata con l’oro e con l’argento, che porta con sé ancora l’odore del sangue di mille e mille faide, iniquità e abusi di ogni genere; lì in quelle strade può nascere un fiore, e una vita, purché sia vita. Un fiore di macchia, come la rosa di un cisto oppure i timidi petali di un rosmarino, che resistono alla neve..."
Apologia di Orgosolo
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