Gli intellettuali di destra e l’organizzazione della cultura
- Autore: Francesco Giubilei
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
Questo pamphlet di Francesco Giubilei, dal titolo Gli intellettuali di destra e l’organizzazione della cultura (Oligo Editore, 2023), vuole trovare il modo di trovare una cultura della destra o una cultura delle destre, che non sia soltanto la giustificazione del fascismo italiano.
Ora il populismo e il sovranismo possono essere discussi anche dalla cultura della sinistra, che è l’unica possibile. Importante in questo senso è il saggio di Luca Ricolfi Sinistra e popolo. Il conflitto politico nell’era del populismo (Longanesi, 2017), che analizza come temi cari della sinistra siano poi passati ai partiti italiani di centro destra. Questa mutazione diviene argomento dell’ultimo saggio di Ricolfi La mutazione. Come le idee di sinistra sono migrate a destra (Rizzoli, 2022).
Nel saggio Ricolfi scrive che tre pilastri della sinistra italiana: la difesa dei deboli, la libertà di pensiero e la cultura come via privilegiata verso l’uguaglianza, sono lo scontento della popolazione di sinistra che semplicemente ha dato in comodato d’uso gratuito queste tre istanze fondamentali alla destra.
Più difficile, scrive Francesco Giubilei nel suo saggio, è collocare la posizione politica di Gabriele D’Annunzio, quando la cultura di destra era rappresentata in modo moderato dal padre di Giacomo Leopardi, Monaldo Leopardi, che Giubilei presenta così:
Il padre del poeta recanatese fu una figura di grande interesse: innanzitutto realizzò una biblioteca che aiutò il figlio a diventare il genio che sarebbe stato.
Uomo integerrimo, l’unico in tutta Recanati a non sostare sul balcone al passaggio di Napoleone, gesto eversivo che in realtà significava una destra ancora aristocratica, mentre il già citato Vate, Gabriele D’Annunzio, fu più un avanguardista, il "poeta soldato" che un uomo di destra.
La sinistra italiana oggi assomiglia sempre più a un film geniale di Ettore Scola, del 1980, “La Terrazza”, con Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Stefania Sandrelli, e molti altri, dove si mostra come gli intellettuali italiani di sinistra, dal giornalista, allo scrittore al politico, fossero presenti sempre alle stesse cene, nel cuore di Roma. Stando politicamente dalla parte giusta litigavano ferocemente; facevano pace dopo un solo giorno; si innamoravano delle ragazze e delle mogli degli altri, in un baccanale triste e malinconico.
Il conservatorismo può essere uno dei temi portanti delle idee della destra, eppure si può essere di destra anche senza essere conservatori. La verità è che la destra che oggi vince alle elezioni ha in sé molte contraddizioni; ma la sinistra è ferma, rigida, un filo mortuaria.
In merito ancora al conservatorismo, Giubilei fa questa riflessione:
Il conservatorismo non è una ideologia, è più uno stato d’animo, un modo di essere, se vogliamo. Il suo principio cardine è l’esistenza di uno stato di natura immutabile a cui ispirarsi.
La definizione perfetta è quella di Giuseppe Prezzolini:
Nuove idee ispirate a principi permanenti. Il conservatore non è un reazionario, quindi ma al tempo stesso è chiuso all’innovazione.
Chi scrive è piuttosto lontano da queste idee riprese da Francesco Giubilei nel saggio Gli intellettuali di destra e l’organizzazione della cultura, ma al contempo ne è affascinato (uno scrittore di sinistra una volta mi disse che avevo fatto una scelta comoda a scrivere en passant di romanzetti e di gialli senza nemmeno citare uno dei mille libri a favore o contro il marxismo).
Ma poi se da questo passo di Giubilei, si arriva alla sacralità della famiglia, che è costituita solamente da una moglie e un marito e un figlio voluto o da figli voluti, dove è accettata solo la scelta eteronormativa e l’identità di genere è come una gabbia, dove l’estrema libertà diventa andare contro i principi della natura, chi scrive allora ne è quasi scandalizzato.
Molto meno quando tra gli aspetti valoriali, per i conservatori, ci sono le radici cristiane e in Italia la fede cattolica. Non fosse altro perché essere aconfessionali e conservatori si può, basti pensare a Benedetto Croce, più liberale che conservatore che scrisse nel saggio Perché non possiamo non dirci cristiani (Laterza, 1944) della centralità del Cattolicesimo nella formazione dell’identità italiana, più come un dato culturale che religioso.
Poi c’è l’anarco-conservatorismo di Ernst Jünger e, in Italia, di Indro Montanelli. Ma come se non bastasse c’è anche la destra rivoluzionaria conservatrice, nata in Germania, arrivata in Italia con il movimento di Strapaese e i suoi fondatori furono Mino Maccari, Leo Longanesi e Curzio Malaparte.
Sicuramente la caduta del Muro di Berlino, per Veneziani, ha un effetto deflagrante sulle ideologie. Dove prima la non militanza della cultura di destra, la non appartenenza, la non politicità, l’isolamento ora diventa cultura di destra opposta alla cultura militante e ideologica di segno gauchiste militante. Ecco la cultura di destra non sarà una contro egemonia, non fosse altro, perché per gli intellettuali di sinistra, nulla è cambiato.
Per Veneziani la sinistra italiana ha favorito la crescita di una destra incolta non presentabile e che lo sarà ora dopo il 1989 ma perché alcuni esponenti di sinistra si sono staccati dal marxismo ammaccato. La morale sembrerebbe che solo gli ex di sinistra ti danno la patente di dignità come dice Giubilei agli "aborigeni" di destra.
Paradossalmente il periodo fascista con a capo Benito Mussolini fece crollare la voglia di scrivere di nuova destra. Malaparte addirittura si avvicinò al partito Comunista, uomo contraddittorio, odiato da molti anche per i suoi libri.
Ora bisogna capire quanto la cultura di destra si distacchi dai governi di centro destra. Una legge non vista di buon occhio dovrebbe portare sconcerto, non solo nella sinistra. Sennò sarà inutile tutto questo sforzo per affrancarsi dall’unica cultura italiana ancora prevalente: la cultura di sinistra.
Il problema per Giubilei è che alcuni degli intellettuali di destra hanno perso qualsiasi valore morale e di condotta, sono cancellati e superati da un appiattimento culturale che Pasolini avrebbe chiamato “omologazione”.
Se gli intellettuali di sinistra reggono è perché hanno riviste a loro nome sempre meno lette, ma hanno attecchito nella scuola superiore e universitaria.
Ma è proprio il termine "intellettuale" che in tempi di internet e di cancel culture ha perso qualsiasi mordente e non significa più nulla.
Gli intellettuali di destra e l’organizzazione della cultura
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