Canta sogni
- Autore: Jason R. Forbus
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2023
Jason R. Forbus nasce a Roma nel 1984, ma cresce a Gaeta. Ha un diploma in grafica pubblicitaria (Liceo Artistico Statale “A. G. Bragaglia” di Cassino), una laurea triennale in Lingue e Letterature per la Comunicazione Multimediale (Università di Cassino) e un master in Globalizzazione (Università di Aberdeen, Regno Unito).
Ha pubblicato numerosi libri. È anche operatore culturale ed editore. Il suo esordio avviene già nel 2002 con il concorso letterario “Campiello Giovani” nel quale si classifica fra i primi 25 scrittori esordienti sul territorio nazionale e primo assoluto nella Regione Lazio con il racconto Trovare il cercare. Leggendo questo volume Canta sogni (Ali Ribelli Edizioni, 2023), che comprende un florilegio di venti poesie, ho scoperto un autore davvero valido; è stata quindi una piacevole scoperta.
Sono tutte poesie che si leggono d’un fiato, ma io consiglierei di rileggerle a più riprese per assaporarle meglio. Sono liriche scritte tra il 2011 e il 2015, in cui l’autore fa i conti con la sua giovinezza, pur non lasciandosi avvolgere dalla malinconia; anzi queste liriche dimostrano che è rimasta intatta la sua capacità di sognare e questo anche grazie alla contemplazione continua del mare, con cui con lo sguardo abbraccia ogni giorno l’orizzonte: questo mare in cui si perde e si ritrova.
Ci vuole talento e non basta essere mestieranti o semplici verseggiatori per giungere talvolta all’ineffabile. Questa è una poesia che si discosta da quella di ricerca, così come da quella neolirica. Non ci sono sperimentalismi fini a sé stessi, né bozzetti paesaggistici. Non ci sono virtuosismi o leziosismi con cui molti credono di dimostrare la loro bravura e di fare poesia.
Non c’è nemmeno segno alcuno di retorica. Non è affatto facile prendere le distanze da questi topos e da questi stilemi poetici. Ci vogliono assennatezza e una certa maturità.
Potrebbe sembrare a tratti una poesia aforistica, ma laddove il lettore potrebbe intuire una certa somiglianza con quel genere, ecco invece che il poeta invece di sparare sentenze nella clausola finale dei componimenti, apre all’irrisolto, al mistero. L’autore perciò non si rivela mai sapienziale, né oracolare: non espone certezze, non vuole mostrare alcuna sua verità; piuttosto da questi componimenti si arguisce che per lui l’unica verità è che non c’è verità. Se dovessi cercare una collocazione tra i vari ismi letterari, potrei affermare che non ci sono pennellate impressioniste, ma il poeta coniuga l’espressionismo con l’astrattismo, pur non essendo mai disperato, né troppo concettoso. Per la voglia di viaggiare, di vivere, di amare e di far tesoro della propria esperienza ricorda in un certo senso i poeti della beat generation.
Una poesia perciò originale che si distanzia da quella usuale. Ma non c’è solo innovazione in questa poesia, c’è anche segno tangibile di conoscenza della tradizione, non solo italiana. Le poesie "Il Fumatore di Shisha", "Persefone", "Vedere oltre" già da sole valgono il prezzo del volume. Potrebbero essere inserite in molte antologie di poesia italiana di questi ultimi venti anni. Non riporto alcun verso di queste poesie, perché non voglio spoilerare troppo. Questa poesia è intrisa di mistero, che ricorda ai lettori gli interrogativi ultimi (che senso ha la vita? C’è un’altra vita dopo la morte?).
Ma tutto ciò non provoca nel poeta nichilismo autodistruttivo, né eccessiva ansia metafisica o una sorta di scacco matto esistenziale, tipici del cupio dissolvi occidentale. Forbus si tiene anche lontano dagli intellettualismi tanto in voga, con cui alcuni pensano di poter impreziosire i loro componimenti. Non è nemmeno una poesia esoterica, che vuole essere per pochi iniziati e pretende di custodire chissà quali segreti; anzi sono liriche essoteriche, ben scritte, ma il cui significato è accessibile a tutti, anche ai lettori che non leggono di solito poesia contemporanea. Eppure, nonostante la comprensibilità, il poeta giunge alla soglia del dicibile, laddove nessuno può andare oltre, e per questo motivo ti fa pensare, ti fa riflettere, ti lascia in sospeso, in precario equilibrio, ti tiene sulla corda, ti fa intravedere per un attimo l’abisso.
Non è quindi una poesia consolatoria, ma è comunque una poesia che affratella, che ci ricorda l’umanità e la nostra misera condizione esistenziale. Il poeta trasmette emozioni, vibrazioni, vitalità nell’animo a chiunque riesca un minimo ad apprezzare questa autenticità mista a genuinità. Da queste liriche si capisce di primo acchito che l’autore ha pienamente vissuto e amato intensamente. Un aspetto originale oltre alla freschezza è l’apertura al mondo, l’essere cittadino del mondo in pratica e non solo a parole, come invece alcuni autori troppo egoriferiti e chiusi nella loro storia individuale. Qui si percepisce un io che si relaziona costantemente agli altri, anche all’umanità più varia.
Parafrasando una celebre sentenza latina, potremmo perciò affermare che questi componimenti sono il frutto di chi prima vive, poi scrive, e scrive senza alcuna traccia di pretenziosità: lo stile di Forbus è diretto ed essenziale; è però uno stile letterario, che rifugge comunque dai poetismi comuni e logori.
Ciò che colpisce sono la capacità comunicativa e anche la grande sincerità, con cui ad esempio manifesta i suoi sentimenti amorosi; eppure non c’è traccia alcuna di sentimentalismo strappalacrime, di astio o di rimpianto per l’amore perduto. Jason canta l’amore con romanticismo, riconoscendo dignità e importanza alla donna amata, pur non finendo mai nell’effusione, né tantomeno nell’idealizzazione stilnovistica dell’amata.
È quindi apprezzabile questa spontaneità con cui mette a nudo il suo animo. Infine Forbus, se non lo avete capito, è un poeta che dice sì alla vita, senza autoesaltazione, senza titanismo.
Consiglio vivamente questa raccolta, soprattutto ai profani della poesia, che potrebbero rimanere stupiti da questo autore.
Concludo, riportando questa splendida poesia dal titolo Il Tuffo:
Ciò che siamo
e per cui viviamo
è perennemente in bilico.Oh, come schiviamo l’occhio nero
per sfuggire al giorno in cui morremo.Sul ciglio di questa collina che frana
ci teniamo per mano
confortando i nostri cuori tremanti.Un ultimo respiro
e giunge il tuffo
nel profondo
dell’abisso.
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Un libro perfetto per...
A tutti, anche a chi non legge mai poesie
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Canta sogni
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