Dopo la battaglia. Scritti poetico-politici di Pippo Delbono

Nota n.1: non so se avete mai avuto occasione di imbattervi in un volume delle fiorentine edizioni Barbès. Sono volumi austeri (nel senso più pregno della parola), spessi, consistenti: copertine eleganti, minimali, argomenti di peso. In parole semplici, i libri Barbès sono libri ben fatti, da leggere senza tema di delusione, ed allora, per una volta, vivaddio.

Nota n. 2: conoscete Pippo Delbono, no? Un intellettuale vero, sopravvissuto all’acquiescienza culturale, un maestro dell’impegno civile, un eclettico: attore, poeta, regista, corsivista.

Questo suo “Dopo la battaglia. Scritti poetico-politici” (Barbès, 2011) è un distillato propedeutico della sua "lotta", della sua grazia, della sua lungimiranza. Il libro raccoglie gli articoli pubblicati, in gran parte, su quotidiani e riviste italiani e francesi dal 2004 a oggi. E’ il primo scritto "non teatrale" che dà alle stampe e credo sia indicativo il fatto che abbia scelto di farlo proprio in questo frangente storico di decadimento globale. “Dopo la battaglia” è un’antologia di autentico sdegno civile, scaturita da esigenza di dire, denunciare, uscire allo scoperto, chiamare a raccolta gli animi capaci (ancora) di opporsi alla caduta libera. Fatte le debite proporzioni, uno "Scritti Corsari" (Pasolini) del nuovo millennio, un pamphlet trasversale sui nostri anni del Signore, restituiti - di volta in volta - con asprezza, acume, lirismo, polemica.

I temi delle più recenti stagioni sociali figurano tutti: dai nuovi razzismi/oltranzismi alle pratiche di governo più imbelli, da Pasolini, Frank Zappa, Lou Reed al “teatro di resistenza”, dalla religione alla televisione (vecchio e nuovo oppio dei popoli), da Lampedusa al Bangladesh, dalle guerre infinite al tabù dell’omosessualità e del corpo. Una metafisica del quotidiano (come si vede) ripresa dal punto di vista di un maitre à penser, scomodo, coraggioso, spudorato, quasi sempre provocatorio.

Con un insert evocativo di quarantadue suoi scatti inediti e gli interventi di Leonetta Bentivoglio ("Repubblica") e Gennaro Migliore (responsabile cultura di "Sinistra Ecologia Libertà"). Lo sfondo di copertina del libro è di un bel rosso acceso (il colore delle passioni civili), non credo per caso.