Arturopoli
- Autore: Vincenzo Rizzuto
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2013
Si intitola “Arturopoli” il libro di Vincenzo Rizzuto, pubblicato nel 2013 per i tipi delle Edizioni Vertigo di Roma. La vita rappresentata è quella di un paese siciliano e tutta una galleria di personaggi ruota attorno ad Arturo: stravagante personaggio dalla burlesca fisionomia che viene gradualmente scoperta nel corso della lettura.
Ispira simpatia quest’uomo dalle imprese quasi picaresche. Lo vogliono bene gli amici e ne sentono la mancanza quando egli lascia il suo luogo per raggiungere la Germania.
I fatti sono narrati attraverso il comportamento dei paesani e hanno inizio da un periodo ben preciso. Siamo nell’italietta della ricostruzione post-bellica quando nelle famiglie dei siciliani, e già Sciascia su questo aspetto si era soffermato, giungevano i pacchi-dono inviati dai parenti espatriati in America:
“un secondo piano Marshall”
scrive Vincenzo Rizzuto,
“più efficace di quello vero, perché il beneficio arrivava direttamente al povero cristo".
Memorialistico, dunque, il libro, dove lo sguardo ricostruisce e rievoca affreschi, note di costume, la vitalità del popolare e le profilature culturali, avvalendosi di una buona dose di umorismo e senza scadere nel sentimentalismo. Da una realtà sommersa affiorano così vite ignorate dal ritmo dalla storia evenemenziale. Perché storia, viene detto ad un certo momento, non è una lunga e noiosa elencazione di date, ma rilegge e reinterpreta la quotidianità: essa è “sangue”, “carne”, “sesso”. Del resto, l’epigrafe, che riporta un testo di De Andrè, ricorda la scrittura quale strategia per conservare e tramandare il ricordo, evitando di farlo scivolare nel buco nero della macrostoria in cui si azzerano le palpitanti specificità di chi realmente gioisce e soffre. In tale ottica è borgesianamente il paese che offre gli ingredienti necessari a delineare identità personali e collettive.
A ricordarlo è Cesare Pavese. Il suo pensiero è infatti riportato dal nostro scrittore come seconda epigrafe: “Un paese ci vuole” come aggregazione, ed è a volte una sorta di trappola da cui potersi liberare e ritornarvi per sentirla, poi, a guisa di alcova protettiva. La storia c’è ma solo perché si connette con i desideri e con le frustrazioni, con gli ingenui passatempi e con gli umori di uno specifico ambiente coi suoi luoghi deputati.
Tra le pagine magmatiche di “Arturopoli”, connotate da un travolgente, ininterrotto flusso comunicativo, io preferisco di più quelle che hanno come titolo A Milano non crescono i fiori!?, parole di una ben nota canzone di Gino Paoli. Agli amici di Nunzio che in treno raggiungono Milano, il padre dalla banchina della Stazione Centrale raccomanda di dirgli che giù, in Sicilia, ha lasciato il sole. Ma egli ormai amava la nebbia, come da ragazzo aveva amato lo scirocco.
È pienamente godibile l’andamento che inclina al sorriso degli equivoci e fa apprezzare lo slancio umano e genuino di Vincenzo Rizzuto che vuole capire il suo ambiente: da dove egli viene vuole e dove il suo viaggio lo conduce. Gli interessa esplorare la stazione di partenza e le varie tappe; fa ricorso ad un vasto campionario umano ed egli, nelle vesti di pellegrino d’amore, scandaglia con estrema lucidità la sua origine che si nutre di una radice corale. “Arturopoli” termina con la rievocazione del 14 gennaio 1968: data luttuosa per le popolazioni della Valle del Belice:
“Non era la valle dell’eden nemmeno prima del ’68”.
Cruda è la visione dei danni prodotti dal feroce sisma, nasce dalla lente del reporter; è l’anchorman a parlare e a commentare: si registra ora una distanza dal trasognato e l’irreale; “Arturopoli” se ne discosta tra visione concreta e coscienza civile. Anche dal crudo, immobile verismo si distanzia. Intanto che si consuma una piccola storia di speranze inappagate nell’alveo del tempo fugace, avanza in Francia la contestazione studentesca: avrebbe portato
“una ventata di freschezza, originalità e voglia di innovare”.
Il disincanto della vana corsa dietro irraggiungibili chimere è affidato così a pagine future da scrivere, illuminate dalla voglia di cambiamento del suo mondo di margine.
Arturopoli
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