Fino all’inizio
- Autore: Alessandro Busi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2021
“È questo che fanno le persone. Nascono e poi muoiono. In mezzo vivono.”
Un intermezzo che in un romanzo come quello di Alessandro Busi, intitolato Fino all’inizio e edito a novembre 2021 da pièdimosca edizioni rischia di comprimersi fino ad assottigliarsi in modo irreversibile, incoraggiato com’è da un mondo moderno sempre più opprimente.
Nella distopia che mette in piedi lo psicologo e psicoterapeuta di Padova, ora al suo esordio letterario, è infatti l’angoscia per un futuro incerto a farla da padrona, e a rendersi presenza sempre più concreta a causa dei numerosi attentati che si susseguono in ogni parte del pianeta con frequenza crescente. In una catena ormai solidissima di episodi terroristici, in cui la morte di massa è diventata quasi normalizzata e normativizzata, dare valore (e significato) a quanto intercorre fra l’atto della nascita e quello della morte è quindi una sfida non indifferente.
A sentirne tutto il peso sulle spalle è specialmente Luca, protagonista contemporaneo per eccellenza, che nel tentativo di mettersi al riparo da ogni minaccia si allontana però anche dalle persone a cui tiene, sviluppando un senso della tragedia pubblica e privata via via più raffinato, assoluto, paranoico. Lo spazio riservato all’esistenza quotidiana viene allora inquinato da flash news, controlli serrati, gesti che dietro ogni naturalezza nascondono articolate riflessioni preventive: non c’è posto per coltivare sentimenti sani, rapporti duraturi, permanenze. Luca ne è consapevole, e tenta così di allontanarsi.
Partire per gli Stati Uniti è un’iniziativa da non sottovalutare – forse inutile, data la violenza sempre più cieca e globalizzata che coinvolge in primis l’Occidente; forse salvifica, quantomeno a livello psicologico, per scappare una buona volta da ricordi pericolosi, campi minati di stati d’animo, ponti tagliati con la stabilità –, ma al contempo si rivela un’impresa delicata, che richiede gran parte del romanzo per realizzarsi e che oscilla fra flashback e incidenti di percorso, risate fuori luogo e incontri di fortuna, uno fra tutti quello con una certa Marta, pronta a condividere con Luca l’allontanamento da qualunque storpiatura del concetto di “casa”.
Una simile dislocazione passa dunque inevitabilmente da una lingua sofisticata, misurata, sempre all’erta, che in uno struggente racconto in prima persona, mai patetico e spesso autoironico, si lascia andare raramente alla fiducia e all’apertura, e indugia per lo più su uno sconvolgente parallelismo fra speranza e schiavitù, fra amore e paura, fra guarigione e diffidenza.
Per scioglierne i nodi, un lungo viaggio in aereo potrebbe non bastare, per quanto si dipani fra proiezioni future e visioni alternative di sé, e per quanto avvicini man mano Luca e Marta a un ambiente protetto, rilassato, che proprio perché distaccato dal mondo terreno concede loro una tregua dalle psicosi, con una sola eccezione: non è da escludere che l’uno o l’altro passeggero siano a propria volta dei fanatici, non è da dare per scontato l’atterraggio, non è da sottovalutare il primo impatto con un altro continente.
Insomma, qualunque percorso intrapreso con slancio è, almeno nella prospettiva del protagonista, un’arma a doppio taglio, un vicolo cieco da cui tenersi alla larga abbastanza da non lasciarsi fagocitare. Oppure, certo, un’occasione. Da attraversare a mani nude, scavando nel terreno alla ricerca di una risposta, o anche solo dell’assenza di ulteriori domande. Da esplorare con parsimonia, e però con curiosità. Da vedere schiudersi, animarsi, animare con il suo ambiguo fascino ogni tassello dell’esperienza umana.
Fino all’inizio è il reportage interiore e geografico che porta a capire come comportarsi davanti a un tale snodo di vie, il “brusio che ci culla verso il futuro, dal quale non possiamo tornare indietro”, la testimonianza claudicante ma autentica di un uomo sempre meno in grado di arrendersi all’orrore. Un romanzo che, attraverso la lente della distorsione scenica, della maturità stilistica e dell’esitazione antropica, racconta in punta di piedi come si fa a cambiare strada, senza mai cambiarla davvero del tutto.
Fino all'inizio
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