Conversazioni con il portiere dei freaks. Il fattaccio di Francesco Bova

Conversazioni con il portiere dei freaks. Il fattaccio (Solfanelli, 2023) di Francesco Bova è la risposta italiana al romanzo La paura del portiere prima del calcio di rigore (1970) dell’austriaco Peter Handke e al film di Wenders (1972).

Simone Degli Espinoza, detective dell’Agenzia Tom Ponzi, conosciuto nell’ambiente forense come l’indagatore di anime per il suo particolare metodo investigativo, questa volta affronta nel 1993 – dopo i casi del Correttore di bozze e dello Sceneggiatore - la bizzarra e tormentata storia di Benedetto Brichetto, un giocatore di calcio noto come il Portiere dei Freaks, così definito da Oreste del Buono in un articolo pubblicato sul Guerin Sportivo.
Benedetto ha fatto un singolare patto con Dio, che rinnova ogni domenica per evitare di subire un goal.
Benedetto si è pure macchiato di alcuni gravi reati e, nello stesso tempo, si è accusato dell’omicidio di una giovane prostituta di colore.
A causa della sua personalità (bugiardo, mitomane, una specie di Zelig. In ebraico “zelig” significa benedetto) e dell’assenza di riscontri investigativi, dopo il carcere, è stato in osservazione presso l’Ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere e diventa, nel 1982, il portiere di una squadra composta da criminali pazzerelli che giocano in un programma destinato ai detenuti, in particolare a quelli ristretti nei manicomi giudiziari, chiamato per l’appunto “Un calcio alla follia”.

Il suo caso viene affidato a Simone Degli Espinoza da un amico di infanzia di Benedetto e da alcune persone (un direttore di carcere, uno psichiatra, un terapeuta, un ex giocatore della nazionale) che hanno a cuore il portiere dei freaks.
L’indagatore di anime affronta il caso con la tecnica del paradosso al fine di scoprire il vero e antico crimine - quello che Benedetto definisce “il fattaccio” - commesso quando era poco più di un bambino.

Nascono così le conversazioni con il portiere dei freaks, attraverso un viaggio nella memoria dove alla fine viene svelato il mistero e il desiderio di Benedetto di essere punito come quel personaggio dei fratelli Karamazov che dice: Noi tutti siamo colpevoli per tutti. E io andrò là per tutti, perché bisogna pure che qualcuno vada là per tutti.
Lo stesso detective è provato dalla particolare indagine che tocca i temi della colpa, della giustizia, della fede e del mistero del male e chiede aiuto a una filosofa e teologa che aveva tenuto una conferenza sul male assoluto e sulla personalità di un famoso serial killer americano.

Il romanzo, tra le pieghe della trama, affronta pure la fenomenologia del ruolo del portiere e del calcio di rigore in una versione differente dal romanzo di Peter Handke Prima del calcio di rigore (1970) e dal film di Wenders La paura del portiere prima del calcio di rigore (1972).
Attraverso un dialogo tra l’investigatore e Oreste Del Buono ci sono richiami a personaggi storici che anch’essi sono stati portieri e scrittori: Camus, Nabokov, Evtušenko e Arthur Conan Doyle.