La biblioteca narrata ne Il nome della rosa esiste davvero? Pare di sì o, se non altro, c’è un luogo che accese l’ispirazione di Umberto Eco. Stiamo parlando della barocca Biblioteca di San Gallo (in tedesco Stiftsbibliothek St. Gallen), in Svizzera.
Si tratta di un vero e proprio patrimonio librario - considerato uno dei più importanti al mondo, l’intero complesso monastico benedettino dell’abbazia è presente nella lista UNESCO dal 1983. All’interno delle sale della biblioteca di San Gallo sono stipati più di 170 mila volumi, tra cui 2100 manoscritti rari appartenenti all’epoca medievale, tra cui figura anche la celeberrima Canzone dei Nibelunghi.
Ma la peculiarità più affascinante della biblioteca è che al suo interno è conservato il respiro del tempo perduto: un po’ come quei bauli impolverati in soffitta, pieni di pagine ingiallite e fotografie sbiadite che sembrano custodire il passato, allo stesso modo nella Stiftsbibliothek St. Gallen la memoria è cristallizzata, non è astratta ma si fa concreta, sino a divenire una cosa viva.
Umberto Eco e la biblioteca di San Gallo
Link affiliato
Entrando potreste trovare un monaco benedettino seduto in un angolo, chino sulle sue carte, impegnato a trascrivere con il pennino un antico manoscritto (mestiere seducente quello dei monaci amanuensi, ricorda una lentezza decorosa, un’attenzione ai particolari che ormai non esiste più). Dev’essere stata questa peculiare atmosfera, questa sospensione delle coordinate spazio-temporali, ad aver stregato Umberto Eco che fece di questo luogo il protagonista indiscusso del suo libro capolavoro: Il nome della rosa. Nelle pagine di Eco la biblioteca simboleggia l’oscurità, il labirinto inestricabile, il groviglio della mente, l’archetipo “borgesiano” per eccellenza.
Se in Borges l’immagine della biblioteca e quella del labirinto si fondono e rispecchiano vicendevolmente - all’interno della biblioteca si assiste a una moltiplicazione insondabile di testi che riflette il vasto universo interpretativo della mente umana. A quell’universo voleva accedere anche Umberto Eco attraverso la magia dei libri - capaci di vivere per sempre, la porta di accesso a una sorta di immortalità, “chi legge avrà vissuto cinquemila anni” - che in un luogo come la Biblioteca di San Gallo diveniva tangibile.
leggi anche
90 anni di Umberto Eco: cosa ci ha lasciato
Il fascino sontuoso della Stiftsbibliothek St. Gallen, con i suoi ampi soffitti affrescati, le gallerie in legno, gli stucchi, nella mente di Eco si tramutò nell’archetipo borgesiano del labirinto, dell’oscuro mistero che il protagonista del libro, Guglielmo da Baskerville, è chiamato a districare facendo prevalere la ragione sul dubbio. La biblioteca, con i suoi libri, diventa quindi metafora di un viaggio - da intendersi nel percorso narrativo dell’eroe - che conduce alla consapevolezza.
Nella postilla al suo poderoso romanzo storico, l’autore scrisse di aver dedicato il primo anno “all’allestimento e alla creazione del mondo”:
Il primo anno di lavoro del mio romanzo è stato dedicato alla costruzione del mondo. Lunghi regesti di tutti i libri che si potevano trovare in una biblioteca medievale. Elenchi di nomi e schede anagrafiche per molti personaggi, tanti dei quali sono stati poi esclusi dalla storia.
Nella costruzione dell’ambientazione de Il nome della rosa ebbe un ruolo fondamentale la pianta dell’Abbazia di San Gallo, uno dei tesori più preziosi, che fornì a Eco l’archetipo ideale per la struttura del “suo” monastero benedettino narrato nelle pagine. L’autore si muoveva così nel mondo fittizio completamente a proprio oggi, come se ne fosse lui stesso una parte; solo conoscendo ogni spazio di quella realtà immaginaria, infatti, poteva trasporla nelle pagine.
Vale a dire che dovevo sapere anche chi erano gli altri monaci che nel libro non appaiono; e non era necessario che il lettore li conoscesse, ma dovevo conoscerli io.
Quindi in definitiva possiamo dire la Biblioteca di San Gallo è e, al contempo, non è la Biblioteca de Il nome della rosa , poiché i luoghi dei libri esistono veramente solo in una dimensione possibile: la mente del loro creatore e, tramite un passaggio di consegne che ha del miracoloso, la mente dei loro lettori.
Biblioteca di San Gallo: dove si trova
La biblioteca di San Gallo si trova in Svizzera in una valle boscosa nei pressi del lago di Costanza, a trenta chilometri dal confine con l’Austria.
Leggenda narra che la prima pietra dell’abbazia di San Gallo fu posata da una monaco irlandese di nome San Gallus nel 719 d.C. L’aspetto attuale della biblioteca tuttavia è dovuto al restauro barocco operato tra il 1758 e il 1767 dal capomastro Peter Thub. Nacquero così i soffitti affrescati con le immagini dei quattro concili ecclesiastici (Nicea, Costantinopoli, Efeso e Calcedonia), furono erette le lucide e imponenti colonne in legno e la sala di lettura acquisì un aspetto simile a quello che ancora vediamo oggi. Sopra la porta di ingresso in legno della grande sala è inoltre scolpita una scritta in greco che sembra condurci nel cuore del suo mistero:
Psyche iatreion.
Una formula magica, un rito apotropaico, le parole evanescenti di una sorta di Sibilla. Tradotto significa “luogo di cura dell’anima”; i libri della biblioteca di San Gallo, dunque, devono essere intesi come farmaci per lo spirito. Umberto Eco deve essersi sentito su una soglia intangibile tra due mondi, deve aver percepito di essere sul punto di accedere a un mondo metafisico, ecco il segreto della sua ispirazione.
Ma la grande biblioteca benedettina custodiva anche altri misteri, alcuni dei quali risalenti persino all’antico Egitto.
La mummia della Biblioteca di San Gallo
All’interno della Stiftsbibliothek St. Gallen sono custoditi innumerevoli e preziosi oggetti d’arte, parte integrante del “gabinetto delle curiosità”. Alcuni sono oggetti oscuri capaci di attrarre sprigionando il fascino segreto delle maledizioni, come la mummia egiziana di Schepenese, risalente VII sec. a.C., che entrò a far parte della biblioteca dopo la chiusura del monastero. Il corpo imbalsamato, ora custodito in una teca di vetro, pare appartenga alla figlia di un sacerdote di Tebe, una giovane di nome Schepenese morta più di 2700 anni fa. Il doppio sarcofago, finemente cesellato e dipinto, giunse a San Gallo nel 1821 e, nonostante negli anni sia stato oggetto di varie diatribe e rivendicazioni, da allora non ha mai abbandonato la sala centrale della biblioteca di cui contribuisce ad arricchire l’impalpabile mistero.
Un altro oggetto celebre qui conservato è il grande globo terrestre, risalente al 1571, che apparteneva alla collezione delle Indie Orientali del giramondo Franz Müller. Tra i vari reperti custoditi in questo prestigioso “Cabinet of Curiosities” troviamo oggetti astronomici e matematici dalle forme bizzarre, conchiglie, fossili, minerali; una serie infinita di arnesi, aggeggi e talismani che di certo appassionarono un collezionista come Umberto Eco che nel suo celebre studio-rifugio denominato anche dallo studioso Bibliotheca semiologica, curiosa, lunatica, magica et pneumatica conservava una serie infinita di reperti insoliti, come statuine indiane, spartiti, bastoni da passeggio, sassi minerali e pietre dalla dubbia provenienza. Forse, nel piccolo mondo della sua personale biblioteca milanese, Umberto Eco cercava di ricostruire il prodigio della Biblioteca di San Gallo che l’aveva stregato ed era all’origine della sua ispirazione? Di certo quella fiamma ispirazionale non si è mai spenta nella mente del grande intellettuale. Tornare nei luoghi della Stiftsbibliothek St. Gallen forse permette anche a noi lettori di scaldarci un poco a quel fuoco, magari di intuire altri segreti o misteri non narrati.
Scendendo nei sotterranei oscuri dell’abbazia si trova il Lapidarium che custodisce numerose statue di epoca medievale e pezzi carolingi, tra cui alcune sculture dall’aspetto mostruoso risalenti all’epoca gotica.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La Biblioteca di San Gallo che ispirò “Il nome della rosa” di Umberto Eco
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo News Libri Umberto Eco Curiosità per amanti dei libri Biblioteche
Lascia il tuo commento