Beirut 1983. Storia d’amore e di guerra
- Autore: A. W. Cavalera
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
Mortai? Stanno bombardando? Non hanno visto la croce rossa sulla tenda? Libano, 1982-84, Missione Italcon, la seconda operazione internazionale di peacekeeping delle forze armate italiane dalla Seconda guerra mondiale, sfondo e contesto di un romanzo, Beirut 1983. Storia d’amore e di guerra (CTL Editore, Livorno, dicembre 2023, 444 pagine), che l’autore, A. W. Cavalera, presenta come il racconto di una grande amicizia, di un grande amore e di una grande avventura.
Sappiamo di più del dottor Cavalera, anche per un passato comune con le stellette, ma ci limitiamo a confermare le indicazioni laconiche che ha preferito rendere pubbliche: nato nel 1956, specialista in ostetricia, dirigente medico ospedaliero in pensione. Appassionato di storia, esordisce nella narrativa.
Ha realizzato un gran bel lavoro, non soltanto per l’ampiezza di un romanzo di quasi 450 pagine. Narrazione scattante, essenziale, facile, coinvolgente e sembra una storia d’altri tempi, visto il contesto bellico insolito dal maggio 1945 per gli italiani (tranne per chi è stato impegnato in missione di pace all’estero, non poche volte scivolate verso situazioni drammatiche). Una vera storia di una volta, considerati anche i valori in loco - amicizia, amore, impegno - non legati esclusivamente al presente, vissuti narrativamente con tanta immediatezza, collocati come sono in uno scenario non metropolitano, estero e tutt’altro che convenzionale.
La guerra è il conflitto civile e confessionale in Libano dopo l’invasione militare israeliana dell’estate 1982. L’amicizia, quella tra Antonio e Michele. L’amore, la passione di Antonio per Federica. L’avventura, tutto ciò che accade nel romanzo, in un territorio sconvolto dall’odio etnico e religioso, popolato da uomini e donne che devono preoccuparsi di sopravvivere alle armi, oltre che vivere. Per questo, i sentimenti sono essenziali, espressi nella loro autenticità universale.
A settembre del 1982, il massacro di palestinesi commesso dai miliziani cristiano maroniti nei campi di Sabra e Chatila, con l’assenso di Israele, fece divampare lo scontro armato tra le fazioni in Libano con ulteriore recrudescenza, nella capitale già devastata da anni di guerriglia, attentati e instabilità politica.
Italcon si articolò in due operazioni. Libano 1, un contingente militare d’interposizione ONU di poco più di 500 uomini, in prevalenza bersaglieri, per garantire la sicurezza dei palestinesi che lasciavano Beirut verso il confine siriano, dal 21 agosto al 12 settembre 1982. Due soli giorni dopo, l’attentato al quartier generale cristiano maronita, in cui perse la vita l’appena eletto presidente della Repubblica Gemayel, precedette la ritorsione a Sabra e Chatila. Da qui un nuovo intervento internazionale d’Italia, Francia, USA e Gran Bretagna, che per il veto dell’URSS non ebbe l’egida delle Nazioni Unite. Libano 2 si svolse dal 24 settembre 1982 al 6 marzo 1984, impegnando nel complesso 8345 militari italiani.
È la premessa storica della narrazione. Il barese Antonio Leccese, laureato in medicina con merito, un debole per le ragazze e una tendenza innata alla buona sorte, si ritrova inopinatamente ufficiale di Marina di complemento. Dovendo assolvere il servizio di leva obbligatorio, ha tentato l’esame d’ammissione al corso AUC dell’Accademia di Livorno, tanto per provare e poi tornare subito a Ivrea, dove continuare il tirocinio in ostetricia e magari sistemarsi.
Incredibilmente ce l’ha fatta, senza raccomandazione e pur avendo buttato lì le risposte ai quiz attitudinali.
Da aspirante guardiamarina, viene assegnato all’ospedale navale di Taranto e poi alla scuola sottufficiali di San Vito, dove conosce Antonio Esposito, napoletano, secondo capo infermiere del CEMM, fidanzatissimo con Carmela, ragazza alta, bruna, olivastra, folti capelli ricci neri, non bella ma gradevole, a parte la tendenza allo sguardo indagatore.
Antonio convince Michele a formare insieme a lui una minima equipe di ostetricia della Marina Militare. Sono imbarcati sulla fregata Pegaso, che raggiunge le acque del Libano, anche in sostegno alla popolazione locale. È un’Operazione internazionale, si guadagna molto, indennità retributive da missione all’estero, il ragazzo napoletano ne ha quanto mai bisogno.
Sbarcati da Nave Pegaso, vengono trasferiti a Beirut nell’accampamento del 1° Reggimento di fanteria di Marina (per tutti il Battaglione San Marco).
Percorrendo la città, la trovano confusionaria ed eccitata, ma l’ufficiale che li accompagna dice che tira una brutta aria. Hanno cominciato a sparare addosso a loro, mortai e armi leggere. Non vogliono colpire, sono chiari avvertimenti.
Da un palazzo, ogni tanto un cecchino fa fuoco a caso contro la base dei marò... quando vuole soldi. Il comandante dismette il cinturone con le armi e va dal tiratore a tirare sul prezzo, come al mercato.
Al San Marco, Antonio e Michele conoscono lo staff infermieristico della Croce Rossa Militare, tra loro il capitano Federica Migliore, infermiera e anche ostetrica, una piemontese minuta ma con un corpo ben disegnato, valorizzato dall’uniforme da crocerossina. Il velo azzurro incornicia un volto angelico, lineamenti perfetti, occhi azzurri. Antonio è letteralmente estasiato.
“Chiamatemi sorella”, come si usa in gergo o Federica, se volete e ha tutta una storia alle spalle...
Prima di finire, va ricordato che nelle missioni di pace gli altri eserciti piantano le tende e spianano le armi contro i civili. Gli italiani piantano le tende, nascondono le armi e aprono le infermerie alla popolazione locali, soprattutto donne e bambini.
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