Geopolitica dei vaccini. La sfida del secolo?
- Autore: Federico Giuliani
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2021
La guerra fredda non è mai finita. Senza più moventi ideologici di sfondo ma irrobustita dal culto del denaro, la guerra fredda contemporanea si estende a nuove (super)potenze, tirando a lucido i muscoli a ogni occasione: ieri la rincorsa alla supremazia spaziale, oggi quella allo smercio dei vaccini. Chi arriva primo detterà le regole del gioco geopolitico per gli anni a seguire: gli occidentali Pfizer, Moderna, Johnson & Johnson, Astrazenica, CureVac, contro il cinese Ad5-nCov e il russo Sputnik V, per dirne due di fabbrica orientale. Una corsa contro il tempo, in apparenza per annientare il Covid-19, di fatto per rimpinguare la casse delle industrie farmaceutiche con profitti a molti zeri. Se alle latitudini europee i sieri russo e cinese sembrano destinati a rimanere al margine, soppiantati dai vaccini anglo-americani, un motivo c’è. Peccato non sia relativo alla sicurezza e alla salute delle persone. Come si legge a pagina 55 del puntualissimo Geopolitica dei vaccini. La sfida del secolo? di Federico Giuliani (La Vela, 2021):
“La partita per il vaccino contro il nuovo coronavirus può essere suddivisa in tre ambiti: sanitario, geopolitico ed economico. Dal punto di vista sanitario, la produzione di un siero anti Covid è l’unico modo per frenare la corsa della pandemia, nonché la principale arma per neutralizzare il Sars-CoV-2. Allo stesso tempo, il vaccino può anche essere visto come un mezzo per espandere il self power di un paese, rafforzare le relazioni con altri stati, oppure creare – da zero – legami commerciali ed economici con nuovi partner. Infine il lato economico: secondo un’analisi elaborata dalla società di consulenza Evercore, per quanto riguarda il settore farmaceutico i vaccini anti Covid potrebbero mobilitare un fatturato globale pari a 100 miliardi di dollari, oltre che profitti per 40 miliardi”.
Come ho già avuto modo di puntualizzare: lungi da me tentazioni di tipo complottista, ma nel frangente emergenziale i silenzi omertosi e di contro le campagne diffamatorie concentrate soltanto verso alcuni vaccini (anche Pfizer ha avuto i suoi morti ma sulle tv colluse con la politica la cosa è passata sotto silenzio), mi inducono a credere che non ce la stanno raccontando tutta, e nel più onesto dei modi.
Dà da pensare che dopo avere spacciato la Cina come paese-untore, gli opinionisti di partito hanno quasi completamente sorvolato sull’efficacia con la quale il governo cinese ha tenuto testa al virus (pochi vaccini, tracciamento, restrizioni), tacendo anche sul fatto che il siero cinese è stato fornito (certo non alle cifre delle case farmaceutiche americane) a molti paesi cosiddetti "bisognosi”.
Dà da pensare quest’altro, articolato, passaggio del libro di Giuliani, (pagg. 74-75 “Lo Sputnik torna a volare”) che estrapolo giocoforza in sintesi:
“Il siero sviluppato da Mosca ha un’efficacia comprovata pari al 91, 6%. E pensare che, fin dal suo annuncio, lo Sputnik era stato bersagliato da una fitta propaganda antirussa, al punto da esser stato considerato dannoso per la salute in base alla semplice antipatia provata da vari osservatori nei confronti di Vladimir Putin. Questa russofobia ha tuttavia impattato non solo contro l’evidenza scientifica, ma anche contro il muro di inefficienze vaccinali issato dall’Unione europea. Le ambizioni di Bruxelles sono crollate anche – e soprattutto – a causa dell’atteggiamento mostrato dai vari Pfizer-BioNTech, AstraZeneca e Moderna. Queste case farmaceutiche, rigorosamente occidentali, avrebbero dovuto salvare l’umanità dalla pandemia di Covid-19, peccato che si siano presto rivelate molto più attente al loro business che non alla salute dei cittadini”.
Mentre il tedesco CureVac scalpita per esordire (a caro prezzo, I presume) in Europa, ci verrà infine data la possibilità di vaccinarci con l’Ad5-nCov cinese o lo Sputnik V russo? L’interrogativo è pleonastico: più che per diffidenza, la serva Europa sorvola per autolesionistico asservimento ai colossi americani.
Il saggio è ottimo: attraverso fatti e cifre, aiuta (chi vuole) a chiarirsi le idee sulla pagina nera di storia che stiamo subendo, più che scrivendo/vivendo, come vorrebbe l’insopportabile retorica mediatica.
Geopolitica dei vaccini. La sfida del secolo?
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