Dicembre Mai Cercato
- Autore: Pier Mazzoleni
- Genere: Musica
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2014
Pier Mazzoleni con "Dicembre mai cercato" (David and Matthaus, 2014) ci regala, con le sue pagine appassionate, la storia, incredibile e rocambolesca, di un pianista, di un poeta. Ma soprattutto di un uomo. Il suono del pianoforte che, come presenza e come assenza, fa da colonna sonora al pianto e al riso, ma in special modo alla sofferenza, non è motivo fine a se stesso, ma pretesto narrativo. La grande, vibrante, incontrastata protagonista di questo romanzo è la verità, in tutte le sue forme, anche quella scomoda, anche quella che fa male e si vorrebbe nascondere ma che poi ci brucia l’anima.
Jan, un bambino prodigio, cresce con la musica e la poesia, ma lo struggimento provato per non sapere nulla del proprio padre è una voragine, una spaccatura che neanche l’amore per l’arte e la vicinanza delle persone care riescono a far rimarginare. Non a caso il lettore, nelle prime pagine, viene messo al corrente di un evento straordinario, una notizia che rimbalza dai giornali alle televisioni, fino ad alimentare il chiacchiericcio di strada. Un pianista famoso, Jan Greco appunto, è sparito nel nulla. La curiosità è alle stelle ma, prima di concedere la soluzione all’enigma, l’autore sapientemente ci accompagna per mano attraverso la vita del protagonista, invitandoci, per capire le sue ragioni, a condividere la sua storia, le sue sofferenze, i suoi sbagli, la sua faticosa arrampicata verso un successo che, una volta raggiunto, non regala l’ebbrezza promessa.
L’arte è una salvezza o una dannazione? Jan la porta sempre con sé, a tratti la esalta, a volte la rinnega nel tentativo di appropriarsi di una normalità che gli possa dare la tranquillità necessaria a continuare a vivere.
Nel tentativo di trovare qualche indizio utile, l’amico Marco e il figlio Simone rinvengono un manoscritto, un romanzo di circa 300 pagine, e lo pubblicano. Quel libro è l’anima di Jan tradotta in parole e sarà il potente strumento che riuscirà a riportarlo a casa. Il romanzo è permeato dal viaggio e dalla ricerca, tutti i personaggi principali, non solo il protagonista, anelano a qualcosa e possiedono terribili strappi da ricucire. Quelle lacerazioni che tutti, più o meno, ci portiamo nel tessuto dell’anima.
Ma la parola d’ordine è il riscatto, la capacità di capire e perdonare, l’emergere da una superficie piatta di normalità che ci avvolge, sì, ma allo stesso tempo ci soffoca.
A un certo punto c’è anche l’India, un viaggio salvifico e necessario raccontato con i toni sfumati dell’ascetismo. La preghiera e la meditazione, in fondo, non sono così diverse dalla poesia e i suoni della natura, laddove ancora si riescono ad ascoltare, sono la più sublime delle musiche. Il primo ritmo, lo sappiamo, è quello del cuore e in queste pagine ogni sistole e diastole si adatta all’emozione, inseguendosi accelerano repentine, mentre, in certi momenti, sono un ticchettio appena percepibile, leggero e lento. Ci sono poi i silenzi, quelle pause che chi fa musica sa benissimo quanto valore abbiano, al pari delle note, perché regalano l’impagabile opportunità dell’attesa.
Non vi è un modo standard di leggere questo romanzo, ogni lettore lo farà suo come preferisce, ma non potrà non divorarlo d’un fiato, catturato dagli eventi e dalle storie nella storia. La trama principale, infatti, a volte si divarica disegnando quadri diversi: ogni personaggio ha la propria vicenda a cui è dato ampio spazio perché ognuno è degno di essere ascoltato e considerato. Lucia e la sua maternità portata avanti da sola, Marco e il dramma del conflitto con la famiglia che non accetta la sua omosessualità, Simone, un altro figlio alla ricerca di un padre. E, attorno a tutti loro, sempre lui, Jan, che cade e si rialza, capace di grandi sbagli, ma anche di grandi redenzioni. Poi c’è quel manoscritto, un romanzo nel romanzo che, probabilmente, contiene a sua volta un romanzo. Come quando si mette uno specchio davanti all’altro e le due superfici si riflettono a vicenda, all’infinito.
Forse non è superfluo aggiungere che Pier Mazzoleni è a sua volta un artista, un musicista che ha voluto senza dubbio esprimere, attraverso un alter ego costellato di fantasia e finzione, i suoi sentimenti e le sue passioni e allo stesso tempo omaggiare l’arte, sia essa poesia, prosa o sublime musica, considerata nella sua più spirituale e pura essenza. Troviamo, oltre alla bellissima storia di Jan, in una sorta di metaromanzo, l’occasione per riflettere sul ruolo della scrittura e dell’arte in genere. Una dichiarazione poetica? Tanti autori famosi, prima, trovarono occasione di manifestare il proprio punto di vista, nelle loro opere, circa la bellezza, l’arte, l’amore... Ricordiamo il ruolo che la pittura riveste, ad esempio, ne Il ritratto di Dorian Grey.
E il titolo? Dicembre è senza dubbio un mese importante (non sveliamo il motivo) per il protagonista, ma dicembre è anche il freddo che invade il cuore, lo fa rallentare, che lo congela e lo fa assopire, per salvarlo, soprattutto da se stesso.
Le membra intorpidite dal ghiaccio non fanno più male, ma quel cuore, quasi immobile e duro come una roccia, non è morto; è solo ibernato.
Dicembre mai cercato
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