Cleo di Helen Brown

"Un gatto non va dove è invitato. Appare dove c’è bisogno di lui".

Questa breve e incisiva nota di copertina coglie in pieno l’essenza del libro Cleo di Helen Brown, pubblicato nel 2010 da Piemme, costituendone quasi un brevissimo riassunto, una "riduzione ai minimi termini". Ancora una volta la storia di un gatto: vi sarà stato chiaro fin dalla prima occhiata, se vi siete lasciati sedurre da quella specie di minuscolo pelouche nero con occhi verdissimi che vi guarda incuriosito dalla copertina. Ancora una volta una storia vera, storia che purtroppo potrebbe riguardare chiunque, storia di dolore e di vita che prosegue nonostante tutto.

La vita di Helen Brown, di suo marito Steve e del loro secondo figlio Rob ha dovuto far fronte a uno dei dolori più terribili che possano esistere: la morte improvvisa di Sam, il figlio maggiore, un bambino di soli nove anni, investito da un’auto. Un dolore che può annientare in un attimo, dal quale cercare di riprendersi sembra assolutamente impossibile e fuori discussione. A volte, però, un piccolo essere, un flebile legame fra il passato e il presente, può risvegliare risorse straordinarie.
Quando l’amica Lena, poco tempo dopo la morte di Sam, si presenta a casa di Helen portando con sé la gattina che il figlio aveva scelto tempo prima come regalo per il proprio compleanno, la prima reazione di Helen è quella di scusarsi e dire chiaro e tondo a Lena che, data la situazione, non ha più intenzione di tenere con sé la gatta. In quel momento, però, Rob, il figlio minore, sorride per la prima volta dalla morte del fratello. Questo piccolo miracolo spiazza completamente Helen, che non ha cuore di allontanare il figlio da Cleo, come Sam aveva deciso di chiamarla. Inizia così dapprima una convivenza, poi un legame con un essere speciale, che attraverserà la vita della famiglia per più di vent’anni, assistendo a un divorzio, a vari trasferimenti, a un nuovo matrimonio e a nuove nascite, e soprattutto insegnando nuovamente il sorriso e la vita ai suoi componenti con la sola forza delle proprie fusa e del proprio piccolo, apparentemente insignificante, esempio di forza interiore.

Ecco quindi Cleo che prende "per zampa" una famiglia che si è sempre considerata amante dei cani (come la loro amata Rata, che verrà quasi subito anch’essa sedotta dalla nuova arrivata) e la guida verso la riscoperta del mondo, dopo una tragedia che l’ha comunque segnata per sempre. Non si può tornare al passato, sembra dire Cleo, ma si può guardare avanti con fiducia, verso un mondo non certo migliore, ma semplicemente diverso da quello che ci accoglieva prima. Pian piano tutti i componenti della famiglia, Helen per prima, sviluppano un legame fortissimo con quella "palletta di pelo nero" che ha infilato il muso nelle loro vite. Nell’osservarla e raccontare i fatti di ogni giorno, Helen si concede piccole divagazioni storiche e filosofiche sul ruolo dei gatti nel passato e nel presente, e sul contributo che possono dare alla vita di quelli il cui cammino decidono di incrociare.

Una storia vera certamente preziosa come ogni storia, che merita solidarietà e attenzione per quello che può insegnarci. Tuttavia, dal punto di vista della narrazione non risulta molto scorrevole, forse per l’estrema semplicità dei fatti che si susseguono. Inoltre, nella parte centrale, quella dedicata all’incontro con Philip, il ruolo di Cleo risulta notevolmente trascurato in favore dei sentimenti personali di Helen. Tutto sommato, una lettura piacevole, non solo per gattofili convinti.