Bushidō e Cristianesimo. Guerrieri e sapienti tra due mondi (XVI-XXI secolo)
- Autore: Adolfo Morganti
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2021
Il Bushidō (la via del guerriero) è il codice di condotta dei samurai (i cosiddetti “bushi”), una regola che raccoglie tutte le virtù del combattente.
La sua importanza nella cultura nipponica è stata tale da permetterci un paragone col Mos maiourum dei latini, nonché di comprendere – ad esempio – alcuni comportamenti adottati dai soldati giapponesi durante la Seconda guerra mondiale (che agli occhi di un italiano possono risultare ineccepibili).
Un contributo recente alla discussione è il libro Bushidō e Cristianesimo. Guerrieri e sapienti tra due mondi (XVI-XXI secolo) di Adolfo Morganti, edito da il Cerchio nel 2021.
Nel “vecchio Giappone” il Bushido era appannaggio di un unico ordine sociale, ma a partire dalle riforme dello stato attuate durante l’Ottocento esso è diventato patrimonio morale dell’intera popolazione. Un avvenimento di portata epocale.
Sarebbe possibile stabilire una comparazione tra il ceto militare giapponese e quelli dell’Europa medievale? Molti studiosi se lo sono già chiesto ed è già stato fatto. Milites e samurai condividevano il senso del servizio, l’essere servo della comunità.
Nella storia eroica del Cristianesimo nell’arcipelago giapponese, è conosciuto soprattutto il supplizio dei ventisei protomartiri cattolici uccisi a Nagasaki il 5 febbraio 1597, e canonizzati dalla Chiesa l’8 giugno 1862. Tuttavia la cristianità giapponese è ricca di straordinari esempi di fede e di martiri di cui si conserva solo il nome, o spesso nemmeno questo. Nella seconda metà del Cinquecento, diversi nobili e guerrieri del paese del Sol Levante si convertirono e fecero nascere un clero indigeno.
Quando il nuovo culto crebbe, il governo iniziò a considerarlo una minaccia per l’ordine, e nel 1612 lo shōgun Tokugawa Hidetada (1579-1632) lo mise al bando, dando inizio a delle persecuzioni cruente. Mimetizzati tra il popolo sopravvissero i “cristiani nascosti”, che uscirono alla luce del sole soltanto nel 1873, quando fu divulgato un editto di tolleranza, primo passo verso la nuova costituzione del 1890 che riconobbe la libertà religiosa. Nonostante la differenza di culto, i cristiani giapponesi rimasero sempre fedeli all’imperatore e parteciparono ai grandi eventi del Novecento al fianco dei loro connazionali.
Bushidō e Cristianesimo non entrano in contrasto poiché il primo è un’etica e una prospettiva sulla vita, mentre il secondo è una religione che con quest’etica può dialogare, e infatti ciò è accaduto nelle vite di molti uomini.
Adolfo Morganti, psicologo e psicoterapeuta specializzato in psicologia buddista tibetana, infila una dietro l’altra, cronologicamente, tante vicende di cristiani come si fa con una collana di perle, fino a formare una storia che dimostra di avere una continuità ininterrotta.
Gli episodi citati sono tanti e interessanti, il più singolare è forse quello dei samurai cristiani che trovarono rifugio nelle Filippine e si arruolarono nell’esercito spagnolo.
Chi vuole capire il Bushidō potrebbe anche partire da questa lettura, profonda e affascinante.
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