Come una specie di sorriso di Lella Costa

L’ironia è una dichiarazione di dignità. È l’affermazione della superiorità dell’essere umano su quello che gli capita - Romain Gary.

È la frase che l’autrice pone all’inizio del suo libro, un piccolo volume che vuole essere un saggio dilettevole e piacevole. Lella Costa non ha bisogno di presentazione, è la signora elegante e colta, protagonista indiscussa del nostro teatro umoristico, amata per i suoi monologhi. L’idea di scrivere il libro è nata dopo aver tenuto una lezione al Festival di Fontanafredda di Oscar Farinetti. Alcuni dei suoi amici e una brava editor l’hanno invogliata, ed è così che è stato curato "Come una specie di sorriso" (Piemme, 2014), dal titolo che è un omaggio all’indimenticabile amico Fabrizio De Andrè.

Con intelligenza e leggerezza l’autrice, prendendo spunto dalle vicende della vita, narra attraverso la musica che ascolta e le letture che l’hanno affascinata, dell’ironia, di quanto essa può cambiare la nostra vita sia nel vivacizzarla che nell’offrirci una opportunità nel comprendere meglio ciò che più conta nella realtà. In poco più di cento pagine racconta quanto essa sia utile nell’affrontare le situazioni più difficili (dall’amore alle guerre); quanto sia più esercitata dalle donne (l’ironia femminile) che dagli uomini. Raccomanda inoltre di non confonderla con la satira o con il fare gli spiritosi dei nostri politici, una sciagurata ostinazione, la definisce. Infatti, a riguardo, ricorda come nel corso degli ultimi anni il potere abbia voluto essere a tutti i costi simpatico e popolare, e fra barzellette e cattivo gusto esibito negli incontri ufficiali con capi di stato, quanto questo abbia segnato profondamente la considerazione di deriva culturale sul nostro paese.

“Non sempre l’ironia fa ridere, anzi. Spostare lo sguardo, cambiare il punto di vista, illuminare la realtà da una prospettiva diversa, affermare dignità e superiorità sul destino e le sue trame richiedono rigore, disincanto, consapevolezza, lucidità implacabile e obiettività assoluta; e spesso suscitano sorriso e divertimento, ma altrettanto spesso sconcerto, indignazione, amarezza, perfino dolore.“

Un libro pieno di umorismo e ricco di citazioni, una raccolta di monologhi che divertono e capaci di indurre riflessioni. Lella Costa spazia da Socrate, padre indiscusso e riconosciuto dell’ironia, che spesso si fingeva ignorante per dominare intellettualmente l’avversario, a Shakespeare, della cui ironia è intrisa tutta la sua opera omnia, e per nostra immeritata fortuna, commenta, conosceva ogni possibile combinazione di eventi, trame, personaggi e destini, scrivendole tutte.

“Il dolce principe di Danimarca è sicuramente cupo e probabilmente depresso, ma ha continui guizzi di sarcasmo e umorismo davvero travolgenti. Commentando il frettoloso matrimonio tra la madre e il cognato Claudio, che tra l’altro è anche colui che l’ha resa recentissimamente vedova, osserva che l’arrosto del funerale è stato servito freddo al banchetto di nozze. Quando il medesimo Claudio, zio ma contemporaneamente anche patrigno e neosovrano, cerca di ringraziarselo apostrofandolo nipote mio e figlio, lo fredda con un magistrale, un po’ più che nipote ma meno che figlio. Il meglio di sé lo dà nei dialoghi con Polonio, padre di Ofelia e impiccione di stato, sempre pronto a nascondersi dietro qualche arazzo per poter spiare e tramare; tant’è che quando lo scopre a origliare e lo trafigge con la spada Amleto commenta: toh, un arazzo che parla!“

Una piacevole escursione dalla ironia metafisica a quella umoristica, raccontata in un esercizio quotidiano di sopravvivenza, come deve essere affrontata la vita perché, come sottolinea la nostra autrice, l’ironia è un costante tentativo di libertà di pensiero, di onestà intellettuale e soprattutto il rifiuto di ogni forma di assolutismo e di integralismo. E può essere contagiosa come il sorriso.