Ho sempre cercato tutto. Pier Vittorio Tondelli. L’uomo, la ricerca, le opere
- Autore: Antonio Spadaro
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2023
Gli inciampi, la marginalità, i sogni, le perdizioni, lo smarrimento di un microcosmo giovane-provinciale sono stati i temi di Pier Vittorio Tondelli, a Correggio detto “Vicky” (1955-1991), narratore nell’età di transito e più emblematica della nazione. Per intendere appieno i sotto-testi ulteriori delle sue opere bisognerebbe forse partire proprio da qui: da un’Italia transitata (male) dal collettivismo impegnato degli anni Settanta all’edonismo individualista degli Ottanta.
Maledetti siano questi ultimi, da qui alla fine (prossima) dei tempi sociali.
Per dirla con parole tondelliane:
Gli anni ottanta sono stati il decennio del rampantismo, dell’individualismo (…) gli anni dei guadagni veloci di Borsa, dell’ossessione pubblicitaria, del made in Italy, del trionfo dell’immagine sui contenuti, delle apparenze e delle forme sulla sostanza? Se pensiamo al decennio appena trascorso saranno solamente le figure di yuppie e paninari, quiz televisivi e sfilate di moda a occupare la nostra immaginazione? Saranno stati solamente gli anni dei pensieri deboli e dei fisici robustissimi di Rambo e Schwarzenegger?
Dal dittico saggistico dedicato alla narrazione ironica-funerea del post-modernismo (Un week-end post moderno e Abbandono) si direbbe di sì. Tramandato a futura memoria come “giovane” espressione narrativa del post-modernismo, Pier Vittorio Tondelli ne è stato per paradosso l’estensore più efficace della vacuità, dell’essere postmodernamente nulla sotto la patina rutilante dell’apparire gioiosi-giocosi, ebbri, cazzuti, ricchi, vincenti, fine e a se stessi. Se è vero che Tondelli non perde(va) occasione di sottolineare anche questo:
Tutto questo travestirsi e decorarsi e addobbarsi lo sento fastidioso e assolutamente non comunicante. Tutta questa carnevalata malinconica e disperante (…) mi ha dato una sensazione nauseante, quasi da stadio-terminale. Per questo credo ormai che il look più significante sia quello invisibile, che l’emozione maggiore ce la diano – a livello di immagine – giovani “normali”.
“Normali” ancorché libertini, normali persino nel libertinaggio, mi viene da scrivere, parafrasando l’esordio narrativo tondelliano (Altri libertini), tacciato di blasfemia, ma sotto sotto raccolta di racconti sullo smarrimento ideale e il senso dell’attesa generazionale (droga, denaro, svolte, amore semmai). L’aspetto nodale sfuggito alla miopia dei censori di allora riguarda la vocazione rock di Pier Vittorio Tondelli, vocazione convertita in forma letteraria che suona come eco fedele di parlato, slang giovanile e bestemmie comprese. Anche il successivo Pao Pao lo conferma, andando aldilà di ciò che si legge in superficie: un romanzo sulla ricerca di senso in un contesto deprivato di senso come quello militare (ai tempi della leva obbligatoria, il P.A.O. era il servizio di picchetto armato).
Come scrive Antonio Spadaro, autore di un saggio-summa (il saggio definitivo) sulla vita e le opere di Tondelli Ho sempre cercato tutto. Pier Vittorio Tondelli. L’uomo, la ricerca, le opere (Bompiani, 2023):
La scrittura tondelliana di “Altri libertini”, più che scrittura personale, è scrittura ‘corale’, collettiva, voce ed eco di una generazione o di un ‘branco’. La scrittura arroventata e anarchica di Céline, con le sue riscritture del parlato, le grottesche onomatopee, le ripetizioni, costituisce un modello che si fa esplicito, fra l’altro, mediante i continui asmatici puntini di sospensione nel racconto ‘La casa!…la casa!...’, uscito il 9 maggio 1981, quattro mesi dopo Altri libertini".
Tra teorie e prassi, l’impegno letterario di Pier Vittorio Tondelli, espresso per articoli, saggi, racconti, pièce teatrali, è stato copioso, culturalmente e antropologicamente onnidirezionale: il saggio di Spadaro gli fa il paio affrontando l’autore sotto ogni aspetto – e senso – del suo scrivere coincidente col suo vivere. Muovendo dalle analisi approfondite dei suoi primi testi – Altri libertini, Pao Pao, fra questi – il saggio affronta il “secondo” Tondelli, che è il Tondelli di Rimini, il romanzo lungo bollato dalla critica, di L’abbandono (raccolta di articoli e saggi ad ampio raggio, sulla scia di Un weekend postmoderno) e dell’epistolare Biglietti agli amici – per approdare all’acme della produzione tondelliana; cioè alla fase riflessiva e, se possibile, ulteriormente privata di Camere separate, dove la vita (la morte, l’amore, la malattia) si avvinghia indissolubilmente alla scrittura.
Quasi “un esame di coscienza” scaturito dal dolore per la malattia e la morte del compagno.
A corredo, più ancora che filologico, indicativo del sentire tondelliano, inspessiscono il volume numerosi stralci pubblicistici dello scrittore e, in appendice, le note appuntate a margine sulle pagine dei libri che hanno concorso alla sua formazione. Umana e autoriale. Coincidente in una prosa felicemente contraddittoria. Intima e collettiva.
Musicale, riflessiva, vitale. Soprattutto sincera.
Ho sempre cercato tutto: Pier Vittorio Tondelli. L'uomo, la ricerca, le opere
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