Cruciverba
- Autore: Leonardo Sciascia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Adelphi
Fuori dalla cerchia degli addetti ai lavori, meno nota è forse l’attività saggistica di Sciascia che generalmente viene ricondotta a tre volumi, a seguito del libro Pirandello e la Sicilia (1961). Cruciverba (Einaudi, Torino, 1983; del 1988 la riedizione Adelphi) sta tra La corda pazza – scrittori e cose di Sicilia (Einaudi, Torino, 1970) e Fatti diversi di storia letteraria e civile (Sellerio, Palermo, 1989) ed è certamente una magnifica raccolta di scritti, che si intersecano tra orizzontali e verticali, dando la complessa e articolata fisionomia della storia della cultura europea insieme ad accattivanti testimonianze biografiche.
"Tutto che nella vita ci accade – anche quello che sembra accadere per forza di circostanze esterne, imprevedibilmente e casualmente – si può dire che è accaduto nei primi anni; nel senso che già nei primi dieci anni della nostra vita se ne può trovare il presentimento, la premonizione, la prefigurazione, il seme".
L’aver vissuto per più metà della vita in un paese piuttosto chiuso e remoto gli ha offerto l’opportunità di sperimentare con meraviglia e stupore mutamenti che gli sarebbero sfuggiti se fosse cresciuto in una grande città. Sciascia ricorda il passaggio dal lume a petrolio alla luce elettrica e fa riferimento alla medicalizzazione in ospedale, un tempo considerata verghianamente una vergogna: morire in ospedale ormai è normale, anzi segno di decoro rispetto al passato, dov’era visto come ignominia; accenna al mutamento dal film muto a quello parlato e via via la memoria si espande in un labirinto di luoghi, di letture, di viaggi.
La scelta di un argomento orizzontale gli consente di muoversi nelle indagini verticali allo scopo di indagare su fatti e aneddoti, di decifrarli e rendere così leggibile anche con i suoi commenti una concezione di vita, un quadro di costume di un’epoca. I saggi (trentasei in tutto in un arco temporale dal 1954 al 1983) sono nutriti dalla vocazione alla “fabula” che Sciascia possiede: hanno perciò quella cadenza e la sapiente architettura che connotano l’arte del raccontare.
Il titolo viene da lontano, è preso in prestito da un’espressione del francesista Francesco Paolo Trompeo:
"Quando Apollo e le Muse si mettono a fare le parole incrociate, nascono combinazioni stupende".
Temi incrociati, dunque, che tracciano i plurimi sentieri della conoscenza, inondati dalla luce di scoperte eccezionali sulla storia degli uomini. Ampie e composite le informazioni sulle caselle orizzontali: per esempio sulla Sicilia da cui affiora un’immagine dell’Isola refrattaria alla storia (i paesi dell’Etna segnati dal colore della lava; Palermo inchiodata sulla croce di due grandi strade che la sventrano, Via Macqueda e via Ruggero Settimo; Caltagirone; Bagheria, paese natale di Guttuso, con le sue ville settecentesche, dove è impresso il delirio dell’anarchia baronale; scrittori quali Verga e Pirandello, nonché l’argomento privilegiato del rapporto letteratura e mafia; il mito del Vespro, Antonello da Messina, Guttuso, Fausto Pirandello).
O ancora, sulla Francia, quella del Settecento e degli illuministi come Diderot, il suo “educatore”, e Voltaire. S’intitola Il secolo educatore il saggio sul XVIII secolo, che mostra il passaggio dalla barbarie alla civiltà e pone in risalto il ruolo degli intellettuali nel sistema sociale di cui veniva corrosa l’autorità dei sovrani:
"L’essenza del secolo, la sua grandezza, è in quegli uomini vivi e sensibili la cui intelligenza, svagatamente tormentando il regno di Dio e quello dei re, agita l’Europa senza sconvolgerla… Non uno spettro percorre l’Europa mentre loro tormentano il Regno e i regni, ma uno spirito gioioso e giocoso, divertito, ironico, beffardo… Tutto è così leggero e sottile, così divertente, così svagato e svagante, che anche i re credono di poter entrare nel gioco, nella finzione. Federico di Prussia e Caterina di Russia: con doppia finzione e in malafede; e Giuseppe II d’Austria, Carlo III di Napoli, Leopoldo II di Toscana; riformando, bonificando, addolcendo rapacità fiscali e penali atrocità".
Non è un caso che l’opera si chiuda con un testo su Parigi, dove Sciascia ha potuto sviluppare la sua formazione culturale:
"Parigi è una città libro, una città scritta, una città stampata. Una città libro fatta di tanti libri. Una città che si potrebbe dire il sogno di una biblioteca".
Ricordando il primo viaggio a Parigi nel ‘65, chiarisce la sua esperienza:
"Allora, in una città subito correvo a vedere i musei; ora credo che avesse ragione Gide, che bisogna cominciare dai mercati, dai giardini pubblici, dai cimiteri e dai palazzi di giustizia".
Il saggio d’apertura è su Luciano di Samosata, presentato come un illuminista avant lettre, affine per molti aspetti a Voltaire. E si potrebbero citare le indagini su Michele Amari, Savinio (accomunato a Luciano e a Stendhal, entrambi che non fanno mai nulla senza gioia e provano diletto a scrivere), Walter, Scott e Gogol.
Folgorante l’idea nello scritto La storia della mia vita di Giacomo Casanova:
"Come un piccolo universo, come un sistema, che ruota intorno a un’idea fissa, a un’utopia – l’idea fissa, che diventa utopia, dell’incesto".
Meritano di essere nominati i due saggi su Manzoni (Goethe e Manzoni e Storia della Colonna infame). Sciascia, che ne è appassionato lettore e acuto interprete, indica in don Abbondio l’autentico protagonista dei Promessi sposi: refrattario alla Grazia e alla Provvidenza, è inserito in un sistema di servitù volontaria ed è l’uomo del “particulare” gucciardiniano.
Il ritratto delineato da Manzoni è veritiero e disperato, in tutta la sua complessità rappresenta l’inquietante volto delle cose d’Italia:
"l’Italia delle grida, l’Italia dei padri provinciali e dei conti-zio, l’Italia dei Ferrer italiani del doppio linguaggio, l’Italia della Mafia, degli azzeccacarbugli, degli sbirri che portan rispetto ai prepotenti, delle coscienze che facilmente si acquietano".
Nel secondo saggio la portata della denuncia, a partire dal passato, ha lo spessore della “più bruciante attualità”:
"il passato… non è mai passato: e dobbiamo continuamente viverlo e giudicarlo nel presente se vogliamo essere davvero storici… la tortura c’è ancora. E il fascismo c’è sempre".
Sciascia collega le vicende sventurate di Morra e Piazza, presunti untori della Milano secentesca, con la legislazione della semi-impunità a favore dei “terroristi impropriamente detti pentiti”.
Scrittore amatissimo Savinio. Oltre che letteraria, la sua saggistica è dettata da una coscienza morale e politica, storica e sociologica, da uno sguardo disincantato: la sua capacità di indagine tiene esemplarmente tiene insieme letteratura e civiltà, libri e uomini noti e misconosciuti, comportamenti e idee che consentono di avere più consapevolezza del nostro Paese e della sua storia. In sostanza a prevalere è in Cruciverba l’idea di letteratura come “mappamondo” della conoscenza.
Cruciverba
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