Candido, o l’ottimismo di Voltaire

Candido è un racconto filosofico scritto da Voltaire, uno degli esponenti principali dell’Illuminismo, con l’intento di confutare quelle dottrine filosofiche che vedevano il mondo in maniera ottimistica, come il migliore dei mondi possibili. E confuta in maniera molto sarcastica, come era nel suo stile, criticando questo modo di concepire la vita con fare anche derisorio e irriverente (si pensi solo a quando Pangloss dice che il naso è stato fatto apposta per reggere gli occhiali).

La trama è un susseguirsi veloce di vicende che coinvolgono il povero Candido, un giovane onesto e puro, che gli eventi portano a girare il mondo e a incontrare diverse realtà. Nato in Westfalia riceve gli insegnamenti del dotto Pangloss, per il quale tutto, in questo mondo, ha un senso e tutto si svolge perché è l’unico modo possibile. L’ottimismo instillato però nell’allievo deve scontrarsi con le brutture che inevitabilmente si trova ad affrontare durante le sue peripezie, tanto da minare la sua ferma convinzione che forse quello che il maestro gli aveva insegnato non aveva tanto fondamento in questa nostra realtà.

A parte infatti un possibile El Dorado (forse un aldilà - Voltaire non era ateo) abbastanza inaccessibile, il resto è solo un insieme di soprusi, violenze e crimini, che evidenziano quanto in questo nostro pianeta (Candido infatti viaggia finanche in America) le storture del sistema sono talmente tante che dire che questo sia il migliore dei mondi possibili lascia quantomeno perplessi.

La narrazione agile che segue la velocità con cui si svolgono le azioni (le vicende sono tantissime così come le sfortunate storie dei protagonisti) insieme a un linguaggio semplice rendono questa opera scorrevole, mai noiosa. A tratti anche divertente anche se per assurdo il tema trattato non è dei più allegri. Ma questo è quello che probabilmente vuole l’autore: un atto criticamente derisorio di chi, come Leibniz (al quale principalmente sembra diretto questo libretto), sosteneva che tutto va per il meglio.

Attenzione: Voltaire non dice che occorre essere pessimisti, lui vuole solo dimostrare che non ha fondamento un ottimismo "a priori" e "a tutti i costi". Vuole farci solo riflettere su questo, sul fatto che il male esista almeno quanto il bene. E che forse c’è un modo per migliorare le cose e costruire davvero un mondo migliore: lavorando.