Gli amici del bar Margherita
- Autore: Pupi Avati
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2009
Ce ne sono sempre meno, di bar di periferia. Quei bar modesti, con tre tavolini e sei sedie di metallo davanti alla vetrina, una lunga fila di alcolici dietro al bancone, un barista sempre in maniche di camicia ed una manciata di perdigiorno a gravitare fra il dentro ed il fuori durante tutto l’orario di apertura. Oggigiorno, i giovani generalmente li snobbano, preferendo i locali "trendy" dove si può gustare un "happy hour" ascoltando a tutto volume la musica più "cool". Tempi che cambiano.
Eppure, fra quella varia umanità che animava i bar di quartiere, sfaccendati, furbacchioni, molti dei quali al limite della delinquenza o addirittura mariuoli patentati, esisteva un sentimento di solidarietà che pare, anch’esso, essersi perso nelle nebbie del tempo. Gli amici del bar facevano gli sbruffoni, ti snobbavano, ti prendevano in giro e spesso anche a botte: eppure erano sempre uniti per salvarti da un errore madornale, sempre pronti ad esserti vicini nella sfortuna, sempre disposti a chiederti scusa per lo scherzo spintosi un po’ troppo oltre, sempre favorevoli a perdonarti. E’ questo microcosmo del bar che stavolta viene incapsulato da questo breve e svelto romanzo di Pupi Avati, scritto con la semplicità delle sue sceneggiature, che si lascia leggere in un pomeriggio con divertimento ed un velo di commozione. Capitoli non numerati, brevissimi, sorta di veloci flash, cambi di scena che evocano nella nostra mente un vero e proprio film (non a caso, praticamente in contemporanea al romanzo, Avati in veste di regista ha fatto uscire il film omonimo). Storie di gente semplice ed inconcludente, con qualche grande speranza e molte modeste aspirazioni, che la propria situazione può rendere inarrivabili (la classica ragazza che "si è rigirata" tutti gli amici del bar e pretenderebbe, infine, un matrimonio rispettabile). Il protagonista si chiama solo "Coso": nessuno si ricorda neppure il suo soprannome, figurarsi il suo nome. E’ fra i meno coinvolti nella vita del bar, rimane anzi molto in disparte, sempre incerto sul come reagire, sul come porsi. Eppure, per lui, introdursi nella compagnia è stato un vero e proprio lavoro di astuzia e di pazienza, complice una macchina presa a noleggio facendo balenare nelle idee del padrone una possibilità con sua madre. Con la testardaggine che la determinazione di appartenere al gruppo ha sempre dato e sempre darà ai giovani, "Coso" è riuscito a farsi accettare ed a partecipare alle vicende del bar. Come quella del Gian, che sogna di cantare a Sanremo e dovrà scontrarsi contro la dura realtà, non prima, però, di essere diventato il piccolo eroe della compagnia. O quella di Bep, che bisogna ad ogni costo salvare da un matrimonio disgraziato. Su tutto, le donne sono allo stesso tempo oggetto del desiderio, elemento scatenante, padrone e nemico da evitare, mentre ci si avvicina al mistero dell’amore e del sesso senza poterlo mai scoprire del tutto. Sarà una donna a decidere la sorte del nonno di "Coso", e sempre per una donna lui stesso dimenticherà il dolore ed il rispetto per la sua tragedia, insistendo ad organizzare una festa con lui agonizzante nella stanza accanto. E nell’orrore che ci fa la sua ostinazione riusciamo ad intravedere il suo bisogno disperato di appartenenza, di importanza.
Ma "Coso" è destinato, dal suo stesso carattere, a rimanere in disparte: ed il finale del libro ce lo conferma, regalandoci l’immagine malinconica, ma sorridente, di chi preferisce osservare.
Gli amici del Bar Margherita
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