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Come una bussola senza il suo nord
- Autore: Veronica Satti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Giraldi Editore
- Anno di pubblicazione: 2021
Cosa spinge una donna a ferirsi energicamente per poter dominare il dolore che è in lei? Drammaticamente coinvolgente è la lettura di Come una bussola senza il suo nord (Giraldi, 2021), che con il sottotitolo “altrove oltre i tagli nella mia pelle” è un colpo al cuore di quanto l’autolesionismo sveli malattie meno visibili, di quanto possa raccontare di sofferenze intime, portarle alla luce, e di quanto un dolore fisico possa essere fonte di distrazione da un altro dolore più profondo, più evanescente. Sono le disregolazioni emotive, dal disturbo borderline ai disturbi alimentari, dai disturbi ossessivo-compulsivi alla depressione, che in maniera subdola conducono in un tunnel di tormenti dal quale è difficile uscirne.
Veronica Satti, l’autrice, è figlia del grande Bobby Solo, con il quale da pochi anni ha instaurato un bellissimo rapporto figlia-padre. Designer di pitture decorative, oggi opinionista in alcuni programmi televisivi, è da sempre sostenitrice di enti e associazioni legate alla LGBT italiana. In questo suo romanzo d’esordio ha voluto affrontare temi che la contraddistinguono con l’intento che il suo libro possa dare voce alla sofferenza di chi non ha la capacità di farsi ascoltare. Francesca Barra, giornalista e scrittrice, scrive nella prefazione che non deve essere stato facile per la nostra autrice dare vita ai personaggi che sono la traduzione delle sue esperienze.
“Veronica sembra aver vissuto cento vite e improvvisamente mostra la fragilità dei suoi anni, che potrebbero essere pochi, giusti, tanti, al tempo stesso.“
Satti ha vissuto in solitudine i suoi disturbi comportamentali, infliggendosi l’autopunizione, e poi con determinazione ha trovato il coraggio e il desiderio di scrivere la sua storia, perché la scrittura è terapeutica ed è anche una forma di ascolto che aiuta a conoscersi meglio. La protagonista è la giovane Scarlet, appassionata lettrice di Virginia Woolf, ricoverata al Saint Elizabeth di Cliffside, in una camera costosissima che volge all’orizzonte, sul mare che si scaglia contro una scogliera. Figlia di una leggenda del rock, frontman di una famosa band degli anni ’80, ha vissuto senza il padre che la ha abbandonata quando aveva solo otto anni, e continua ancora a domandarsi:
“Cosa posso aver fatto? perché non mi vuole più? perché non posso avere il mio papà?”
L’ingresso della clinica del dottore Claymore, un uomo alto, in carne, con pochi capelli e “alito pestilenziale”, sembra quello di un hotel, marmi rosa, colonne bianche, ma basta volgere lo sguardo intorno per vedere le inferriate alle immense finestre e telecamere ovunque anche nei bagni. Nella struttura psichiatrica è vietato tutto ciò che è appuntito, dalle matite ai trucchi per il maquillage, cinture, lacci per scarpe, unghie lunghe. Scarlet si sente vuota, con la testa pesante, il respiro piano, una bussola senza il suo nord, e le sue sedute diventano ogni giorno sempre più difficili, perché è sempre più estenuante dovere spiegare continuamente il perché delle proprie azioni.
“Sono costantemente in una giostra che non si ferma mai, le mie emozioni non trovano mai riposo. Tagliarmi è la mia finestra verso un po’ di calma, non c’entra nulla il voler attirare l’attenzione, ormai lo sanno tutti come sono."
E nel mentre il dottore le chiede del perché di tanta punizione, risente sulla pelle il dolore che dilania e che per poterne uscire bisogna provare un dolore fisico più grande.
“Sono frenetica, euforica, mi guardo il braccio e mi infliggo questa profonda punizione con più forza, non sento male ma solo il dolore che se ne va."
Ancora una volta il suo richiamo d’aiuto coincide con l’isolamento; ma stavolta non sarà sola. Scarlet conoscerà altre ragazze, ricoverate anche loro per gravi problemi, molestie sessuali da bambine, droga, depressione e insieme inizieranno a chiamarsi le Disorder Girls; insieme con il loro flusso di coscienza, di ricordi penosi e le loro fragilità. Come potranno sopravvivere in questo mondo?!
”In molti ci definivano pazze ma siamo solo ragazze molto sensibili, disregolate, che sognano di levarsi di dosso, quel dolore che andrebbe attraversato senza sedimentarsi nei nostri cuori.“
Il dolore interiore, quello dei disturbi mentali, è circoscritto alla persona che ne soffre: la responsabilità è sua, solo sua, e se la deve sbrigare da solo. È suo il dolore emotivo, la rabbia che diviene spesso più intensa del bruciore delle ferite, della carne lacerata, è sua la violenta autopunizione che non riesce a placare i suoi insostenibili e insopportabili sensi di colpa. Ma arriverà mai quel punto di svolta che rovescia o riavvolge la vita di ognuno di noi? Da leggere.
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Come una bussola senza il suo Nord
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