Breve storia dei trattori in Ucraina
- Autore: Marina Lewycka
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2022
“Due anni dopo la morte di mia madre, Pappa s’innamorò di una splendida bionda ucraina divorziata. Lui aveva ottantaquattro anni, lei trentasei. Esplose nella nostra vita come una soffice granata rosa, smuovendo le acque torbide, facendo venire a galla una poltiglia di ricordi rimossi, dando ai fantasmi di famiglia un bel calcio nel sedere”.
Inizia così il romanzo Breve storia dei trattori in Ucraina di Marina Lewycka, traduzione di Luigi Maria Sponzilli, uscito per Astoria a inizio settembre 2022.
Piccole ma necessarie note preliminari: è una storia privata dentro una storia pubblica, ma non strettamente legata ai fatti odierni, sui quali pure può suggerire spunti interessanti per leggerli con maggior cognizione di causa; è un romanzo di molti anni fa; è una storia che esibisce un evidente brio comico (come si vede dall’incipit) e felicità del racconto.
Benché si tratti di un romanzo non privo di alcune lungaggini, e qualche ingenuità stilistica, Lewycka sa tenere incollato il lettore a una storia fatta di personaggi ben costruiti, verosimili peraltro, pieni di crucci, rancori e bisogno d’amore, eppure, per virtù narrativa e capacità di indagine psicologica, sempre attraenti anche nella stronzaggine.
Al centro della storia, due sorelle (una è la voce narrante, l’altra è Valentina) che si detestano, specie dal momento della morte della madre e conseguente conflitto sull’eredità (conflitti che sempre si manifestano attraverso i dialoghi, la parte migliore del libro, molto divertenti, specie quelli astiosi delle sorelle costrette dall’improbabile innamoramento del padre a fare la guerra alla giovane, presunta spasimante).
Poi c’è questo padre, appunto, che durante la Seconda guerra mondiale aveva portato via la famiglia dall’Ucraina per rifugiarsi in Inghilterra, e decenni dopo, a un’età veneranda, perde la testa per una giovane del suo paese natale. Quando lui sospira pensando all’Ucraina, la figlia sente “solo l’inconfondibile zaffata sintetica della Nuova Russia”. Il sospetto che vegliardo si stia facendo fregare dalla ragazza che cerca un modo qualunque per regolarizzare la nuova vita all’estero, per le figlie di lui è da subito una certezza.
Da questo focus narrativo si sviluppa una trama spassosa che poi si snoda attraverso vari salti temporali dentro la storia tragica dell’Ucraina. Grazie a un libro scritto dal vecchio che porta lo stesso titolo di quello reale che leggiamo noi, assistiamo alle violenze bolsceviche, a quelle dei nazionalisti, agli orrori del ’39-45. A un certo punto, le due sorelle decidono di portare il padre da uno psichiatra:
“Benché lo psichiatra avesse dichiarato che mio padre è sano di mente, Valentina potrebbe essere andata più vicino alla verità di quanto crede, perché solo chi ha vissuto in un regime totalitario può apprezzare le vere caratteristiche della paranoia. Nel 1937, quando Pappa tornò da Luhans’k a Kiev, l’intero paese era immerso in un miasma di paranoia.”
Come i personaggi principali del romanzo, Marina Lewycka è un’ucraina trapiantata in Inghilterra. Quasi sconosciuta in Italia, la scrittrice ha esordito a poco meno di sessant’anni (il libro, tradotto solo ora, è del 2005) ed è verosimile pensare che ciò sia accaduto per una malattia da lei stessa raccontata al “Guardian” chiamata atassia cerebellare, responsabile di varie difficoltà, manuali e linguistiche comprese (forse, dice, colpa dello Ziklon B inalato dalla madre che era incinta di lei in un campo di prigionia tedesco, forse delle radiazioni di Chernobyl, o di un brutto scherzo della genetica). Ma quando è arrivata a pubblicare l’ha fatto con indubitabile talento.
Breve storia dei trattori in Ucraina
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Non è vero. Questo libro, che mi è piaciuto moltissimo, è uscito in Italia già nel 2005