Cose spiegate bene. Questioni di un certo genere
- Autore: Non disponibile
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Iperborea
- Anno di pubblicazione: 2021
Nell’uscita del 21 novembre della newsletter Charlie de “Il Post”, nel tentativo di definire chi siano i giornalisti, si dice:
“Il sito di news americano Vox ha individuato i propri "sei tipi di storie", riconoscendo già con questo l’assenza di un criterio unico:
"quelle che fanno chiarezza nel caos; quelle che scompongono politiche o idee complesse; quelle che collegano qualcosa a questioni più estese; quelle che indagano soluzioni o idee nuove per risolvere problemi; quelle che aiutano i lettori a prendere decisioni; quelle che fanno emergere qualcosa di nascosto sotto la superficie".”
La definizione torna particolarmente utile e calzante per descrivere a sua volta il secondo numero della rivista Cose spiegate bene, coprodotto proprio da “Il Post” e dalla casa editrice indipendente Iperborea, e intitolato Questioni di un certo genere – ovvero, come spiega il sottotitolo, Le identità sessuali, i diritti, le parole da usare: una guida per saperne di più e parlarne meglio.
Un vademecum splendidamente illustrato da Sarah Mazzetti, che dopo la prima uscita (A proposito di libri) si riconferma indispensabile a quegli stessi sei scopi indicati da Vox, dal momento che, riflettendo sulla storia, sulle definizioni, sui colori, sulle bandiere, sui concetti e sulle applicazioni di numerose questioni legate all’identità di genere, alla sua natura fluida e ai suoi legami con la lingua, la legalità, la cultura, la letteratura, la storia, la geopolitica e con una vasta gamma di diverse esperienze personali, offre una panoramica aggiornata e accessibile sul tema.
La consultazione è rapida, immediata, semplice – e tuttavia mai semplicista, come si individua immediatamente soffermandosi sui testi che arricchiscono il volume, firmati da Arianna Cavallo, Fumettibrutti, Vera Gheno, Gianmarco Negri, Diego Passoni e Massimo Prearo: non c’è niente che venga dato per scontato, nessuna sfumatura che venga trattata con sufficienza, e al contempo fra una glossa e l’altra il tono resta amichevole, aperto, interlocutorio.
Nella distanza che si crea (e che si accorcia pagina dopo pagina) fra chi legge e chi scrive, si riesce quindi a ritrovare un quadro completo e sfaccettato di argomenti fin troppo discussi oggi da persone poco esperte, o con argomentazioni non sempre ragionevoli, o a partire da un background carente di competenze specifiche.
Qui, a differenza di quanto accade quando si cerca di inserire a tutti i costi in un dibattito, sgomitando senza né ascoltare né ascoltarsi fino in fondo, le autrici e gli autori (Pietro Cabrio, Marta Impedovo, Ludovica Lugli, Antonio Russo e Giulia Siviero) si mettono infatti al servizio (giornalistico e cognitivo) di un’ampia comunità, come da tradizione della testata, e raggiungono trasversalmente una popolazione composita, frammentata, spesso purtroppo disinformata.
Di conseguenza, non ha importanza cosa già si conosce, con quali proposte si abbia già familiarità, che studi si siano compiuti, che giornali si leggano o quanti talk show si ascoltino, perché Questioni di un certo genere mantiene la promessa di spiegare bene le cose di cui decide di occuparsi, a cominciare dall’identità di genere e da un prontuario lessicale da utilizzare, per poi passare allo schwa e ad altre suggestioni linguistiche, approdando in seguito a un ambito più giuridico e sociale, più multimediale e sportivo, più religioso e medico, più familiare e antropologico, e approdando infine ai nuovi modi di fare attivismo o di studiare le questioni trattate nella rivista con cognizione di causa.
Un’uscita imperdibile, insomma, da regalare e da regalarsi per pensare meglio, agire meglio, parlare meglio. Un’operazione in grado di risultare divulgativa e analitica al tempo stesso, inclusiva nel senso più ampio del termine, e che in “sole” 221 pagine (più consigli di approfondimento tra film, serie tv, saggi e romanzi) riesce a rispondere a un’esigenza ormai impellente e a colmare un gap anacronistico e sempre più intollerabile.
Recensione del libro
Cose spiegate bene. A proposito di libri
Cose spiegate bene. Questioni di un certo genere
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