Arte e Poststoria. Conversazioni sulla fine dell’estetica e altro
- Autore: Demetrio Paparoni e Arthur C. Danto
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2020
Arthur C. Danto è stato un intellettuale di rilievo, Professore emerito di filosofia alla Columbia University e critico d’arte del magazine "Nation". Danto è morto a New York, nel 2013, a ottantanove anni e quasi tutti i suoi libri sono stati tradotti in italiano. Tra i tanti, i due che hanno a che fare con le conversazioni con Demetrio Paparoni sono La Trasfigurazione del banale (Laterza, 2008) e Andy Warhol (Einaudi, 2010). Da poco edito per Neri pozza un terzo volume dedicato al loro confronto: Arte e Poststoria. Conversazioni sulla fine dell’estetica e altro.
La prefazione coltissima di Paparoni inizia con queste parole, che danno l’idea anche di un certo, inevitabile, snobismo.
"Dagli anni Novanta e fino a poco prima della sua morte ho ripetutamente incontrato Arthur Danto e la moglie Barbara Westman, artista e illustratrice, autrice di molte copertine del "New Yorker". Con Danto spesso si andava insieme per mostre nelle gallerie di Manhattan, ma anche a visitare studi di artisti".
Danto riteneva che la mostra di Andy Warhol nel 1964, alla Stable Gallery, dove si poteva vedere il compensato delle Brillo Box, le pagliuzze saponate per lavare le pentole incrostate, fosse la fine della bellezza estetica nell’arte. Se accetto di vedere le Brillo Box come un "oggetto artistico" che si trova in una galleria d’arte dove io entro come curioso, il più è fatto. Non importa se le Brillo Box mi lasciano basito. Non è più la bellezza oggettiva che devo cercare, ma la "narrazione" di quell’oggetto, che mi dice che viviamo in una società consumista, dove l’economia prevale sulla dignità umana.
E in fondo non è vero che la pittura figurativa non aveva più ragione di essere. Danto, come filosofo dell’arte, era troppo incline alla morte del bello. Quello che producevano i veri artisti era una critica serrata al bello per mecenatismo. Danto, anche se non sempre consciamente, aveva adottato una storia dell’arte contemporanea anche come critica al marxismo, che poco era servito a liberare l’uomo dal peso del denaro, dalla alienazione capitalista, dell’impossibilità di poter usare una parola come felicità umana e artistica negli Settanta in poi.
Ma Paparoni non è d’accordo e scrive:
"Chi si sentirebbe oggi di affermare che i dipinti figurativi di pittori come Francis Bacon, Lucien Freud o David Hockney non esprimessero il loro tempo?".
E poi, se la Storia fosse terminata (un concetto che ha affascinato tanti intellettuali, che erano convinti non potesse più accadere niente nei paesi che avevano accettato da secoli il capitalismo, un concetto che proprio non riusciamo ad assimilare alla pandemia da Covid-19 e ci sembra ora una semplificazione), sarebbe morta anche l’arte. Mentre quest’ultima è vivissima e quindi deve esserlo anche la Storia.
Arte e Poststoria. Conversazioni sulla fine dell’estetica e altro è un libro affascinante, che fa della filosofia una base per parlare dei nostri tempi, soprattutto delle nuove "provocazioni" artistiche.
Arte e Poststoria. Conversazioni sulla Fine dell’Estetica e Altro
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