Ho immensamente voluto
- Autore: Gabriele Barbati
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2020
Si stenta a credere da così lontano, come siamo noi occidentali rispetto alla realtà della Cina, quello che avviene in quel paese, la Repubblica Popolare cinese, con un partito comunista al governo dalla metà del secolo scorso, con una censura capillare malgrado siamo ormai nell’epoca della globalizzazione e della rete che non ha confini geografici. Eppure, il giornalista romano Gabriele Barbati, da oltre quindici anni in giro per le capitali del modo tra cui Pechino, dove ha vissuto a lungo, prova attraverso la forma del romanzo a raccontare una vicenda quasi simbolica, quella dell’oppositore al regime autocratico Hu Jia, un giovane uomo pieno di ideali, intenzionato a combattere con tutte le sue energie la tirannia che impedisce al suo paese una piena democrazia, il rispetto dei diritti fondamentali, sostanzialmente la libertà di pensiero che pure la costituzione cinese dovrebbe rispettare.
Nella prima parte di Ho immensamente voluto (Funambolo, 2020) incontriamo la voce narrante della vicenda, Zeng Jinyan, una ragazza laureata in economia aziendale, colta, raffinata, che si batte come volontaria per una comunità investita dall’epidemia dell’HIV, contratto da intere comunità che vendono il proprio sangue per sopravvivere. I due ragazzi, che hanno gli stessi ideali e militano coraggiosamente perché cambino le cose nel paese che amano, finiscono per piacersi, per sposarsi, per lavorare convinti che le imminenti Olimpiadi del 2008 assegnate alla Cina riusciranno a portare cambiamenti sostanziali nella società, convincendo i politici a modificare il feroce regime poliziesco che si abbatte su ogni forma di dissidenza.
Non sarà così. Malgrado le somme colossali che il governo di Pechino profonde in impianti sportivi all’avanguardia, spettacoli pirotecnici, parate e ogni forma di sorprendenti eventi spettacolari, la condizione dei poveri, dei malati, dei dissidenti resta invariata, anzi peggiore. Ne fanno le spese i due protagonisti del romanzo, dapprima controllati da un sistema poliziesco onnipresente, pervasivo, opprimente e lesivo di ogni forma di privacy, poi addirittura tirannico: Hu Jia, malato di cirrosi, viene rapito una prima volta, tenuto in segregazione, minacciato, torturato perché si ravveda. Viene liberato, ma malgrado che i genitori, a loro tempo “rieducati”, lo spingano ad abbandonare i contatti con la stampa straniera e la stessa Zeng lo inviti alla moderazione, visto che lei è incinta, gli ideali e le convinzioni che non si possa abbandonare la battaglia per i diritti prevalgono. Verrà arrestato, condannato da un tribunale fortemente ideologizzato a una pena di oltre tre anni di carcere. Carcere duro, come si vede nel lungo racconto della moglie, rimasta sola, isolata da tutti, controllata a vista: non può comunicare, può andare a visitare Hu Jia con la piccola Qianci una volta al mese, dietro un vetro, alla presenza del secondino. L’uomo viene tenuto al freddo e all’umidità, con cibo scarso, privato dell’aria aperta, delle cure mediche che sono necessarie al peggioramento costante della sua grave patologia epatica. I tre anni sono eterni: Zeng Jinyan ne uscirà devastata, inaridita, incapace di seguire ancora l’uomo che pure ama nel percorso ideale ma troppo tortuoso che lui ha scelto con granitica convinzione.
Una storia vera, quella che Gabriele Barbati racconta con empatia per i suoi personaggi, con competenza nel descrivere i meandri intorno a cui si è arrotolato un regime che, pur avendo raggiunto un’economia avanzata che rivaleggia con quella degli Usa, si perde nella persecuzione dei suoi uomini migliori, incapace di comprendere il valore della giustizia, della libertà di pensiero. Un governo miope, teso solo all’autoconservazione di un potere cieco e violento. Un mondo dove la tecnologia è arrivata a grandissimi traguardi, ma che non può essere usata dalla classe colta che è costretta a emigrare altrove. La storia di Zeng, idealista, giovane, innamorata del suo uomo, di sua figlia, del suo paese, si scontra contro il muro violento della censura, della paura, della arroganza, dell’ignoranza dei primi rudimenti del vivere civile. Interessante il tentativo di creare per i piccoli una scuola montessoriana, che sottragga le nuove generazioni all’indottrinamento della scuola di stato, stupidamente autoritaria nei contenuti, priva di creatività e becera nella forma. Ho immensamente voluto è un libro coraggioso, capace di aprire un velo sulla nostra informazione superficiale e poco documentata su un intero continente blindato, così vicino e così lontano. Raccontando con profonda partecipazione ciò che il suo protagonista ha voluto, "immensamente".
Ho immensamente voluto
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