Dall’ultimo banco. La Chiesa, le donne, il sinodo
- Autore: Lucetta Scaraffia
- Genere: Religioni
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2016
“Dall’ultimo banco” (Marsilio 2016, Prefazione di Corrado Augias) è un deciso intervento per il riconoscimento della presenza femminile nella Chiesa da parte della storica e giornalista Lucetta Scaraffia, professore associato di Storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Roma, editorialista de Il Messaggero e dell’Osservatore Romano.
Sostiene Augias nella Prefazione del presente testo il cui sottotitolo è "La Chiesa, le donne, il Sinodo", che
“il breve e denso saggio di Lucetta Scaraffia rappresenta un tentativo di risvegliare un interesse verso Dio”.
Per raggiungere il suo scopo, l’autrice indaga nelle piaghe della Chiesa cattolica: pigrizie, ipocrisie, tutti quegli “aspetti visibili” che fanno parte dell’immagine che la Chiesa da parecchio tempo proietta nel mondo. Gerarchie spesso e visibilmente impreparate ad affrontare la modernità con proposte, o almeno risposte adeguate e credibili. Scandali finanziari che appaiono e scompaiono dalle cronache, abusi sfacciati di certi alti esponenti, una serie di comportamenti che fanno sì che la Chiesa appaia appesantita, per non parlare di una teologia che “già il cardinale Martini giudicava vecchia di almeno due secoli” e quindi ormai incapace di parlare a uomini e donne circondati dal benessere e dai veleni della società prevalente in questa parte del mondo. Quella parte del mondo compresa tra Europa e America dove si deve guardare perché è qui che si è aperta una crisi senza precedenti
“che può riassumersi in una formula brutale: la presenza di Dio è diventata irrilevante”.
Oltre a tutto ciò vi è un problema che sta diventando cruciale: il ruolo delle donne nella Chiesa. Quest’ultima è l’unica istituzione a tenere le donne relegate in ruoli marginali e subordinati, senza mai aprirsi all’ascolto della loro voce nei momenti delle decisioni importanti per il futuro dei fedeli. Si dimentica, ricorda Augias, che il cristianesimo è la prima e unica religione che ha dato lo stesso valore spirituale alle donne e agli uomini, così che le prime hanno potuto intraprendere la via religiosa del monachesimo come i secondi “e pure fare carriera, diventando sante”. Nel Novecento, il secolo nel quale si è affermata l’emancipazione femminile nelle società occidentali, la Chiesa rimaneva del tutto estranea a una trasformazione che pure aveva promosso. Scaraffia coordinatrice da quattro anni del mensile “Donne, Chiesa, mondo”, l’inserto femminile dell’Osservatore Romano, oggi rinnovato grazie a una veste grafica e un potenziamento di pagine, da quattro a quaranta, tutte a colori, “seduta proprio all’ultimo banco della grande aula del Sinodo, in compagnia dei non molti laici che stanno seguendo i lavori”, ha avuto modo di osservare anche se da lontano, la tavola della presidenza dell’assemblea in corso. Invitata come uditrice al Sinodo dei vescovi sulla famiglia che si è svolto in Vaticano dal 4 al 25 ottobre 2015, Lucetta Scaraffia ha dato il suo contributo alla discussione che, ha notato l’autrice, quasi sempre si è fermata su alcune questioni dottrinali, come sull’indissolubilità e sulla difesa di un’idea di famiglia cattolica che viene definita “naturale”.
“La dottrina vuole trovare così conferma nella “natura”, intendendo con questo termine la condizione creata da Dio e quindi immutabile”.
“Donne, Chiesa, mondo” è un testo attualissimo, dal quale emerge chiaro e forte il concetto cardine della Scaraffia che “senza donne”,
“la Chiesa non può pensare il futuro, perché sono le donne che la tengono in piedi e non accettano più di servire senza essere ascoltate”.
A tal proposito fa riflettere l’annuncio di ieri di Papa Francesco pronunciato in Aula Nervi nel corso dell’incontro con 900 superiori generali degli istituti religiosi femminili internazionali. Bergoglio ha dichiarato che istituirà una commissione di studio sul diaconato femminile nella Chiesa primitiva, ritenendo che le donne diacono siano “una possibilità per oggi”, giacché
“la Chiesa ha bisogno che le donne entrino nel processo decisionale, anche che possano guidare un ufficio in Vaticano”.
Per Scaraffia, l’iniziativa di Bergoglio
“non è femminismo, ma la volontà di ritrovare la dignità delle origini”.
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